Capitolo 29

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Rossella aprì gli occhi e si rese subito conto di dove era. Era nella casa della nonna di Damiano. Ricordava perfettamente tutto della notte, come ricordava anche il sogno che aveva fatto. Ovvero aveva capito scavando nei suoi ricordi che la donna del quadro era la madre di Damiano.
Un piccolo sorriso comparse sulle labbra, senti una bella sensazione nascergli da dentro, ciò era la conferma di ciò che pensava realmente di Damiano, in fondo lui aveva un cuore, ed era inutile cercare di nasconderlo. Ciò che ora non sapeva era se dire o no a Damiano che aveva scoperto chi era la donna del quadro.
Sapeva che per lui questo era un tasto ancora dolente. Aveva capito che con Damiano si può passare da amore ad odio in un secondo. Mentre faceva queste congetture, un rumore di un telefono che vibra la porto alla realtà. Si alzò su di scatto, Damiano era sveglio da un po' gli disse:<< Ah!! Finalmente ti sei alzata da dosso a me. Non sembra ma sei pensante!.>>
'Infatti!!' Pensò Rossella, 'Come volevasi dimostrare è proprio bipolare, mi accarezzava prima e ora mi tratta così!' Non gli rispose si mise alla ricerca del cellulare.
Lo trovò e rispose subito; era sua madre.
'Merda !! Propio ora!'
Provo a dire pronto, ma una voce dall'altro lato che si inizio subito a sbraitare.
<<Ecco si arrivò subito... ho avuto un contrattempo dammi 30 minuti e sono lì..>> e riattaccò.
<<Che succede ? >> le chiese Damiano, che si era tirato su vicino a lei.
<<Sono in un casino...>>rispose Rossella sfilandosi la maglietta e rimanendo in reggiseno davanti a lui.
<<Devo correre via... >> afferrò la camicia e se la abbottonava, poi si tolse i pantaloncini, rivelando delle mutandine bianche con pizzo laterale, e si infilò i jeans, non curante di star offrendo a Damiano un bel vedere !
<< Si ma spiegami.>> balbetto lui ancora stordito dalla visione del pizzo della sua biancheria così candida e sensuale al tempo stesso.
<<Sono le 10 e io già dovrei essere in clinica! >> disse lei.
<<Ma tu sei il capo fai come ti pare! >>
<<No è vero! - sbuffò Rossella- Oggi dopo tre maledetti anni mio padre torna in clinica, al suo posto di primario. È stato esonerato per tre anni dalla professione in maniera ingiusta, oggi finalmente può tornare a vivere la sua vita e fare ciò che più ama al mondo. In clinica avevamo organizzato un piccolo rinfresco di ben venuto e io dovevo essere lì a controllare che tutto filasse liscio.... Invece sono ancora qui!>>
<<Ah capisco... ma senti>> stava per porgere un'altra domanda, ma Rossella la blocco sul nascere.
Andò in bagno si lavò il viso e si passo un po' di dentifricio in bocca.
Prese le scarpe, una si era rotta il tacco, le chiavi della macchina e corse in cucina, trovo Marta mezza addormentata sul divano.
La scosse per un braccio:<< Forza alzati è tardi, devo andare in clinica. Se non vuoi che ti lasci qui muoviti!!>>
<< Ecco !!! Dammi 5 minuti...>> rispose Marta stiracchiandosi.
<<Tre... >> fece segno Rossella con le dita.
Marta si tirò su e andò in bagno, era già vestita dato che aveva dormito con i vestiti dell'amica. Non aveva una bella cera. Aveva pianto un po', aveva dormito poco. Per tutta la notte aveva sperato che Pierre gli tendesse una mano. Invece non era stato così.
Damiano raggiunse Rossella in cucina:<< Sono sempre così movimentati i tuoi risvegli?>>
<< Scusa ti ho svegliato? >> chiese ingenuamente Rossella, sapeva benissimo che lui si era svegliato prima di lei, aveva sentito ogni parola.
<<Hai le scarpe rotte, che numero hai? Posso darti qualcosa di mia nonna.>> offrì Damiano.
<< Porto 37 ... Ma no grazie.
In macchina ho la borsa della palestra metterò le scarpe da ginnastica. >> rispose Rossella.
Avrebbe voluto evitare l'imbarazzo di dover salutare per sempre Damiano. Sapeva che lui sarebbe partito. Non sapeva ancora che peso dare alle parole sussurrate da lui, mentre lei era in dormi veglia. Era nervosa, e Marta non si sbrigava, inizio a strofinarsi la punta del naso, poi a mettersi i cappelli dietro l orecchio. Damiano le si avvicinò, percependo il suo stato.
<< Grazie per ieri sera. Insomma non sono proprio il classico cavaliere che salva le dame. Piuttosto mi ficco nei casini e poi mi faccio salvare. Non è la prima volta che tu corri in mio soccorso.>> le disse sfiorandole il viso.
<< Beh!! Non devi ringraziarmi ...per un amico questo e altro!.>> replicò Rossella.
La parola amico alle orecchie di Damiano sembro un suono stridulo di un villino, quei suoni così orrendi da udire che possono farti diventare sordo. La parola amico dalla bocca di Rossella era l'ultima cosa che voleva sentire. Non che non avesse amiche, ma essere considerato un suo amico per lui era inaccettabile. A che titolo poi poteva pretendere di più? Stava di nuovo scappando via: da lei, dalla sua città, dalla sua famiglia, da tutte le situazioni irrisolte.Come poteva lei prendere in considerazione che lui potesse diventare qualcosa di più? Cosa aveva da offrirgli lui? Forse si disse già è tanto che mi abbia considerato un' amico, anche se in lui era ancora vivo il sapore del loro bacio, la vibrazione dei loro corpi vicini mentre ballavano, gli sguardi fulmini, come lei si era subito stesa nel letto al suo fianco per calmare il suo animo scosso da incubi. Anche Rossella sotto sotto provava qualcosa per lui.
Ora lei e Marta se ne erano andate via di corsa, Rossella gli aveva lasciato un bacio sulla guancia.
Lui si trovava in cucina con Piere, bevevano il caffè e ognuno fissava il vuoto. Si sentivano confuso, non avevano voglia di parlare.
Passarono così quindici minuti.
Pierre ruppe quella specie di trance: <<Ho lasciato Marta!>> si accese una sigaretta.
<< È un osso duro mon ami!>>
disse Damiano, accedendosi anche lui una sigaretta.
<< Sai ... penso che Marta mi nasconda qualcosa del suo passato. È tutta la notte che ci penso. Ma non so cosa può essere! perché mi rifiuto di credere che sia così superficiale per carattere.>>
<<Bho! Non saprei... forse dovresti provare a parlare con l'amica o fare qualche ricerca per conto tuo. >> gli consiglio Damiano.
<<Era tutto così semplice qualche anno fa'! L'unico pensiero che avevamo era dove passare la serata e con chi!>> commento Pierre tra uno sbuffo e fumo e un'altro.
<< Vero! Confermo, che anni a Parigi! Tu sei stato il mio primo amico in quella città, quando penso a Parigi non posso fare a meno di pensare a te, agli anni con te, all'accademia che casini che abbiamo fatto!>> Rise Damiano.
<<Ma ti ricordi i progetti che avevamo? Le cose che volevamo fare insieme? Perché non resti Damiano è arrivata la nostra occasione..., non ne avremo più.>>
<<Non posso, restare. Però ho pensato che potremo lavorare io da New York e tu da Napoli. Che ne pensi? Con tutta la tecnologia che c'è oggi è come se fossimo vicini. >>
<<Non è la stessa cosa, lo sai anche tu!>> sbuffo irritato Damiano.
<<Potremo cominciare così, e vedere come vanno le cose, tra qualche mese potrei anche ritornare ... Insomma iniziamo e vediamo che succede.>>
<<Va bene!>> Pierre dovette accontentarsi, però era già un buon inizio.
Damiano andò a preparare le sue cose, doveva raggiungere sua nonna in dependance pranzare con il resto della famiglia e il po aveva l'aereo. Aveva poco tempo, ma prima di partire doveva fare una cosa importante. Tutta questa urgenza di tornare a New York non c'era, però aveva deciso di partire per valutare i suoi sentimenti verso Rossella.
Pensava che prendere le distanze da lei gli avrebbe fatto bene, era sicuro che una volta tornato alla normalità lei sarebbe sparita dalla sua testa.
Intanto Pierre, si era sistemato anche lui alla meglio, aspettava Damiano, aveva accettato di pranzare con lui e la sua famiglia. Non se la sentiva di passare da solo la giornata. Prese il cellulare e si mise a guardare il profilo Facebook di Marta, scavando nelle vecchie foto di pochi anni addietro, circa tre anni, trovo una foto molto insolita, questo lo rese ancora più dubbioso.
Forse doveva parlare con Rossella, anche se già sapeva che forse l'amica non gli avrebbe detto niente per non tradire Marta.

Nelle mani di un pittore ( #Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora