Capitolo 42 parte 1

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Erano passati più di quaranta minuti e dei due non c'era nessuna traccia. Questo voleva dire solo una cosa, che si stavano riappacificando. Rossella e Damiano stavano in piscina  chiacchieravano e ridevano. Avevano ordinato anche una bottiglia di prosecco. A volte si erano trovati vicino anche troppo. Vennero interrotti da me uno del personale, << Mi scusi c'è una telefonata per lei.>> disse a Rossella. << Chi mi cerca?>> <<Il Sig Ludovico...>> non finì di dire il cognome perché lei subito gli disse di dire che era uscita. Damiano la guardò incuriosito.
<< Abbiamo litigato!! Ok! >> fece subito lei, guardandolo storto come per dire non fare domande.                               << E chi dice niente !>> esclamò lui in segno di resa.   << Già l'ho scaricato!>> <<Wow!>>
<<Smettila ...>> lo ammonì lei.                                      << Lo sai che adoro vederti arrabbiata!>> esclamò lui avvicinandosi a lei e lasciandogli un bacio sulla guancia.                                 << Sono stanca torno in camera.>> Uscì dal acqua, Damiano era dietro di lei, stava ammirando tutto il suo lato B. Era al settimo celo, lei aveva mollato quel bamboccio, ed erano soli a Roma! Aveva tra le mani un biglietto vincente della lotteria.       
Salirono al loro piano. Fuori la porta della stanza di Rossella c'era la sua valigia con un biglietto sopra :

"Spero non ti dispiacerà dormire con Damiano io e Pierre abbiamo molte cose di cui parlare. Ci vediamo domani mattina per la colazione e poi andremo al congresso. Ti voglio bene divertiti la tua amica Marta.
P.S. Pierre saluta Damiano. Gli dà appuntamento a domani mattina alle nove!"

<< Stiamo scherzando!!!>> strillò Rossella.               << Che succede?>> lei per tutta risposta gli porse il biglietto di Marta.             << Bisogna vedere se io voglio dividere la mia stanza con te. >> disse in maniera seria Damiano. << Infatti vado a vedere se c'è un buco libero dove potermi sistemare. Tranquillo!>>
Lui le prese valigia  << Forza entra! Non è la prima volta che dormiamo insieme, mi sono comportato sempre da gentiluomo.>> Su questo aveva ragione lui. Che potevano fare ora? La tensione sessuale che c'era tra loro era palpabile. Le cosa non prometteva niente di buono. <<Ho fame, vestiti andiamo a prendere qualcosa!>> le disse lui, rompendo l'imbarazzo che c'era tra loro. << Io avrei già cenato , ma ho voglia di uscire.
Vado a farmi la doccia!>>. Prese la sua valigia e si diresse in bagno. Per fortuna i bagni erano due, anche lui si concesse una doccia fredda per calmare i bollenti spiriti. Avrebbe dormito con lei, di nuovo la sua Dea bendata era ancora dalla sua parte. Rossella indossò un abito a fiori colorati con la manica a tre quarti si trucco in modo semplice, lascio i capelli sciolti e calzo le scarpe di Damiano. Era la prima volta che le indossava. Uscì dal bagno nello stesso momento che lui uscì. La guardò, era bellissima. Sembrava molto più giovane della sua età. Era così seducentemente nella sua semplicità. Vide che indossava le sue scarpe. Ne fu lusingato. << Sei bellissima!>> esclamò. << Anche tu stai bene.>> Lui indossava dei pantaloni neri un po' aderenti una camicia nera una giacca   bianca. << Mi hai fatto un complimento?>> chiese lui. <<Su andiamo!>> taglio corto lei. Lui le porse il suo braccio e uscirono.

Stavano camminando a piedi per il centro di Roma, ancora a braccetto. Erano nei pressi della Fontana di Trevi. << Sei mai stata a Roma?>> le chiese Damiano. << Spesso per congressi.>>                        << Cosa vuoi mangiare?Possiamo vedere un ristorante un po' particolare...>> propose lui, anche se odiava quei posti troppo raffinati.
<< Se devo essere sincera vorrei...>>ma si bloccò intimorita << Cosa?Non avere paura!>>la rassicurò lui. << Vorrei un panino con tanta porchetta!>>
Damiano scoppiò a ridere, era questo che adorava di questa donna, non era assolutamente come le altre. Non voleva andare in un ristorante di lusso, voleva un semplice panino con la porchetta, ma si imbarazzava al dirlo. Aveva questa timidezza che la rendeva irresistibile. Decisero per il panino con la porchetta è una birra. Erano seduti su una panchina, davanti a loro si vedevano Roma, si poteva scorgere il Cupolone il Colosseo e mille luci illuminarla. Erano un ragazzo e una ragazza che mangiavano un panino. Era un quadretto semplice agli occhi di un osservatore poco attento. Invece a Damiano sembrava di star facendo la cosa più bella di questa terra. Grazie a lei che rendeva speciale anche le più piccole cose. Erano a loro agio, parlavano e ridevano. << Sto benissimo con te! >> disse Damiano. << Anche io!>> confermò Rossella. Si avvicinò a lui e gli diede un bacio sulla guancia. Damiano fremette a quel contatto.                    << Andiamo a letto sono stanca!>> Lui fece un sorriso da ebete.                          <<A dormire...>> si corresse lei.               
<<Vale la prima cosa che hai detto!>> esclamò lui, rincorrendola perché lei aveva già allungato il passo. Arrivarono al loro albergo. Mentre entravano, ancora allegri e sorridenti, Rossella si scontrò con un uomo. Alzò la testa per chiedere scusa, e rimase senza parole, quando vide chi aveva davanti a se.
<<Non ci posso credere!! >> esclamò l uomo. << Se proprio tu!. >> ancora stupito e felice di rivederla.           << Siii!! >> fece lei, abbracciandolo, anche lui la strinse a se sollevandola un po' da terra.

Damiano dietro di loro era confuso. Lui ci aveva messo quasi un mese per avere una certa confidenza con lei, e ora lei si gettava tra le braccia di un'altra!
" Mo questo chi è??" Avrebbe voluto urlare Damiano. Invece conto fino a dieci, prese un bel respiro, non voleva fare l'irruente e passare sempre per il bipolare. Ma la sua pazienza fu messa a dura prova quando Rossella dopo avergli presentato l'estraneo, gli disse che sarebbe rimasta con quel suo collega che non si vedevano da tanti anni a prendere un caffè. Lei invitò Damiano a unirsi a loro, ma lui rifiuto e se ne andò in camera sua. In realtà avrebbe voluto incenerire quel tizio, o forse era meglio dare fuoco all'intera struttura. Arrivato in camera, si accese una sigaretta, la fini... ne accese un'altra e un'altra ancora. Niente !! Non riusciva a calmare i suoi nervi. Il tempo sembrava non passasse mai. Inizio a camminare nella stanza, andava da destra a sinistra e viceversa.
Quella donna lo avrebbe fatto morire di ischemia celebrale. Gli mandava i nervi in subbuglio, la pressione gli saliva alle stelle, prima o poi gli sarebbe venuto un ictus. Si rimise seduto, quella sedia sembrava piena di spine.
Si alzò di scatto, voleva raggiungerla apri la porta con forza, e se la ritrovò davanti.
Lei era davanti a lui, e non gli sfuggì il ghigno di rabbia che aveva sul volto. Lui non le diede il tempo di parlare, la prese per un braccio e con la sua solita rudezza, chiuse la porta e la attacco letteralmente a questa con il suo imponente fisico, e la bacio.

Nelle mani di un pittore ( #Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora