Capitolo 39

5.9K 301 7
                                    

Nick

"Lisa, vieni subito qui e metti le scarpe."
"No!"
Sbaglio o i bambini più corrono e giocano e più si stancano?
E allora perché mia figlia continua a correre da tre ore filate nemmeno le avessi fatto il pieno di carburante?

"Lisa, sta per arrivare la mamma. Non volevi andare a prendere il gelato?"
"No! Qui, qui, papà." Dice indicando il pavimento. "Dai, amore, fai la brava bambina. Guarda che se ti prendo..." Inizio a rincorrerla per tutto il salotto facendo quei versi incomprensibili che a lei piacciono tanto.

"Grrr...ti prendoooo." Sentirla ridere è la cura migliore che possa esistere.
Dopo tutto quello che è successo, Lisa sta riportando nella mia vita la...felicità, quella che pensavo mi avesse abbandonato per sempre.
"Mamma!" Urla non appena sente suonare il campanello. "Dio, Lisa. Mi hai fatto diventare sordo. Andiamo ad aprire alla mamma, vieni?"

Allargo le braccia e lei mi corre incontro per salire in braccio. Il campanello suona di nuovo.
"Arriviamo!" Urlo. "Tua madre non conosce proprio il vocabolo 'attendere', non è vero?" Sorride.
"Ecc..." Le parole restano intrappolate nella mia gola. Se è un sogno non voglio più essere svegliato. "No mamma, papà." Dice Lisa mentre cerca di scendere per poter ritornare a giocare. No, non è la mamma Lisa.

La metto a terra e la lascio libera di correre. "Stai attenta!" Esclamo, ma ormai lei è già sparita in camera sua. Riporto la mia attenzione sulla ragazza che ho difronte, e mi sento uno stupido quando sento uscire dalla mia bocca solo un misero: "Ciao."

"Ciao Nick." Sussurra. Il suono della sua voce è pura poesia, una dolce melodia che riaccende tutti i miei sensi. È tornata al suo colore naturale di capelli e noto anche che ha riacquistato qualche chilo.
Dio, quanto sei bella.
"Posso...?" Esita a chiedermi. "Sì. Si certo. Scusa. Entra."

Lisa le va incontro e la scruta con interesse. "Ciao." Dice. "Ciao Lisa. Come stai? Ma lo sai che sei davvero una bimba bellissima?" Lisa risponde con una linguaccia e poi se ne ritorna in camera.
"Scusala, ma è una vera peste." Dico mortificato. "Avete gli stessi occhi." Commenta lasciandomi a bocca asciutta.

Cazzo Nick. Ripigliati. "Sei qui a Boston da sola?" Da come reagisce deduco abbia intuito il vero senso della mia domanda. "No. Sono qui con Sarah. Lei ora è in giro chissà dove a fare shopping, mentre io sono qui...da te. Ho chiesto il tuo indirizzo a Ester, avrei dovuto chiederlo a te, ma temevo non mi avresti risposto."

"Perché non avrei dovuto risponderti?"
"Non fare finta di niente Nick", evidenzia, "l'ultima volta che ci siamo visti ti ho detto delle cose spregevoli. Hai tutto il diritto di odiarmi o disprezzarmi." Peccato che io non riesca ad odiarti nemmeno se lo volessi.

"Non ti ho mai disprezzato Skyler." Mormoro. Cristo, perché ora mi sembra così difficile poterle parlare a cuore aperto? "Vieni. Sediamoci in divano. Vuoi darmi il cappotto?" Gli scappa un piccolo urlo: "No!" Aggrotto la fronte. "Sto...sto bene così. Grazie." Farfuglia.

"Oh, okay. Come vuoi. Vuoi qualcosa da bere?" Fa cenno di no con la testa. Cosa le prende? "Com'è essere padre?" Domanda di punto in bianco fissandomi dritto negli occhi. Non  batte ciglio e credo trattenga addirittura il respiro. "È...è fantastico, però è un impegno a 360 gradi. L'hai vista, no? Non sta ferma un attimo, le sue pile non si scaricano mai. Per fortuna è una sola."

"Perché? Se avessi un altro bambino che differenza farebbe?" Sta tremando o sbaglio?
Skyler, cosa ti prende?
"Amo i bambini, ma lei é un vulcano, è fin troppo impegnativa. Figuriamoci se"
"Papà? Papà? Papà?" Ecco, appunto.
"Scusami un attimo. Tu siediti intanto. Arrivo subito." Non risponde.

Con Gli Occhi dell'Amore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora