Dylan
Anche se sono passati due anni Mrs. Brown è sempre la stessa arzilla vecchietta di un tempo. I suoi capelli, un tempo biondi, sono raccolti con un elegante fermaglio nero e che io ricordi il filo di perle che indossa abbinato agli orecchini è lo stesso di sempre. Porta un elegante tailleur nero che sprigiona nell'aria un delicato profumo di lavanda e noto con piacere che in fatto di tecnologia sembra essere più all'avanguardia di me. "Computer nuovo, Kate?" Le si illuminano addirittura gli occhi. "È il mio nuovo gioiellino. Bello, non è vero, Dylan? Pensavo fosse più complicato da usare, e invece sembra quasi un giocattolo." Risponde. "Oh, beh. Io e i computer abbiamo un rapporto di odio e amore. Preferisco i metodi antichi: carta e penna." Sorride. "Come sei antiquato Dylan. Non cambierai mai. Mr. Bass può riceverti. Prego, accomodati pure."
"Grazie, Kate. Semmai prenderò un computer nuovo chiederò consiglio a te." Le strizzo l'occhio ed entro nello studio del mio amico Frank Bass.
"Dylan, qual buon vento ti porta da queste parti? Prego, siediti." Mi tende la mano e io ricambio il saluto prima di mettermi a sedere. "Quanto tempo è passato? Due anni forse?" Domanda. "Quasi. L'ultima volta che ci siamo visti era al funerale di Rose." Una volta pronunciare quelle parole mi avrebbe distrutto, sia dentro che fuori, oggi invece, grazie soprattutto al lavoro che faccio, sono in grado di controllare quasi tutto. "Oh. Hai ragione. Mi dispiace Dylan. So che non dev'essere stato facile superare quel momento, ma ti trovo bene. Sei in gran forma. Cosa posso fare per te? Dimmi tutto."
"Ho bisogno di un consiglio Frank. Riguarda una mia paziente, anche se dovrei dire ex perché non è più in terapia." Posa la sua Montblanc a fianco dell'agenda e si mette comodo sulla poltrona. "Parla. Ti ascolto." Dice.
"È stata in terapia con me per un anno. Non posso parlarti dei dettagli, lo sai meglio di me che vige il segreto professionale. Potrà sembrarti strano, ma ora la sua vita è ancora più incasinata di prima. Il nostro lavoro di un anno è andato a fanculo nel giro di dieci minuti e in parte io ne sono responsabile. Cazzo Frank, le ho servito la catastrofe su un piatto d'argento e ora lei ha bisogno di qualcuno che le stia accanto; ha chiesto il mio aiuto, ma senza i cinquanta minuti di psicoanalisi una volta a settimana. Vuole un amico sul quale poter contare e io non so davvero che fare." Mi guarda accennando un sorriso. Devo sembrargli proprio ridicolo. "Ti ho mai detto come ci siamo conosciuti io Loren?" Non so cosa centri, ma rispondo ugualmente facendo cenno di no con la testa. "La prima volta che la vidi fu ad una festa. All'epoca io avevo trent'anni e lei appena diciotto. Era la creatura più bella che avessi mai visto in vita mia. Il suo sorriso contagiava chiunque le stesse attorno e aveva un gran voglia di vivere, come del resto quasi tutti i ragazzi di quell'età. Avevo appena avviato il mio studio e molta gente mi conosceva grazie al buon nome di famiglia. D'altronde è e sarà sempre così, per tutti. Un giorno la vidi entrare da quella porta e io da buon stupido che ero credetti fosse venuta da me dopo avermi cercato per mari e monti, ma lei a stento sapeva il mio nome solo perché era inciso fuori dalla porta. In realtà venne perché aveva bisogno di aiuto. Qualcuno riuscì a toglierle il sorriso dalla bocca e a farle credere che la sua vita non era altro che un secchio pieno di spazzatura. La aiutai. Certo che lo feci. Ma più le settimane passavano e più io sentivo il bisogno costante di rivedere in lei la ragazza di un tempo. Venne qui due volte a settimana per oltre due anni. Durante l'ultima seduta mi disse che nell'ultimo periodo riusciva a ridere solo il martedì e il venerdì. Dalle 15 alle 16, un attimo prima di entrare e un attimo prima di uscire da questa stanza. Da quel giorno fino ad oggi io l'ho sempre vista ridere Dylan. È la medre dei miei figli e la moglie che ho sempre sognato al mio fianco. Se pensi che questa ragazza meriti il tuo aiuto, daglielo. Tutti abbiamo bisogno di un amico su cui contare." Restai senza parole e riuscii a mormorare solo uno stupidissimo grazie.
"La prossima settimana dovrò andare nel Massachusetts. Un caro amico mi ha invitato ad evento a cui non posso non partecipare. Perché non vieni anche tu? Verrà anche Loren, sarà un po come hai vecchi tempi con tuo padre. Ti portava sempre quand'eri ragazzino. Ricordi?" E come potrei dimenticare? "Sì. Mi ricordo tutto Frank. Venivo solo perché c'era un buffet ricolmo di prelibatezze, ma non lo dire a mio padre." Scoppiamo a ridere. "Ti faccio sapere Frank. Se posso verrò volentieri. Ora devo andare. Grazie di tutto. Sei un vero amico." Mi alzo dalla poltrona e ci salutiamo con un'altra stretta di mano. Questa volta più forte. Più vera. "Quando vuoi Nick. Aspetto una tua chiamata. Ah, dimenticavo. Se ti fa piacere puoi portare con te un'amica. Giusto per fare due chiacchiere in più." Dice. Inevitabilmente sorrido.
"Ricevuto Frank. Passo e chiudo."Skyler
Oggi pomeriggio al Wallas è riapparso Matt. Ho fatto finta di niente, l'ho completamente ignorato, ma lui a quanto pare ha la testa più dura del cemento armato e così si è beccato un calcio sulle palle da Olivia.
"Se l'è guadagnato senza troppi complimenti." Questa è stata la sua risposta quando Kevin è apparso dall'ufficio sentendo le urla di Matt.
"Se ti rivedo mettere piede qua dentro ti faccio sputare i denti ad uno ad uno, stronzo. Poi vediamo che bel sorriso del cazzo avrai in televisione." Direi che Kevin è stato: chiaro, semplice (più o meno) e conciso. Beh, almeno sono sicura che Matt non oserà più entrare qui dentro.
"Skyler andresti a prendere il cartone del latte? È finito." La voce di Olivia è attutita da qualcosa. Ma che..."Cosa stai facendo Olivia?" È a terra sul bancone a carponi che cerca di uscire da dentro il frigo. "Ahi! Merda." Cerco di trattenermi dal ridere, ma è troppo divertente. "Cercavo il latte. Che male." Dice massaggiandosi la testa. "È serve entrare dentro il frigo?" Chiedo. "Oh, che palle! Questo coso non fa molta luce e credevo ci fosse una qualche bottiglia rintanata nell'angolo."
"Non cambierai mai Olivia. Vado a prendere il latte, tu tampona la tua zucca matta con un po di ghiaccio."
"Ah ah ah. Sei sempre molto simpatica Skyler." Dice beffarda.
Prima di andare in magazzino passo per il mio armadietto e do un'occhiata al telefonino. Ultimamente lo faccio spesso, ma la mia è più che altro un un'illusione. Credo sempre di trovare un suo messaggio, uno dei tanti che mi mandava quando non eravamo insieme. Trovo una chiamata persa di mia mamma e un messaggio di Dylan.Ti va una passeggiata?
Sorrido e rispondo subito.
Sono a lavoro. Oggi ho il turno pomeridiano. Finisco alle 10.
Il massaggio risale a più di mezz'ora fa, spero risponda velocemente altrimenti Olivia penserà che sia andata a prendere il latte direttamente dalla stalla. Il telefonino segna un nuovo messaggio in entrata. È lui.
Ti va una passeggiata al chiaro di luna?
"Che matto."
Volentieri. Dove ci troviamo?
Ti aspetto fuori dal Wallas. Intanto mi farò tentare dalla vetrina del Cake Shop.
Starò facendo la cosa giusta?
Starà facendo davvero la cosa giusta la nostra Sky? Se ci va votate e commentate 😊😊😊
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Con Gli Occhi dell'Amore
ChickLitE se a vent'anni vi portassero via una parte del vostro cuore? Riuscireste a sopravvivere? Skyler non ha mai chiesto nulla dalla vita, per lei è sempre stata perfetta così com'era. Una famiglia amorevole, un lavoro come cameriera del Wallas, un chih...