Capitolo 30

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Nick

Troppi e se nella testa. Non so più dove andare a sbattere. Ho appena finito di litigate con mio padre. Mi sono licenziato ancor prima che lui ammettesse di essere a conoscenza della loro presenza all'asta di beneficenza.

"Che schifo!" Con chi cazzo ho convissuto per venticinque anni della mia vita? Un uomo, o dovrei dire un padre, che complotta alle spalle del figlio per sabotare il suo futuro? 

Voglio la verità, perché a questo punto tutto quello che ho visto o che mi ha fatto credere di vedere, può essere vero come, e lo spero con tutto me stesso, falso. Non mi rimane che un'unica persona alla quale chiedere, la stessa che, sono certo, vorrebbe tanto prendermi a pugni: Dylan Jones.
"Arrivo." Urla da dentro la stanza. Quando apre la porta lo scenario non è esattamente quello che mi aspettavo. Cristo! È mezzo nudo. E se...

"Perché sei qui?" Chiede con fare minaccioso. "Posso entrare o disturbo? Dovrei parlarti."

Se mi dice di no vuol dire che lei è lì dentro, se mi dice no ugualmente allora c'è qualcosa di ben peggiore da dover nascondere.

"Entra." Ruggisce lasciandomi entrare. La porta del bagno è semiaperta. Butto un occhio, così come al letto, al pavimento, alla poltrona, a tutto, ma non trovo nessun indizio che mi ricollega a lei.

"Skyler non c'è come puoi ben vedere. Sei venuto qui per questo o per cosa Parker?" dice, mentre raccoglie la camicia per indossarla, ma senza abbottonarla. Meglio di niente.

"Sono qui perché voglio la verità."  mormoro. "Tu cosa?" Scoppia a ridere. "Vuoi la verità? E su cosa? Non ho nulla da nascore. Non sono io quello che ha preso in giro Skyler facendole credere di essere una persona che non sono. Forse dovresti farti un bel esame di coscienza Nick, prima di venire qui e pretendere da me una verità che non esiste." Sentenzia.

"So che nell'ultimo periodo avete trascorso molto tempo assieme."  Dichiaro senza alcun timore. Sono qui per questo. "E come lo sai? Di certo non è venuta a raccontartelo lei di sua spontanea volontà."

"Lo so e basta. Tu non dovresti essere solo il suo psicanalista Jones? Da quando in qua il Dottore e la Paziente se ne vanno in giro per Seattle di notte o se ne stanno seduti in un bar a prendere un tè coi pasticcini?" dico tutto d'un fiato.

Si lascia cadere sulla poltrona, le braccia appoggiate alle ginocchia a fissare il pavimento. "Skyler mi ha chiesto aiuto qualche giorno dopo che è uscita dall'ospedale" ammette. "Cosa avrei dovuto fare? Cosa Nick?" Sbraita.

"Era terrorizzata, impaurita da se stessa. Lo sai cosa mi ha detto la prima volta che ha messo piede nel mio studio? Che avrebbe preferito essere tre metri sotto terra anziché ad una cazzo di seduta di psicoanalisi. Cercava un amico, una persona con la quale poter parlare proprio come faceva con", esita un breve istante, ma poi mi da il colpo di grazia. "con tuo fratello. Io non sarò mai quello che ha sempre cercato, TU non sarai mai quello che vuole che tu sia, forse è proprio questo che ancora deve capire." conclude.

Tutto gira al contrario di come dovrebbe andare. Quanti vorrei: vorrei cambiare il destino di quel bambino, vorrei di nuovo riabbracciare la donna che mi ha cresciuto, mia madre, e chiederle perché amore è l'equivalente di soffrire, vorrei sapere cosa si prova ad avere un fratello (il mio doveva essere davvero speciale) , vorrei ritornare a tre mesi fa e cambiare le regole del gioco, vorrei che capisse che ho sbagliato, ma che la amo ogni secondo, ogni minuto, ogni ora, ogni giorno sempre di più, vorrei lei, solo e immensamente Sky.

"Perché hai partecipato all'asta?"
"Perché l'hai messa all'asta?" Ribatte. "So tutto Nick. Tutto. Prepotentemente ti dico che so più cosa io di Skyler di quante ne sappiano i suoi genitori o addirittura Brian!" Esclama guardandomi dritti negli occhi.

"Con questo cosa vuoi dire?" Sogghigna. "Davvero non ci arrivi Parker? Strano, ti facevo più intelligente."

E io ti facevo meno stronzo

Qualcuno bussa alla porta. "Chi cazzo è adesso?" Dice mentre si alza dalla poltrona e si avvia verso la porta. "Posso entrare?"

Skyler?

"Veramente stavo andando a fare una doccia." Risponde lui. "Devo parlarti Dylan." Il suo tono di voce sembra quasi afflitto. Perché?

"Lo farai dopo, mi aspettano nella sala conferenze Skyler." La sta liquidando. Troppo in fretta. "Posso aspettare mentre fai la doccia, è successa una cosa e...quello che stava per accedere  prima"

"Skyler, ti prego, torna in camera tua."
"No!" Piomba nella camera come un tornado, e quando mi vede resta pietrificata.

"Cosa? Nick!" Sì volta verso Dylan. "Perché lui è qui? Perché non me lo hai detto subito?"

Porta un paio di jeans che sembrano essere di una o due taglie più grandi di lei, così come il maglione bianco, ha i capelli bagnati e il suo colorito non mi piace per niente.

"Sono venuto a parlare con il tuo nuovo amico." Sbotto. "Non fare il coglione Parker." Dylan di avvicina a Skyler, ma lei indietreggia andando a sbattere con le gambe contro il letto. Sta tremando.

"Cos'è successo prima?" Chiedo ad entrambi. "Nulla!" Sì affretta a rispondere Dylan. Guardo Skyler, che ha lo sguardo assente e sembra non aver udito la mia domanda.

"Skyler? Guardami. Cos'è successo prima?" Sì siede a bordo del letto e fa cenno di no con la testa strizzando gli occhi.

"Abbiamo passato la notte assieme." Sento un fitta al cuore. "No. Cosa stai dicendo Skyler?" Domanda Dylan in stato confusionale.

"Io e Dylan abbiamo fatto sesso", si alza dal letto e avanza verso di me, "scopato", lo dice guardandomi dritto negli occhi, "fatto l'amore. Contento adesso?" Il suo sguardo è pungente, cattivo. Non la riconosco più.

"Sparisci dalla mia vita Nick. Non ti amo. Forse non ti ho mai amato. Evidentemente avevo solo bisogno di un uomo che colmasse il vuoto per la perdita di tuo fratello. Ora...", ha la voce spezzata. "ora non mi servi più. Vattene!" Grida.

"Non ti credo, Skyler. Tu non pensi quello che hai detto. Cosa ti prende?" Ride. "Devo ripeterlo? È finita Nick, anzi, non è mai iniziata. Esci, io e Dylan abbiamo di meglio da fare." 

È accecata dalla rabbia mista al dolore. Aspetto che dica che è tutto uno scherzo, ma aspetto invano. Mi sento come schiacciato da un grosso macigno e nessuno può venire in mio soccorso. Non ho che una minima possibilità di sopravvivere. Sono morto. Lascio la stanza a testa bassa, come un cane bastonato. Lei non mi ferma, non lo ha mai fatto e mai lo farà.

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