"Dunque?" chiese Ludovico, con impazienza.
Caterina finì di leggere nella mente la lettera, poi l'accartocciò con entrambe le mani e la buttò in terra dicendo: "Leggetela pure, se ci tenete tanto. Fosse per me la getterei subito nel fuoco. E ora, con permesso..."
E senza aspettare nessun congedo, la Contessa Riario uscì dal salone seguita a ruota dai suoi uomini.
Ludovico fece cenno a un servo affinché gli raccogliesse il prezioso incartamento. Quando finalmente lo ebbe tra le dita, cercò di appianare le increspature causate dalla stretta stizzosa della nipote e prese a leggere, sorvolando sui convenevoli iniziali, che, per altro, erano molto stringati e molto freddi.
'Il nuovo aumento della tassa sul macinato – diceva la lettera – ha agitato oltremodo i cittadini di Forlì. Contestualmente a questa scomoda situazione che ha portato molti popolani a riversarsi nelle strade per dimostrare la propria ostilità nei confronti delle Signorie Vostre, il Conte Riario ha manifestato una singolare malattia che lo ha portato a essere impossibilitato a prendere una qualsivoglia decisione. Perciò, immediatamente, ha predisposto affinché la corte venisse traferita seduta stante a Imola.'
Ludovico fece un fischio, intuendo come fosse quella la parte che per prima aveva fatto infuriare sua nipote.
'Questa decisione – riprendeva a scrivere il mittente – è stata presa dal Conte in quanto a suo dire questa città è più tranquilla e più adatta a un convalescente quale lui è. Dall'arrivo nella città di Imola il Conte Riario è rimasto chiuso nelle proprie stanze, senza voler parlare con nessuno, né occuparsi dei figli, né degli affari dello Stato, rifiutandosi finanche di cambiarsi d'abito o mangiare altro che non fosse cibo portato da lui stesso direttamente da Forlì. Questa malattia gravissima e misteriosa sta impedendo al signor Conte di agire come di dovere. In Forlì resta come figura di polso unicamente Melchiorre Zaccheo, nostro fidatissimo uomo, Castellano della rocca di Ravaldino. Tuttavia la situazione non può restare stabile ancora a lungo e con la lontananza delle Vostre Signorie da Forlì il peggior rischio è quello di arrivare a perdere la città. Dunque con questa mia imploro la Signoria Vostra di raggiungere Imola al più presto, senza porre ulteriore indugio, al fine di far rinsavire il signor Conte e riportare la corte a Forlì. La mia richiesta è urgentissima poiché le cose dello Stato stanno andando alla rovina e ognuno si approfitta della condizione del signor Conte.'
Infine, in calce, stava in bella mostra la firma di un certo Matteo Menghi.
Ludovico rilesse ancora un momento le parole che riguardavano la condotta del Conte Riario.
Sembrava un affare molto serio...
"Portatemi qui i due migliori medici di Milano!" ordinò, rivolgendosi a una delle guardie: "E dite loro che si preparino a partire alla volta di Imola, per curare un malato molto particolare."
Caterina entrò a Palazzo Landriani come una furia. Ignorò le domande che sua madre le faceva mentre la inseguiva su per le scale e, un volta arrivata nella sua stanza, vi si chiuse dentro a due mandate.
Come aveva potuto quella peste di suo marito fare una cosa tanto stupida? Non capiva che l'unico modo per non perdere Forlì era non andarsene nemmeno per sbaglio?
Appoggiò la fronte al muro, mentre fuori dalla porta sentiva la voce di Lucrezia e quella di Bianca che parlottavano concitate, chiedendosi cosa mai fosse successo. Dopo poco, alla caciara si unirono anche le voci di Gian Piero e di Chiara.
Anche se apparentemente cercavano di moderare i toni, facevano una confusione indicibile, quando invece Caterina avrebbe voluto solo un po' di silenzio per pensare lucidamente.
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Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo (Parte I)
Historische RomaneCaterina Sforza nacque a Milano nel 1463. Figlia di Galeazzo Maria Sforza e Lucrezia Landriani, passò la prima parte della sua infanzia tra i giochi spensierati e lo studio al palazzo di Porta Giovia di Milano. Dall'età di nove anni, però, la sua v...