Dopo l'incontro con Leonardo, Caterina non fece altro che godere della lontananza dal marito e della compagnia di sua madre Lucrezia.
Se spesso al mattino Caterina usciva assieme a Gian Piero e al fratellastro Piero per andare a caccia o si esercitava con loro nell'uso della spada, passava invece i pomeriggi oziando, andando a assieme alla madre a fare brevi cavalcate verso la campagna o passeggiando mano nella mano con lei, mentre le due si raccontavano piccoli dettagli della loro vita.
Caterina parlava solo delle cose belle che le erano capitate e anche dei momenti di assoluta eccitazione che aveva provato nel prendere Castel Sant'Angelo o nell'impugnare una spada sul campo di battaglia, tralasciando tutto quello che era invece triste e negativo.
Lucrezia ascoltava, cercando davvero di capire, benché nella sua vita non avesse esperienze paragonabili, e poi le raccontava della sua nuova vita come moglie di Gian Piero, dei due figli che aveva avuto con lui e della sua rinnovata tranquillità.
Entrambe traevano piacere dalle parole dell'altra perché, anche se a volte appariva palese che quelle frasi erano scelte con cura e misurate in modo da nascondere anche qualche verità scomoda, quei discorsi dimostravano che avevano avuto anche dei momenti di serenità, malgrado tutto.
Caterina stava lentamente rinascendo. Si sentiva più calma e meno incline a perdere la pazienza.
Riusciva a dormire con più facilità e gli incubi se ne stavano andando uno dopo l'altro.
Il modo rapido in cui alcune sue ferite stavano guarendo aveva del miracoloso.
Lucrezia poteva vedere coi suoi occhi i miglioramenti della figlia, nel tono più disteso con cui parlava, nei sorrisi, sempre più frequenti e sempre più spontanei, che le dedicava. Era come veder rifiorire un cespuglio di rose selvatiche. Anche se le spine erano sempre lì al loro posto, i fiori, bellissimi e profumati, le vincevano, mostrandosi in tutto il loro splendore.
Chiara le osservava senza mai intromettersi, cercando di capire come potesse il loro legame essere tanto stretto malgrado fossero state lontane l'una dall'altra per anni.
Avrebbe voluto potersi sentire come loro, ma ogni giorno di più si faceva persuasa che era troppo diversa per poter essere capita e per poterle capire, così si limitava a stare in loro compagnia quando capitava, e aspettare che arrivasse il giorno del suo secondo matrimonio.
Ludovico aveva allentato la sorveglianza che all'inizio gli era parsa tanto indispensabile. Sua nipote Caterina non stava facendo nulla di strano, se non starsene con sua madre e, finché non ci fossero state notizie o pettegolezzi sulle corti di Imola e Forlì, non aveva senso impuntarsi contro una simile donna.
"Secondo me sarà un maschio." disse Lucrezia, mentre si metteva a sedere accanto alla figlia.
La sua esclamazione era dovuta al fatto che quando era entrata nella stanza, Caterina si stava accarezzando pensierosa la pancia.
"Un altro?" sbuffò ella, quasi divertita: "Devo forse mettere in piedi un esercito?"
Lucrezia sorrise: "Preferiresti una bambina per trovare una compagnia alla piccola Bianca?"
"Bianca si trova bene coi suoi fratelli." disse subito Caterina: "Anche se non scappa come facevo io davanti ad ago e filo, non disdegna nemmeno i giochi più... Vivaci."
Lucrezia aveva gli occhi che brillavano, come ogni volta che sentiva parlare della sua nipotina mai incontrata: "Ci avrei scommesso che fosse simile a te..."
"In realtà ha il tuo profilo e credo che diventerà bella come te, quando sarà più grande." fece Caterina, mentre rivedeva davanti a sé il viso di Bianca.
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Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo (Parte I)
Fiksi SejarahCaterina Sforza nacque a Milano nel 1463. Figlia di Galeazzo Maria Sforza e Lucrezia Landriani, passò la prima parte della sua infanzia tra i giochi spensierati e lo studio al palazzo di Porta Giovia di Milano. Dall'età di nove anni, però, la sua v...