Capitolo 14

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Come è andata? Già come è andata? Si disse. Il giorno dopo la visita di sua mamma, in  mattinata si era presentato suo padre, il portiere chiamo verso le nove annunciando a Damiano che aveva una visita, il Sig. Eduardo Càrafa. Damiano rispose che non voleva essere disturbato. Era furioso, con che faccia si era presentato li, e poi cosa pensavano che fosse una specie di rimpatriata della loro famiglia?. Si fece una doccia fece colazione e si preparò per uscire. Arrivato nella sala d'aspetto per prendere l uscita, ma una figura alta con spalle solide, occhi grigi e capelli brizzolati gli si piazzo davanti.

Il padre lo aveva aspettato per più di tre ore, questa cosa lo stupì molto. Un uomo così arrogante e pieno di se che aspetta per tre ore un figlio che non ha mai sofferto più di tanto.

<<Ci possiamo sedere un minuto?>>

Non era un ordine come era sempre abituato a dispensare, sembrava una supplica.

Damiano si avviò verso delle poltroncine e si sedette, seguito da suo padre, un cameriere li vide e si avvicinò per chiedergli se desiderassero qualcosa. << Caffè macchiato>> risposero, il padre sorrise perché lo dissero insieme senza rendersene conto, forse erano più simili di quanto credessero.

<<Ti trovo bene...>> comincio il padre.

<<Me la cavo....>> rispose calmo Damiano. Avere suo padre davanti non gli faceva provare lo stesso turbamento che gli procurava la presenza di sua madre. Si sentiva più calmo, anche se la rabbia era lì e poteva esplodere da un momento all'altro. Lo osservo  non lo trovo molto invecchiato  rispetto a sua madre, penso che sicuramente andava ancora in giro a divertirsi.

<<Perché sei qui?>> chiese sicuro.

<< So che è venuta tua mamma, sarei voluto venire con lei, ma me lo ha impedito. Volevo parlarti.>>

<< Che c'è ora sei diventato un agnellino per il senso di colpa. >> esordi Damiano con cattiveria, voleva ferirlo.

L uomo di fronte a lui non cadde nel suo tranello, sapeva che davanti a se non aveva un uomo di quasi trent'anni ma ancora quel diciottenne che lo prese a pugni, sapeva che ci voleva pazienza. Tirò un respiro << Non sono qui per rivangare il passato, non vado fiero di come sono stato e di cosa ho fatto. Da dopo quei fatti ho cercato di essere una persona migliore, per tua mamma per tua sorella e infine per me stesso, e se tu mi darai una possibilità, che non hai mai voluto darmi, vorrei essere migliore anche per te. Ma oggi non sono qui per questo. Sono qui per dirti che tua sorella si sposa, se solo per un giorno puoi cercare di mettere un po di risentimento da parte. >>
<<Pensi che possa fare a pezzi qualcuno! ...>> sbottò Damiano.
<< No !! So che sei cambiato anche tu, voglio solo che per un giorno tua madre sia felice nel vedere le persone che più ama condividere un momento così speciale. Non te lo chiedo per me, solo per lei. Ha pianto tanto senza di te, la sua felicità non è mai stata completa, anzi la nostra felicità non è stata più completa. Non credo che sia giusto che continui a pagare per aver scelto di restare con me perché mi amava, di essere restata per tenere in piedi la famiglia anche se questo ha voluto dire perdere te, e tenere in piedi una famiglia a metà.>> rispose suo padre con tono conciliante.

<< Verrò solo in chiesa, Diana già lo sa! >> disse Damiano << Non sopporterei tutto quel mormorio su di me, e poi tre due giorni torno a New York.>>Suo padre gli appariva troppo calmo e lui voleva stuzzicarlo.

<<Sono belli i tuoi quadri, ce n'è uno che mi ha colpito molto, spero che un giorno tu possa regalarmelo!>> disse il padre con le lacrime agli occhi e si tirò su dalla poltrona, gli tese la mano, Damiano era sorpreso, cioè suo padre non aveva ribattuto a ciò che lui aveva appena detto. Gli strinse la mano, senza neanche rendersene conto << A domani in chiesa ! Buona giornata figliolo.>> e se ne andò.

<< Allora?? >> Insistette Diana.

<< Niente di che ... Tranquilla Sister , it's okay!>> .

Diana non replicò quando lui faceva così già sapeva che non avrebbe sputato il rospo.

<< Okay, voi due piccioncini siete stati già troppo insieme, la tradizione non vuole porta male. >> disse Damiano.

<<Da quando sei così superstizioso? Fratellino...sarà la vecchiaia!!>> cominciò a canzonare Diana ridendo. Era sempre così dolce e bella con quei capelli castano chiaro, come il grano, e occhi nocciola, un viso paffuto, quando ride fa le fossette sulle guance, un fisico prosperoso e prorompente. Damiano che aveva solo due anni in più a lei doveva sempre toglierli i ragazzi da torno quando andavano insieme a scuola a iniziare dalle medie.

<< Faccio finta di non sentire! Ti consiglio di andare a chiuderti in un centro estetico e di dormire stanotte, qualcuno potrebbe ripensarci. >> le rispose Damiano sapendo di aver colpito e affondato e si girò verso Kevin << saluta Rapunzel e andiamo a pranzo dai miei nonni sono arrivati ieri sera da Madrid, e stanno nella loro casetta a Mare chiaro.>>

<< Oh bhe!!! Tesoro a domani in chiesa. Ci sarò te lo prometto!>> le disse Kevin la bacio e se ne andò con Damiano.

<<Meraviglioso... mi hanno lasciato anche da pagare il conto!>> sbuffò<< UOMINI.>>

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<<Damiano.....>> gli corse incontro sua nonna, lui la prese in braccio quella esile e agile signora di sessantacinque anni di nome Rosarja. La prendeva in braccio sempre lui, aveva diciott'anni e già la tirava su, era come una piuma nelle sue braccia, era il loro gioco preferito.
Lui la strinse a se e ne ispirò tutti i profumi, che quella piccola donna emanava. Aromi di donna saggia ,di  vissuto, odori di cucina di cose buone, gli piaceva tenere tra le sue braccia tutta la sicurezza e l 'amore che lei sapeva trasmettere. Gli abbracci di sua nonna sono quelli che ti mettono apposto tutti i pezzi in un attimo, quelli che spazzano via la tristezza, l'insicurezza, la paura. Quelle braccia lo avevano riportato alla luce, tutte le volte che era scivolato nel buio.
In quelle braccia si era lasciato cullare e guarire dalla delusione e dalla frustrazione che provava per la sua famiglia. C'era voluta tutta la pazienza di quella piccola ma grande donna, per rimettere insieme quel ragazzo insicuro e arrabbiato con il mondo. Gliene fece passare di tutti colori per un po', notti in bianco ad aspettarlo che rincasasse, e pregando perché non avesse alzato troppo il gomito. Quando la rabbia cominciò a diminuire e lui iniziò ad aprirsi, si rese conto che i suoi nonni e sua sorella erano gli unici punti fermi che aveva nella sua vita, ed è per questo che si impegno per fare in modo che loro fossero fieri di lui. Capì che doveva cogliere l'opportunità di poter crescere in una nuova famiglia, che quello non era un esilio ma un nuovo inizio, una nuova vita.
Per tutta casa c'era un odore di mare, aveva cucinato il pesce, in casa entrò anche Kevin, <<Ciao nonna,>>disse quel ragazzone.
<<Bello il mio sposo..>> si avvicino la nonna lasciando le braccia di Damiano, e andò ad abbracciarlo.
<< Ragazzi!!>> esordì il nonno Juan << forza a lavarli le mani sono le due io ho fame!!>> lì bacchetto con la voce ma la sua faccia era segnata da un sorriso.
Si sedettero tutti e quattro a tavola e iniziarono a mangiare, inutile dire che nonna Rosarja aveva preparato un banchetto degno di un re. Spaghetti a vongole, pesce al forno, insalata di mare, peperoni melanzane e dolce.
<<Nonnaaaa!!! Come hai fatto a preparare tutto questo ben di Dio in mezza giornata?>> le chiese Kevin.
<< In verità Luisa la custode della casa ieri mi ha fatto la spesa e mi ha preparato le verdure il pesce si cucina in un'attimo. >> rispose fiera di sè.
<<Come è andato il viaggio?>> chiese Damiano.
<<Bene. Il tuo rientro a Napoli?>> chiese suo nonno.
Damiano tossi, "ecco lo sapevo! si stanno trasformando in dectetive!" sapeva che non aveva via di scampo, quelli spaghetti lo aveva messo KO!
<<Allora....>> fece un piccolo riassunto su come era andata la mostra, tralasciando Rossella, poi racconto dell'offerta di lavoro che stava valutando con Pierre, e infine sapendo bene cosa loro volessero realmente sapere parlò dell'incontro avuto con i suoi genitori biologici. Così li chiamava lui, la nonna si arrabbiava sempre, e lui lo faceva apposta.
<<Smettila! Ancora con questa parola? >> neanche sua nonna aveva molto simpatia per suo padre e per la famiglia di lui, ammetteva che era una famiglia per bene e di nobili origini, ma al tempo stesso molto altezzosi, sua nonna ripeteva sempre "alla fine discendono dai Borboni, proprio come noi, mica siamo discendenti della famiglia inglese!"Questa cosa detta da sua nonna mezza Spagnola e mezza Napoletana aveva un suono buffò e Damiano rideva a crepa pelle quando questa lo ripeteva.

Nelle mani di un pittore ( #Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora