Capitolo speciale

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Steve

Mi sono precipitato a Seattle perché a quanto pare c'è un valido candidato in grado di prendere il posto di quel miserabile di Jack, ma dato che è in ritardo di oltre venti minuti parte già col piede sbagliato. Odio le persone che non rispettano la puntualità. Fanno perdere a me tempo prezioso e non capiscono che alla fine dei giochi quelli che ci rimettono solo esclusivamente loro.

'Jenny, quando arriva Diaz fallo accomodare direttamente.'
'È appena arrivato Mr Parker. Tra qualche minuto sarà nel suo ufficio.'
'Bene. Grazie.'

Mentre aspetto do una ripassata veloce ai documenti che mi ha inviato Mark ieri sera.
Carlos Diaz, nato a Buffalo il 17 Gennaio 1975, residente a New York.
Celibe. Senza figli. Laureato a Yale con il massimo dei voti.
Dal 2008 al 2013 ha lavorato per Nathan Cooper alla...

"Avanti." Dico non appena sento bussare alla porta.
Diaz entra e avanza verso di me con passo lento, ma sicuro. Non è proprio il tipo di persona che mi aspettavo, a prima vista sembra più un malavitoso che un businessman.

Porta un completo nero che è in perfetto pendant con occhi e capelli dello stesso colore. Il suo sguardo è freddo, privo di calore e simpatia. Sembrerebbe quasi che mi odi ancor prima di conoscermi.
"Mr Parker. Piacere: Carlos Diaz." Mentre stringo la sua mano avverto un forte senso di ostilità e disprezzo. Non si preoccupa nemmeno di chiedermi scusa per il suo ritardo, incredibile.
Quest'uomo non mi piace.

"Prego. Si sieda." Esegue senza rispondere. Appoggia la ventiquattore a terra e aspetta che sia io il primo a parlare. Mi sembra giusto. "Dunque. Carter mi ha parlato molto bene di lei. Uso le sue parole: 'se te lo fai scappare te ne pentitai Steve.' Ho sempre avuto una gran fiducia nei miei collaboratori Mr Diaz, ma i  due di picche li ho presi anch'io." Alza gli angoli della bocca, come per nasconde un sorriso inopportuno.

"Ho letto e riletto le sue referenze, e da quel punto di vista non ho nulla da ridire. Ha lavorato per la società di Nathan Cooper svariati anni come amministratore delegato, può dirmi perché di punto in bianco ha decido di licenziarsi?"

Non sembra entusiasta di rispondere alla domanda. Pensava di venir qui, una stretta di mano e okay il posto è suo? Ridicolo.
"Non amo parlare della Cooper Enterprises, ma se ci tiene a saperlo, l'accontento." Risponde seccato.

"Nathan Cooper non ha fiuto per gli affari. Nel 2010 lo avevo convinto ad acquistare la Master, ma quando arrivò il momento di firmare alzò le mani. Disse che di lì a poco sarebbe fallita, che era inutile spendere milioni per una società che non traeva alcun benefit. Ad oggi le dico che la Master ha un fatturato di oltre tre miliardi di dollari e la Cooper Enterprises sta per chiudere i battenti. Le basta o continuo?"

Diaz, Diaz. Non sfidarmi.
"Quindi lei ritiene di avere fiuto per gli affari Mr Diaz?"
"Grazie a me Cooper è apposto per il resto dei suoi giorni. Poco gli importa se la sua azienda sta andando in frantumi. Ha tanti di quei soldi da non saperne che fare."
"Grazie a lei." Ripeto. "Non crede di essere un pò troppo ambizioso?"

Alza un sopracciglio, contrariato dalla mia domanda.
"Mi metta alla prova. Siamo qui per questo Mr Parker, o sbaglio?" Dice.
"Ha fretta di andarsene Diaz?"
"Certo che no. Se vuole possiamo stare qui tutto il giorno, le racconto come concludo i miei affari, quali sono le parole giuste da usare con gli 'ossi duri' e come far fruttare i soldi senza ingannare nessuno", mi guarda fisso negli occhi, "perche mi creda, prima o poi la verità viene a galla Mr Parker."

Perché ho come l'impressione che si riferisca al sottoscritto?
"Perché dovrei scegliere lei?" Vediamo come se la cava adesso. Prende la ventiquattore e dopo averla aperta ne estrae alcuni documenti.
"Lei mi fa entrare nel suo mondo e io nel mio." Dichiara.

"Ho puntato gli occhi sulla SPARKS. È  un'azienda che si occupa principalmente di materiale ecosostenibile. Non è molto conosciuta, ha bisogno di espandersi e io ho in mente qualche progetto che ci farebbe guadagnare un bel po di milioni." Mi passa i documenti.

"È tutto scritto li." Continua. "Amo rischiare Mr Parker. Mettermi alla prova e stupire gli altri. In mano ha un contratto che vale un capitale. Se firma io entrerò a far parte della sua squadra garentendole il massimo della serietà", appoggia la schiena sulla poltrona e accavalla le gambe, "e le assicuro che da qui ad un mese il suo incremento sarà superiore a quello annuale." Mi scappa una risata.

"Vorrà scherzare? Ha la vaga idea di quanti soldi guadagno in un anno?" Domando. La sua espressione cambia radicalmente. "Le sembro il tipo che ama scherzare?" Il suo sguardo Incute terrore. Non mi era mai capitata una cosa del genere prima d'ora.

Faccio un respiro profondo. "Mr Diaz non posso firmare così su due piedi. Devo leggere tutte le clausole e parlarne col mio avvocato." Lo vedo in procinto di alzarsi. "Bè, in questo caso" Lo interrompo. "Se ne sta andando?" Chiedo allibito.

"Mi avevano detto che lei era un uomo con le palle a cui piace il brivido del rischio, proprio come a me, ma a quanto pare devo aver capito male. Posso riavere quei documenti?" Allunga la mano e aspetta la mia prossima mossa.

"Sì sìeda. Non abbiamo finito." Ho attirato di nuovo la sua attenzione.
"Firmo, ma ad una condizione."
"E quale sarebbe?"
"Se in due mesi lei non mantiene la parola data, mi cederà tutte le sue quote della SPARKS e uscirà da quella porta senza farsi più rivedere." Un sorriso compare su quelle labbra di pietra.

"Non si preoccupi, magari sarà lei quello che uscirà dalla porta, chi lo sa." Dice sarcastico. "Diaz. Stia attento a quello che dice. Stiamo per diventare soci, non amici." Prendo la penna e firmo sui punti da lui indicati.

"Bene. Domani in mattinata troverà pronto il suo contratto. Passi quando vuole, mi trova qui." Mette via i documenti e invece di alzarsi e andarsene incrocia le mani sopra la scrivania e mi punta un'occhiata di quelle letali. "Non credo ce ne sia bisogno Parker." Il suo tono di voce e il suo modo di parlare sono cambiati.

"Cosa vuol dire?" Chiedo sconcertato. Sogghigna. "Vuol dire che non c'è bisogno che io passi a firmare nessun contratto. Vuol dire che lei domattina se ne torna dritto a Boston e si gode una lunga e meritata vacanza." Dice. E non sembra scherzare.
"Cosa sta dicendo Diaz?"

"Dico che lei ha appena firmato la sua condanna a morte. Anni e anni di esperienza non le hanno insegnato che non ci deve mai fidare del primo che incontra? Lei ha appena ceduto la Parker Industries Group." Sento un soffio al cuore. "Questo vale più di un due di picche. Si è fregato, con le sue stesse mani."

"Non ci credo. Lei si sta prendendo gioco di me." Dico alzando la voce.
Mette una mano dentro la giacca e ne estrae una pistola. D'istinto mi allontano facendo scorrere la poltrona all'indietro. "Le ho già detto prima che non stavo scherzando. Non mi costringa ad usarla, non vorrei arrivare a tanto."

"Chi la manda?" Perché è chiaro che dietro tutto questo c'è qualcuno che vuole vedermi morto. "Davvero non ha ancora capito chi è l'artefice?" Guardo il telefono sopra la scrivania, ma lui sembra leggermi nel pensiero. "Non si sprechi a chiamare la polizia, è tempo perso. Lei ora è a tutti gli effetti un nullafacente. Non ha più potere su nulla. Le resta solo la sua casa a Boston." Riflette un attimo.

"E anche la Mercedes ora che ci penso bene. Il resto è tutto nella mani di"
"Di chi?" Urlo. "Chi ha osato fare una cosa del genere?" Ho il sangue al cervello. Chiunque sia me la pagherà cara. Molto cara.
"Suo figlio." Conclude. Apro la bocca, ma non riesco più a parlare.
Nick. Maledizione!

"Domani la chiamerà il legale di suo figlio, che guarda caso è anche il suo, e le metterà ben in chiaro la situazione. Io il mio lavoro l'ho fatto e se lo lasci dire: lei è proprio una grandissima testa di cazzo."

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