Capitolo 53

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Raggiunse subito casa dei suoi genitori a Margellina. La città intorno a lei dormive in pace, ma dentro di lei c'era una furia che dominava. Si attaccò al citofono dei suoi. Una voce assonnata e irritata rispose con un "CHI E'?." Rossella riconobbe la voce di Elisabetta, <<So io muoviti apri..>> righiò a denti stretti, c'era pure sua sorella a casa meglio così, pensò, almeno anche lei saprà la verità. Salì le scale di corsa, di una cosa era sicura non sarebbe schiarato giorno senza le spiegazioni che pretendeva di avere. Aveva la tremenda sensazione che il tredimento di sua madre fosse solo una delle tante cose che doveva sapere. Secondo lei c'erano altre cose che gli erano state tenute nescoste.

<< Ma chi è a quest'ora?>> chiese Arturo, non aveva ancora preso sonno. Era sveglio e si girava e rigiva nel letto pensando ai suoi problemi di lavoro. Anche sua moglie era arrivata, spaventata da quel suonare così forte nel bel mezzo del cuore della notte. <<Rossella..>> disse Elisabetta tra uno sbadoglio e un'altro. Spalancarono gli occhi tutti e tre quando la videro arrivare.
Era bagnata, il vestito logoro le scarpe ricoperte di fango.
Il viso tumefatto dal pianto, gli occhi erano rossi. <<Tesoro...>> sussurò sua madre avendo quasi paura di avvicinarsi, la vedeva così fragile. Ma Rossella era un vulcano la lava stava ribollendo e il magma pronto ad esplodere.
Si avvicinò a sua madre, gli mise gli orecchini in mano. <<TESORO UN CAZZO! SEI STATA L'AMANTE DI EDOARDO CARAFA!>> Espolse, una nube di selenzio cadde nella stanza. Sua madre abbasò gli occhi per la vergogna. Suo padre prese un grosso respiro e guardò Rossella con aria desolata. <<LO HAI SEMPRE SAPUTO!>> affermò lei, guardando con dipsrezzo suo padre.
Che delusione, come aveva potuto tollerare una cosa del genere. Elisabetta in un angolo con la spalla poggiata al muro mostrava un piccolo sorriso. Rossella pensò che erano una banda di pazzi; i suoi genitori che avevano finto come se niente fosse mai accaduto e sua sorella che se la rideva, neanche adesso riusciva ad essere sua complice. Avrebbe dovuto arrabbiarsi e urlare, invece se ne stava ferma e la guardava godendo del suo stato. La cosa la fece arrabbiare ancora di più. <<CHE CAZZO RIDI.>> disse a Elisabetta. <<Oh non urlare. Comunque forse è ora che le diciate tutto. E fate in fretta perché ho sonno!. Ah Rossè benvenuta, ti si scetat a ru suonn!.>>

Quello che fu raccontato sia a Rossella che a Damiano nello stesse tempo ma in due case e da oratori diversi fu più o meno uguale. In casa Carafa parlò Edoardo, in casa di Rossella parlò sua madre. Io vi racconterò cosa dissero partendo da circa trent'anni fa, e dal punto di vista della mamma di Rossella.

" La mia famiglia e quella dei Carafa sono state sempre insieme. Mio padre, il primo chirurgo e fondatore della clinica era molto amico con il papà di Edoardo. Il Sig.re Carafa era sempre stato un appassionato di numeri e conti, così prese il posto di contabile alla clinica. Non mi è mai importato di studiare, mio padre mi viziava sempre, si ripuliva la coscienza così. Io e mia madre eravamo sempre sole, alcune volte anche di natale nel bel mezzo del cenone con i parenti ci lasciava per correre dai suoi pazienti, c'era sempre un urgenza. Io Eduardo e sua sorella, la mamma di Ludovico, eravamo inseparabili. Un giorno mio padre si presentò a casa con il suo miglio tirocinante, vostro padre. Allora io avevo diciannove anni. Lui venticinque. Era un ragazzo semplice, io non lo presi in considerazione. Si era un bel uomo, ma io non avrei mai sposato un medico, non volevo fare la fine di mia mamma, sola e trascurata. Vostro padre si invaghì subito di me, io gli chiarì subito che non era il mio tipo, inoltre era il figlio di un pescatore. Per un periodo di tempo lui si frequentò con la mamma di Ludovico. A lei non interessava da dove venisse, la sua voglia di avere un ragazzo al suo fianco era più forte di quello che avrebbero pensato gli altri. Edoardo invece era contento, aveva conosciuto Arturo ed erano diventati subito amici. Vostro padre si sapeva comportare bene in società era educato, ed era ben voluto. Il nonno stravedeva per lui. Edoardo si innamorò di Blanca, fu vostro padre a presentarli. Si conoscevano fin da bambini. L'estate la sua famiglia veniva a passare le vacanze dai parenti a Napoli, a Marechiaro. Tuo padre abitava lì nel borgo marinaro. Io invece andavo in cerca dell'anima gemella, un giorno incontrai un uomo più grande di me. Ne restai folgorata.
Vi sembrerà strano ma anche io feci una pazzia. Scappai con lui, per due settimane. Mi cercarono ovunque. quando tornai a casa, mio padre era arrabbiato moltissimo. Avevo disonorato la famiglia, ma limito i danni, avevano detto ai conoscenti che ero andata a trovare una zia fuori città. La mia reputazione era ancora salva.... ma dopo un mese mi accorsi di essere incinta. Ormai non potevano più coprirmi, l'unica soluzione era contrarre matrimonio con il responsabile di ciò. Ma questo scomparve. Quando mio padre lo ritrovò scopri che era già sposato e aveva dei figli. Che sciagura, la loro unica figlia rovinata. Mio padre si confido con Arturo. Non mi aveva mai dimenticato, e senza esitare chiese il permesso a vostro nonno di sposarmi. Mi amava a tal punto da prendersi una ragazza rovinata con un figlio che non era suo? Ho sempre pensato che lo fece per potere e soldi. Negli anni ho dovuto ricredermi.
Ci sposammo subito.
Nacque Elisabetta. Dopo poco si sposarono anche Arturo con Blanca e poi sua sorella con Stefano. Vostro padre ha cresciuto e amato Elisabetta come fosse sua figlia. Poi sei nata tu Rossella. Tuo padre era pazzo di felicità, tutti lo eravamo. A sedici anni Elisabetta ha trovato il suo certificato di nascita. Avevamo detto a tutti che era nata prematura, ovviamente era una bugia. Lei fece dei calcoli e domande sempre più insistenti e scoprì che Arturo non era il suo vero padre. La persi per un periodo, diventò ribelle cattiva. Prese a odiarci tutti. Io e tuo padre litigavamo sempre, lo accusavo di non essere equo con voi due, se lei si comportava così era per colpa sua. Le cose andavano a rotoli, quando ci trovavamo con Edoardo e Blanca parlavamo dei conflitti che avevamo con i nostri figli. Edoardo litigava sempre con Damiano, e sua moglie se la prendeva sempre con lui. Blanca aveva un carattere remissivo come vostro padre, e spesso loro si isolavano, si consolavano e davano conforto a vicenda. Questa cosa non la tolleravo, era con me che doveva confrontarsi non con lei! Mio malgrado avendo un carattere forte con Edoardo io mi trovavo bene a parlare con lui. Forse presa anche dalla gelosia un giorno lo baciai. Lui mi strinse a sé. Anche lui aveva bisogno di conforto. Lui e la moglie erano sempre più distanti. Ci sentivamo soli. Iniziammo a vederci di nascosto. Non furono molto le volte, alla fine ci demmo un taglio. Capimmo di non provare nulla uno per l'altro e questa non era la soluzione ai nostri problemi. Damiano ci vide, e successe tutto quello che già sai. Blanca mi riportò l'orecchino. Sarei voluta sprofondare, era come una sorella per me. I suoi figli erano come nipoti per me, e io cosa avevo fatto? L'avevo tradita nei peggiori dei modi. Vostro padre se né andò di casa, non prima di prendere a pugni Arturo. Per mesi non ci siamo più rivisti, le nostre famiglie andarono in pezzi. Dopo molti mesi riuscimmo pian piano a rimettere insieme i pezzi. Io chiesi perdono a Blanca che lei mi concesse credo per sfinimento, dato che ogni giorno le mandavo una lettera. Con tuo padre fu un po' più difficile. Alla fine capimmo che tutti avevamo sbagliato. Anche Blanca e tuo padre capirono che ci avevano trascurato, che i problemi dei figli non dovevano allontanarci come coppia. Potrai non credermi Rossella, ma dopo quella storia io ho capito quanto tuo padre era importante per me, mi sentivo persa sola. Avevo dato per scontato che il suo amore bastasse per due, ma non mi ero mai resa conto che di amore ne avevo messo tanto anche io. "

