Capitolo 48: Fontana di Trevi

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Gli uomini scelti di Paolo Orsini entrarono in città avvolti in un'atmosfera surreale.

Non c'era nessuno per strada, nessuno alle finestre e nemmeno un rumore arrivava dai palazzi che facevano da scenario a quella silenziosa sfilata.

I cavalieri aprivano, a passo moderato, seguiti dall'artiglieria e, poco lontano, i soldati di Leone da Montesecco stavano facendo altrettanto, per riuscire a circondare i palazzi dei Colonna.

Caterina era stata convinta da Paolo Orsini in persona a indossare un vestito che la rendesse riconoscibile, in modo che i cavalieri restassero galvanizzati dalla sua presenza e che i nemici la riconoscessero e in qualche modo restassero destabilizzati dalla sua presenza.

Perciò in quel momento si trovava in sella a un pesante cavallo da guerra con indosso un'armatura abbastanza coprente, ma eccessivamente decorata, e un gonnellone enorme coperto di strisce di velluto che riprendevano i colori dei Riario. Di certo non era un mise comoda.

Virginio Orsini fece segno a tutti di fermarsi un istante e la colonna si arrestò con un breve momento di esitazione.

Aveva sentito qualcosa che non gli piaceva. Come un cigolio. Come un carretto o delle ruote che non erano quelle delle loro bocche da fuoco...

Un fragore improvviso ruppe la pace irreale che li circondava e una piccola palla di cannone, assieme a molto fumo, tranciò di netto le zampe del cavallo su cui stava Paolo Orsini.

Virginio non accorse dal parente, ma al contrario, ordinò la carica, dirigendosi, dinnanzi a tutti, verso il punto da cui era arrivato il colpo.

Paolo Orsini venne aiutato da quelli che gli stavano attorno e in breve uno dei suoi secondi smontò da cavallo e prestò la propria bestia al comandante che, rimessosi in sella, inseguì Virginio verso la piazza della Fontana.

"Presto!" ordinò il comandante d'artiglieria: "Preparare le bocche da fuoco!"

E a quell'ordine gli addetti alle bocche da fuoco scattarono in avanti, febbrili e Caterina cominciò a occuparsi di quelli che stavano sulla destra, mentre il comandante d'artiglieria badava a quelli di sinistra.

Girolamo tentò di voltare il cavallo, ma all'ultimo cambiò idea, temendo, nella fuga, di incappare in qualche blocco dei Colonna.

Così seguì la moglie e l'artiglieria verso la piazza.

Quando arrivarono davanti alla Fontana di Trevi, lo scontro si stava già quasi spegnendo. Solo pochi uomini dei Colonna erano stati messi davanti alla fontana, ad aspettare gli Orsini.

Ormai lo scontro si stava spostando sul promontorio, dove i Colonna dovevano essersi ritirati e dove Leone da Montesecco, astutamente, aveva portato i suoi nel momento stesso in cui aveva sentito il colpo di colubrina.

Lo scenario cittadino rendeva la battaglia unica nel suo genere. I cavalli scalpitavano e imboccavano le vie tra i palazzi a velocità folle, spesso scivolando un po' e perdendo aderenza.

La concitazione e le urla dei soldati per un attimo ricordarono a Caterina il giorno di Santo Stefano, quando suo padre era stato assassinato. Solo che qui non c'era una folla a guardare, solo finestre sprangate e portoni chiusi a chiave...

Seguendo il resto degli Orsini, Caterina fece in modo che le bocche da fuoco puntassero verso i palazzi dei Colonna e ordinò di colpire.

In breve il palazzo di Oddone Colonna e quello del cardinale Giovanni Colonna vennero ridotti quasi del tutto in macerie e alcuni soldati degli Orsini ne approfittarono per prendersi un po' d'oro, di gioielli e di piccoli oggetti preziosi, che occhieggiavano così, alla luce del sole, come se desiderassero essere rubati...

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo (Parte I)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora