The sound of silence (4° parte)

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Skyler

Fa male. Fa un male atroce. "Basta!" Stringo la mano di mia mamma, sempre più forte. Ho persino paura di farle male, ma lei non si lamenta e gliene sono grata. "Bambina mia. Resisti. Tra poco abbraccerai il tuo bambino e"

"Fa male mamma. Fallo smettere, ti prego." Imploro. "Ma non potete darle qualcosa per attenuare il dolore? Non vede che sta male?" Mia mamma si rivolge all'ostetrica dai capelli ramati con un atteggiamento e un tono di voce deciso.

"Mi dispiace signora, ma ormai è troppo tardi. Il travaglio di sua figlia è già a buon punto, non avrebbe senso."
"Non avrebbe senso? Vorrà scherzare spero?" È una furia. "Mamma, lascia stare." Lancio un grido di dolore. Ho la fronte imperlata di sudore e il respiro irregolare.

"Voglio Nick mamma. Ho bisogno di lui." Le contrazioni stanno aumentando e non riesco più a tenere il conto dei minuti, o dovrei dire secondi, che passano tra una e l'altra. "Ci siamo quasi Skyler, ma devi cercare di stare calma e respirare nel modo giusto." Ripete Giuly, l'ostetrica.

Ho un forte istinto di prenderla a cazzotti in faccia se non la smette di dare ordini. Sta ripetendo le stesse cose da quanto? Un ora, due, tre? Non lo so. Non so niente. Non so neppure che ora siano e da quanto tempo va avanti questa tortura. Lascio libero sfogo alla mia gola, che ormai non ne può più di strillare, ma non posso farne a meno.

Sono stanca, sfinita. Non sento più le gambe e ho un forte senso di nausea. Nick, dove sei? "Devi iniziare a spingere Skyler, il tuo bambino vuole uscire."
"Non ce la faccio...non posso. Nick!" Urlo. Giuly guarda mia mamma currugando le sopracciglia e lasciandosi scappare una richiesta di aiuto nei miei confronti.

"Chiami questo Nick, no? Cosa sta aspettando?"
"Skyler, amore mio", percepisco tutto lo struggimento nella voce di mia madre, "ti prometto che quando sarà nato il bambino ti porterò da Nick." Una stilla riga il suo viso, così come lacrime di sangue solcano il mio cuore affogando la mia anima.

E tutto ciò che mi rimane è il suono del silenzio, quello in cui sono abissata due anni fa, lo stesso in cui ho paura di imbattermi, di nuovo.

Dylan

Mi sono unito a Carl nel marciare avanti e indietro fuori dalla sua stanza. Solo ora riesco a capire il vero senso di questo suo continuo andirivieni. Ti aiuta a non pensare, a evitare di startene li, seduto su una qualsiasi sedia, e fasciarti la testa di domande continue e opprimenti.

La sento gridare. All'inizio erano solo dei piccoli urli strozzati, ma più il tempo passava inesorabile, più le sua voce perdeva il controllo e quegli accenti striminziti sono diventati veri e propri richiami di aiuto.

Quando sento il cigolio della porta mi arresto sul posto. Vedo uscire una Susan stravolta e barcollante. Carl le va incontro. "Allora? Come sta? Non è ancora nato?" Susan si limita a rispondere accennando un no con la testa.

"Non ce la faccio Carl. Continua a chiamare Nick e io non so più cosa doverle rispondere. È uno strazio." Carl si passa nervosamente le mani tra i capelli, esasperato. "Vuoi che entri io Susan? Cosa posso fare?"

"Non lo so Carl, non lo so. Sono dovuta uscire due minuti. Ecco, la senti?" Skyler ha ripreso ad urlare. "La mia bambina." Susan si lascia cullare tra le braccia del marito sfogandosi in un pianto struggente.

"Entro io." Mi rendo conto che la mia è una pretesa illegittima quindi mi affretto ad aggiungere un: "Se posso e...se può servire a qualcosa."
So benissimo che quello non è il mio posto, ma so anche che Skyler ha bisogno di qualcuno che le dia la forza necessaria per non arrendersi.

"Io...io non so se"
"Lascia che provi Susan. Forse in questo frangente è l'unica persona che può riuscire a calmarla." Interviene Carl. Susan abbassa spalle e sguardo, afflitta e sussurra un gracile: "Okay."

Prendo un respiro profondo, molto profondo e poi apro la porta. Skyler è distesa, con la schiena rialzata. Piccole gocce di sudore scendono sul suo viso per poi terminare la loro corsa sull'incavo del collo.

Con una mano stringe il lenzuolo e con l'altra fa pressione sulla maniglia del letto. "Tu devi essere Nick? Hai visto Skyler? È arrivato il nostro eroe."

L'ostetrica pensa che io sia Nick. Guardo Skyler, che non ribattere all'affermazione della ragazza dinnanzi a lei e io non posso far altro se non assecondarla. "Bè?! Che fai li impalato? C'è bisogno di te, forza ragazzo."

Prendo posto vicino a Skyler. I suoi occhi piangono senza versare lacrime. "Forza Skyler. Devi spingere. Delle spinte belle lunghe."
D'istinto le prendo la mano e la stringo alla mia. "Non ce la faccio." Mi sussurra.

"Sì che ce la fai. Credi in te stessa e tira fuori tutta la forza che hai dentro Skyler." Asciugo il sudore dalla sua fronte mentre lei stringe la mia mano e inizia a spingere.
"Brava Skyler. Spingi ancora. Uno, due, tre, quattro, cinque. Respira. Alla prossima contrazione un'altra spinta lunga."

L'ostetrica si affretta a premere il pulsante sopra la tastiera del letto poi ritorna alla sua postazione. "Forza Skyler. Spingi spingi spingi. Bravissima. Un bel respiro profondo e altra spinta. Dai che inizio a vedere la testa."

La porta della stanza si apre all'improvviso ed entrano un'altra ostetrica e un dottore. "Ci siamo quasi Dottore. Un altro paio di spinte e il bambino è nato."
"Basta. Non ce la faccio più." Mormora prima di emettere un ulteriore grido di dolore.

"Manca poco Skyler. Sei bravissima. Stringi la mia mano e spingi." Lei chiude gli occhi corrugando tutto il volto e inizia a spingere. L'ostetrica inizia nuovamente a contare e la sprona a resistere. "Forza forza Skyler. Dai che ci siamo."

Sento il mio cuore battere ad un ritmo frenetico e ormai ho completamente perso la sensibilità alla mano destra, ma chissenefrega. "Ancora un'ultima spinta. Dai dai dai..." La vedo prendere fiato e poi spingere ed urlare ancora, fino a quando non sento quelle parole: "Ecco la tua bambina Skyler. Congratulazioni."

Mi volto a guardarla, ed eccola lì: piccola e bellissima. Un forte vagito irrompe nella stanza e credo non ci sia cosa più bella al mondo. "È una bambina." Ripete Skyler e questa volta le lacrime iniziano a scenderle senza sosta, senza alcuna vergogna.

"Ecco la tua mamma piccolina. È davvero bellissima." Dice l'ostetrica rivolgendosi a Skyler. Le lascio la mano e ammiro la meravigliosa donna seduta vicino a me stringere per la prima volta tra le sue braccia il frutto di un amore immenso.

Skyler mi guarda e senza che io dica niente, quasi riuscisse a leggere nella mia mente dice: "Hope. Lei è la mia Hope." Per la prima volta mi lascio trasportare dalle emozioni. Dopo la morte di Rose non avevo più versato che una sola lacrima, ma ora non riesco a farne a meno. "È un nome bellissimo Skyler." Rispondo.

Lei mi sorride e conclude con un pizzico di ironia: "Grazie mio supereroe."

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