<<Perché non mi avete detto la verità prima? Perché lei sapeva tutto e io no?>> chiese Rossella, aveva ragione a pensare che c'era dell'altro. Il padre biologico di Elisabetta era diverso dal suo. Per lei questo non cambiava niente, sarebbe rimasta uguale sua sorella. Ecco perché diventò a un tratto gelosa di lei. Elisabetta rispose a quelle domande, con la sua solita cattiveria. Era soddisfatta nel vedere come soffriva, lei che per tanti anni si era sempre sentita una nota stonata in quella casa. Si sentiva la figlia della vergogna. << Perché dovevi essere protetta... la piccola!.>> Ancora tanto disprezzo provava per lei. <<Elisabetta per me non cambia nulla sei sempre mia sorella!. Tutti ti hanno amato in questa famiglia per quello che sei.>> << Ma per piacere!>> sbuffò Elisabetta, indignata dai modi a madre Teresa di Calcutta Rossella. <<Perché fai cosi? Mi hai riversato addosso un odio pazzesco, io che colpa ne avevo?>> <<Senti se fosse vero che tutti mi hanno amato e bla bla ... spiegami perché a te il nonno ha lasciato un fondo economico a cui potrai accedere quando ti sposi. Mentre a me ha lasciato l'eredità da dividere con la mamma e te.>> chiese stizzita Elisabetta. << Cosa?>> fece Rossella sbalordita, guardò i suoi genitori che confermarono questa notizia. <<Io no ne sapevo niente, se questo ti può fa stare meglio posso cederlo a te.>> <<Pensi davvero che sia questo il problema? I soldi. Lo capisci o no che non mi hanno trattato come te? Lo capisci che sono anni che vivo senza sapere chi è mio padre. Che mi sento rifiutata da lui, e mi sento commiserata da questa famiglia di merda. Che mi sento sporca, un frutto marcio caduto per caso in cesta di frutti belli e maturi. No tu non lo puoi capire, perché hai avuto sempre tutte le certezze di questo mondo. Adesso io godo, nel vedere come le tue certezze si sgretolano sotto i piedi. Godo nel vedere che soffrirai come ho sofferto io. >> <<Mi fate veramente schifo tutti!>> disse Rossella livida in volto, non avrebbe dato a Elisabetta la soddisfazione di vederla piangere. La sorella continuava a inferire a parole su di lei, e si arrabbiava sempre di più perché non la vedeva piangere, non la vedeva piegata in due dal dolore. Diede l'ultimo colpò di grazia. <<Con Ludovico ci scopavo quasi tutti i giorni, poi lui a preferito lui a te. Ovviamente per soldi!.>> <<Sei una...!>> ma non continuò la frase, non voleva abbassarsi ai suoi livelli. Elisabetta scrollò le spalle e con tranquillata rispose:<< Una puttana?Come te... come nostra madre!.>> Rossella si avvicinò furiosa, questo era troppo, voleva darle addosso, ma non fece in tempo perché vide sua padre che tirò uno schiaffo fortissimo sul viso di Elisabetta facendola cadere in ginocchio.

Anche a casa Carafa l'aria era tesa. Anche lì la più volte la situazione era degenerata e Kevin si era trovato a fare da moderatore. Edoardo aveva chiesto più volte scusa ai suoi figli. Anche Diana stava venendo a conoscenza della verità. Compresa la storia della paternità di Elisabetta. Non sapevano del fondo economico destinato a Rossella ( per loro non era rilevante) . Forse per Damiano e Diana la situazione era un po' più semplice, negli anni loro avevano già metabolizzato la scappatella del padre con un'altra donna. Ora dovevano capire come potevano fare finta di essere tutti amici. Era incredibile come nel tempo si fossero buttato tutto alle spalle. Come facevano a vivere quella farsa? <<Non è stato facile! Abbiamo dovuto mettere tutto in discussione. Amicizia, famiglia lavoro. >> Disse Edoardo. <<Io ho implorato il perdono di Arturo, e anche quello di tua madre. Se lei mi avesse fatto una cose del genere forse l'avrei ammazzata. Fu questo pensiero orribile che mi fece capire quanto avevo sbagliato con lei. Non potevo perderla. Mi sono rimesso in discussione, ho cambiato i miei modi di fare. Mi tolsi da dosso quei modi da fare da egoista. Mi rammarico solo di non essere riuscito a ricondurti a casa.>> Guardò suo figlio con aria di rammarico. <<So che sei avevi intrapreso una relazione con Rossella. Non gettare all'aria tutto per questa vecchia storia.>> << Per cortesia i consigli su di me risparmiateli!.>> sbottò Damiano. Questo era veramente troppo, basta aveva sentito abbastanza. Aveva bisogno di uscire e prendere aria, ma soprattutto aveva bisogno di stare solo. Mai più vere erano le parole che spesso diceva un suo professori : "Scegli l'arte come; fra tutte le menzogne è ancora quella che mente di meno!"

Allora ??? Che ne pesate? Aspetto commenti!!! Come sempre grazie assaje ♥️

Nelle mani di un pittore ( #Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora