Caterina aveva letto e riletto il messaggio di Lucrezia e più ritornava sulle parole vergate dalla mano ferma di sua madre, più riusciva a comprenderne il significato più profondo.
Nella prima parte dello scritto la donna si limitava ai convenevoli, chiedendo con parole abbastanza formali come andasse la salute del papa e quella di Caterina. Ometteva di chiedere della salute di Girolamo, ma non dimenticava di citare i piccoli Ottaviano, Cesare e Bianca.
Dopodiché rassicurava la figlia circa il proprio stato, raccontandole di come i giorni passassero tranquilli nella casa di suo marito.
Poi passava a parlare dei fratelli di Caterina, limitandosi a un paio di considerazioni per ciascuno di loro. Solo per Gian Galeazzo aveva utilizzato una formula molto strana.
'Gian Galeazzo – aveva scritto – per il momento gode di buona salute, per quel che ci viene riferito.'
Era un modo come un altro per dire che Gian Galeazzo era in pericolo e che era tenuto sotto controllo, se non addirittura prigioniero.
E subito dopo era stato aggiunto: 'Ludovico, invece, gode per certo di ottima salute e par che l'aria di Milano gli giovi ogni giorno di più.'
Anche quello era un messaggio in codice. Significava che Ludovico stava prendendo sempre più potere e che Lucrezia ne aveva paura, abbastanza paura da non fidarsi a scrivere apertamente le sue impressioni.
'Inoltre pare che Ludovico trovi la forza anche nell'amore, dato che il suo fidanzamento con B. E. lo mette di buon umore.'
B. E. non poteva che essere Beatrice d'Este, la figlia di Ercole, signore di Ferrara.
Non si faceva cenno a Bona, il che mise in pensiero Caterina.
Per il resto, la lettera si chiudeva con toni appena più accesi, in cui Lucrezia si interrogava sul lungo silenzio della figlia e sulla apparente freddezza dei suoi ultimi messaggi.
In ultimo, proprio in chiusura, Lucrezia si era azzardata ad aggiungere: 'Ludovico non vede di buon occhio il riacceso spirito veneziano. Prego affinché il papa invochi la pace, o temo che presto ci saranno conseguenze orribili.'
Quella, fra tutte, era stata l'affermazione che aveva fatto rabbrividire maggiormente Caterina.
Le era stato detto che al nord Venezia e Ferrara avevano ripreso apertamente le ostilità e che ormai non sembravano esserci più regole. Napoli e Milano non si erano palesemente schierate, ma era quasi certo che, in caso, lo avrebbero fatto a favore di Ferrara, non per altro, per sottrarre le saline alla già troppo potente Venezia.
Caterina prese finalmente carta e inchiostro e si decise a scrivere una risposta che fosse altrettanto criptica, ma altrettanto chiara.
Ricambiò i convenevoli, rispose alle domande circa lo stato di salute dei figli e di se medesima – nascondendo, però, la propria gravidanza – e aggiunse anche un accenno allo stato del papa, suggerendone la buona salute. Forse era una valutazione troppo ottimista, ma se qualche spia avesse letto quelle righe, era bene sostenere il potere pontificio al meglio.
Si disse felice della buona salute di Gian Galeazzo, e chiese retoricamente se Ludovico non fosse forse troppo oberato di lavoro, dovendo occuparsi degli affari del nipote.
Infine rassicurò la madre circa la questione veneziana, promettendole che avrebbe pregato molto per la risoluzione immediata degli scontri e così avrebbe fatto anche il papa.
In chiusura le fece capire di non rispondere alla lettera, adducendo innumerevoli impegni e promettendole di scriverle di persona non appena avesse avuto più tempo.
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Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo (Parte I)
Historical FictionCaterina Sforza nacque a Milano nel 1463. Figlia di Galeazzo Maria Sforza e Lucrezia Landriani, passò la prima parte della sua infanzia tra i giochi spensierati e lo studio al palazzo di Porta Giovia di Milano. Dall'età di nove anni, però, la sua v...