Capitolo 13

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Avete presente quel detto che dice "Quanto è bello il prima amore....ma il secondo è più bello ancora! ". Dovrebbe essere così, ma no per Rossella. Il suo secondo amore non aveva niente a che fare con il primo. Quello che l'aveva portato in paradiso e all'inferno,in un secondo. Pensate a quando fate un giro su quelle giostre estreme in un attimo sei in un vortice sensazioni,ognuna diversa, ognuna in contrasto con le altre: euforia, piacere, dolore, paura, follia, il fiato che ti manca ma nonostante ciò urli tirando fuori una voce così forte,che non sapevi di avere. La musica rimbomba nel tuo corpo e senti tutte le fibre del tuo cuore diventare milioni di elastici che si stendono ma non si spezzano sotto il ritmo incessante del suo battito.
Quando scendi da queste giostre hai le gambe che ti tremano le mani che ti sudano, il viso pallido come la neve, la prima cosa che pensi "non ci salirò mai più!" mentre hai ancora la testa che ti gira e lo stomaco che è diventato l oblo di una lavatrice che strizza a milleottocento giri!. Così è stato, lei non è salita mai più sulla giostra dell'amore, però si è persa un piccolo particolare per due o tre minuti è stata "viva" in balia della giostra. Ora stava lì tra le braccia di Ludovico che era tornato dal suo viaggio di lavoro, lui la stringeva a se. Aveva appena finito di baciarla, gli era mancata e stava cercando di farglielo sentire con tutto il corpo, la stringeva e aveva la faccia immersa nei suoi capelli sciolti. Gli sussurrava all'orecchio: <<Tesoro: Quanto mi sei mancata!>> gli prese il mento tra le mani per poterla guardare negli occhi. I suoi occhi verdi su di lei, ma lei li vedeva neri, il viso di lui era bello pulito depilato , e i suoi capelli biodi scuri e corti, invece lei vedeva tutto il contrario viso rude capelli lunghi e barba. Strizzo gli occhi per destarsi da quella visione, "Ma che diavolo sto pensando?"si rimprovero in mente.                  <<Anche tu !>> rispose lei baciandolo in modo dolce, aveva bisogno di dare quel bacio e di andare oltre, così comincio a sbottonargli la camicia, lui capì cosa lei voleva fare e ovviamente non si tirò indietro. Ecco sei nel luna park, hai pagato il biglietto per andare su tutte le giostre che ci sono, allora sali su quei bei cavalli, il carosello, che girano sempre alla stessa maniera, fanno su e giù intorno all'asse e girano in tondo, salì sopra e sai che non cadrai, che sarai al sicuro su quella giostra, con mille luci soffuse e una musica rilassante in sottofondo, ti senti in una bolla, chiudi gli occhi sciogli i capelli che fluttuano nell'aria, ti senti in balia di questo moto lento e perpetuo, scandendo un ritmo cardiaco regolare.
Ludovico è quella giostra dei cavalli, è quel posto sicuro, la giostra su cui è salita dopo essere scesa da un extreme.

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Erano passati due giorni dal bacio con Rossella e dalla visita di sua madre. Domani sua sorella si sarebbe sposata, lui le avrebbe fatto da testimone. Avrebbe dato la vita per lei, aveva accettato di vero cuore, pur essendo consapevole che sarebbe tornato a imbattersi nella sua famiglia. Era venerdì mattina, ed era stato con Diana e Kevin, suo futuro cognato e amico, in chiesa. Erano stati a fare le prove per la cerimonia, sua sorella era molta agitata, non faceva altro che dispensare ordini al fioraio per le decorazioni o a riprendere le damigelle.
Kevin e Damiano se la ridevano. Damiano aveva conosciuto il suo futuro cognato a New York ed erano subito diventato amici,lui era un fotografo, viveva a New York ma era della California, il tipico Ken di Barbie, spalle larghe fisico palestrato, biondo da fare invidia al sole e occhi azzurri. Il contrario di Damiano, che andava in giro come uno sfigato dieci anni prima, secco con i capelli corti e pochi peli, una persona che non attirava molto l'attenzione. Non passò inosservato per molto, appena riuscì a togliersi un po di malinconia da dosso sboccio in tutta la sua maturità fisica e artistica. Capiva subito se una donna ci stava, al primo sguardo, e non perdeva tempo con inutili stratagemmi, se loro volevano potevano anche tornare ma dovevano conoscere le regole, anzi una sola: non poteva dare amore, ma affetto, comprensione, anche soldi se servivano, ma l'amore no! E non lo cercava neanche lui. Kevin era stato una persona fondamentale in quegli anni di esilio, la sua famiglia quando non tornava a Madrid dai nonni. Gli aveva insegnato a farsi largo tra quegli enormi grattaceli, e gli aveva fatto riacquistare un po di fiducia nel genere umano. Proprio come Pierre.

Quando uscirono dalla chiese Diana gli propose di andare a prendere un aperitivo ne aveva bisogno per allentare la tensione. Ed eccoli qui, i futuri sposi. Erano seduti fuori a un bar con vista sul mare a sorseggiare i loro aperitivi. Non avrebbe mai pensato che sua sorella e Kevin alla fine fossero riusciti a sposarsi, un sorriso gli passò sulle labbra pensando a quando la prima volta Diana incontro Kevin, era infastidita da quella presenza di tutto muscoli e poco cervello, non facevano altro che litigare e punzecchiarsi. Si erano piaciuti dal primo momento ma erano troppo orgogliosi per dirselo. Diana andava e veniva da New York con molta più frequenza e Kevin quando sapeva che lei doveva arrivare interrompeva qualunque relazione amorosa per poter stare sempre in mezzo a loro con una scusa o un'altra. Una sera Diana uscì con un altro loro amico per fargli dispetto. Kevin resto a casa come un'anima in pena, non trovava pace e stava facendo saltare i nervi anche a Damiano, non lo aveva mai visto cosi agitato. E Damiano si divertiva a istigarla parlando di tutte le meravigliose doti di sua sorella, e dava per cosa certa che l'altro non se la sarebbe lasciata scappare. Quando lei tornò Kavin esplose in una scenata di gelosia. Lei rimase a bocca aperta, aveva intuito di piacerle ma non fino a quel punto. Nel frattempo lui uscì prese la macchina. Dopo un ora una chiamata dall'ospedale avvertiva Damiano che Kevin aveva avuto un incidente. Per la prima volta vide ciò che la sorella provava per Kevin, era preoccupata, aveva le lacrime agli occhi non faceva altro che dire a Damiano di sbrigarsi a raggiungere l ospedale. Non sapevano in che condizioni fosse Kevin, quando arrivarono chiese dove fosse e lo trovo li nel pronto soccorso seduto su una carrozzina aveva battuto la testa, aveva dei graffi e un braccio rotto. Diana si fiondò su di lui in lacrime e lo bacio, con tutta la dolcezza che aveva, ringraziando Dio per il fatto che era vivo. E lui con il braccio sano la strinse a se. Fu molto commovente e Damiano ancora se lo ricordava nonostante fossero passati quattro anni. I genitori non avevo fatto nessuna resistenza Kevin gli era piaciuto subito. E la storia è andata avanti tra New York, Napoli e anche Madrid. I loro cuori erano lontani chilometri, facevano strada per stare insieme anche solo per pochi giorni, ma vi posso assicurare che era due cuori vicini, molto più vicini di due persone che stanno nella stessa casa tutti i giorni.

<<Perché sorridi come un ebete? >> gli chiese Diana.

<<Niente pensavo al vostro primo bacio!>> rispose lui ridendo .

<<Meno male che non ha visto la nostra volta prima!>> rise Kevin

<< Già non credo saresti ancora vivo!>> sbuffo Damiano.

Diana divenne rossa in viso, al pensiero della prima volta. Deviò subito il discorso.

<< So che è venuta mamma. >>

<< Si tua mamma!>> la corresse lui.

<< Nostra mamma.>> ribatté lei.

<< Ah e poi anche tuo padre.>> disse Damiano.

<< Non lo sapevo...come è andata con lui.>>

Nelle mani di un pittore ( #Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora