Capitolo 10

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Damiano aveva passato la mattinata con Pierre. Il posto che avevano visto era molto bello, il lavoro era molto interessante, c'era da impegnarsi per pochi mesi stava valutando se accettare. Pierre era entusiasmato e sperava che lui accettasse. Non vedeva l'ora di lavorare di nuovo con il suo più caro amico, ma sapeva che Damiano era molto combattuto. Non doveva fare altro che aspettare senza mettergli pressione. Avevano qualche giorno di tempo prima di dare una risposta. Avevano pranzato insieme, Damiano sapeva che Rossella aveva la sua agenda ed era impaziente di vederla. Verso le 17 qualcuno bussò alla sua stanza. Lui si precipitò ad aprire pensando che fosse lei, ed apri la porta con il miglior sorriso che poteva fare, ma questo gli morì sul viso quando vide l'ultima persona che pensava di vedere, sbiancò non sapendo cosa fare.
<<Ciao, posso entrare?>>
E prima che potesse rispondere si spostò dalla porta per fargli spazio e chiuse la porta alle spalle.
La figura davanti a lui lo osservava con le lacrime agli occhi, anche lui studiava il suo aspetto, dieci anni erano passati dall'ultima volta che si erano visti , il tempo aveva cambiato entrambi, ma lui avrebbe riconosciuto quegli occhi grigi,ora contornati da rughe,anche se fossero passati cent'anni.
Non voleva essere maleducato, cerco di appellarsi a tutto il suo autocontrollo.
<<Che cosa sei venuta a fare ?>> sbottò lui.
<<Volevo vederti.>>allungò una mano per accarezzarlo, ma lui si scansò. Lei ritrasse la mano e una lacrima gli rigò il viso.
<<Bene ! Mi hai visto puoi andare .>> rispose lui sovraccarico di rancore.
<<Ti prego, sono qui per parlarti. Quanto tempo ancora dovrai odiarmi? Per quanto ancora dovrai logorarti nel rancore? Dieci anni possono bastare? Non credi!
Non mi hai permesso più di avvicinarmi a te.... Mi sono messa da parte senza insistere cercando di rispettare i tuoi sentimenti ma ora basta!!! >>disse in maniera composta Blanca Lopez la mamma di Damiano.
<<Cosa basta? Eh !! Dovevi venire da me dopo qualche giorno, invece hai preferito lui a me, avevi promesso che lo avresti lasciato e che con mia sorella saresti venuta a Madrid dai nonni che avremmo ricominciato a vivere invece era una scusa per allontanarmi. Sono stato a Madrid 3 anni e lo sai, non sei mai venuta né tanto meno mi hai chiesto di tornare a casa. No tu stavi ricostruendo il tuo nido d'amore con lui e io ero solo un peso per voi. Cosa vuoi ora? Cosaaaa? Che faccio finta di niente? Dimmi volete anche delle scuse?>>.
Damiano era rosso di rabbia, avrebbe voluto urlare, ma non era un adolescente in preda alla ribellione e alla rabbia , ora era un uomo e non poteva lasciarsi andare, e non doveva cadere nella trappola del emotività.
Nella sua testa aveva immaginato tante volte quel momento, il confronto tra lui e la sua famiglia era appena iniziato.
Questo era solo l'inizio di una serie di questioni in sospeso.
<<Non ti sto chiedendo questo figlio mio, abbiamo sbagliato tutti, ognuno di noi deve assumersi le proprie responsabilità. Il mio errore piu grande è stato quello di amare troppo tuo padre, ma non più di te, e tu sei sempre stato in competizione con lui. Non era una gara, a chi doveva ricevere il mio amore , siete due parti diverse del mio cuore, come tua sorella. Vi amo tutti,  e se ho scelto di tenerti lontano è stato solo per il tuo bene, e visto cosa sei diventato ho fatto la scelta giusta, anche se questo mi ha tenuto lontano da te dai tuoi fallimenti ,dalle tue gioie e dolori.>> la voce della donna era stridula si stava imponendo di non piangere.
<<Appunto ! Sei un estranea per me, tu e lui, per me conta solo mia sorella. Sono qui per lei. Non farti strane idee. Sarà difficile che cambi idea.>> Rispose Damiano con un tono sarcastico.
<<Non mi arrenderò! Sapevo che non mi avresti accolto a braccia aperte. Ne ero consapevole.>>Sua mamma adesso si siede su una poltrona, si mette comoda come a far capire che non se ne andrà e accavalla le gambe. Damiano gli siede di fronte con la testa bassa, lei avverte un segno di apertura e continua:
<<Ora sei un uomo. Proviamo ad analizzare la cosa da persone più mature. Sei sempre stato un bambino molto taciturno, chiuso nei tuoi disegni, un tempo pensavo che fossi un po autistico, non parlavi coloravi e disegnavi ovunque ti trovassi. Ti ricordi il muro che ti facemmo fare in giardino? Io ti ho sempre protetto troppo, ti vedevo fragile. Poi è iniziata l'adolescenza, i primi conflitti con tuo padre lui voleva che tu andassi al liceo e poi laurearti in economia, tu invece volevi andare all'Accademia delle belle arti. La spuntò tuo padre, ma quella scuola ti era indigesta, prendevi brutti voti per dispetto , note , sospensioni.
Avevi cominciato a frequentare i peggiori ragazzi dell'istituto, solo per farci dispetto. Io soffrivo, tuo padre era sempre più deluso e tu sempre più frustato perché non ti sentivi accettato. Maledicevi il fatto di appartenere a una famiglia come la nostra, sentivi il peso di non essere come voleva tuo padre. Io ero in mezzo a questa guerra tra di voi. Sono cose che succedono tra genitori e figli, tuo padre era troppo orgoglioso, non è vero che non credeva in te, cercava solo di farti fare la cosa migliore. Quel giorno che hai scoperto che andava con un altra donna, mi è crollato il mondo addosso, ti sei accanito su di lui come una furia, lo hai pestato a sangue, hai sfogato tutta la tua rabbia. Forse se non eri così arrabbiato e in competizione con lui, non ti saresti comportato così. Ci saresti rimasto male, deluso.
Ti ho allontanato e volevo raggiungerti, tuo padre capi il suo errore, mi supplico di restare di dargli un'altra possibilità, mi disse che avrebbe fatto tutto ciò che volevo. Restai.....ma non per poterlo manipolare ma perché lo amavo, l'ho sempre amato da quando lo vidi la prima volta a Madrid che era solo uno studente in vacanza. E poi c'era tua sorella loro hanno avuto sempre un bel rapporto e non volevo rovinarlo .>>
<<Bene !>> Damiano tirò su la testa<<vediamo la mia colpa è quella di essere stato un adolescente turbolento. Non è un mio problema se non riuscite ad accettare chi è diverso dal vostro piccolo mondo che vi siete costruiti fatto di ipocrisia e bugie. Vivete in castelli di sabbia la prima tempesta  vi butta giù. >>
<<Sarà!!....>>rispose la madre. Si congedò da lui dicendo che era ben accetto a casa, anche suo padre la pensava così, poteva andare a cena da loro prima di sabato. Lui rifiutò, << ci vediamo sabato >> disse secco.

Blanca si chiuse la porta alle spalle, e si sciolse in un pianto liberatorio, il suo bambino non c'era più, ora gli era chiaro che il suo allontanamento aveva indurito Damiano. I suoi occhi erano freddi, quegli occhi una volta così vivaci e curiosi, ora erano senza espressione quando la guardava. Gli era costato tanto stargli lontano, non poter gioire dei suoi successi, o consolarlo per le sue sconfitte. Non lo aveva visto diventare un uomo, si era persa un pezzo importante della vita di suo figlio, ne era consapevole, ma lo aveva fatto per lui, e ne era valsa la pena lui era quello che voleva essere un pittore, un'artista, non un manichino laureato in economia con un posto di lavoro già pronto per lui.

Nelle mani di un pittore ( #Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora