Capitolo 40: Campomorto

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Prospero Colonna si stava massaggiando il mento, pensieroso. Il cielo coperto non lo lasciava ben sperare. Se fosse scoppiato un temporale, sarebbe stato pressoché impossibile utilizzare le bocche da fuoco e di certo la battaglia si sarebbe trasformata nella solita azzuffatina tra cavalieri.

Il Duca di Calabria non gli parlava da giorni, da quando gli aveva impedito di stanziare i suoi soldati a Marino.

Anche se aveva cercato di spiegare quanto fosse una scelta dettata dalla necessità e non dal proprio volere, il Duca l'aveva presa sul personale e nemmeno aveva voluto discutere nel dettaglio con lui i piani per quella giornata.

Prospero sapeva solo che quel pomeriggio si sarebbe scatenata una grande battaglia contro l'esercito del papa, guidato da Malatesta e che al seguito di quest'ultimo, gli era stato riferito da una delle sue spie, c'era anche il nipote stesso di Sisto IV, niente meno che il castellano di Castel Sant'Angelo in persona, amico personale degli Orsini e aperto contestatore dei Colonna.

Per quel che gli riguardava, Prospero non si sarebbe spaventato nemmeno davanti al diavolo in persona, figurarsi davanti a un misero Conte!

Con uno sguardo perplesso ancora rivolto alle nuvole scure e minacciose, Prospero finì di legarsi i gambali e si mise in piedi, sciogliendosi un po' i muscoli, prima di andare a radunare le truppe.


Roberto Malatesta stava pregando, cosa che non era avvezzo a fare. Quelle nuvole sembravano essere state mandate proprio da Dio e gli sarebbe bastato un piccolo temporale per rendere perfetta quella che era sembrata solo un'idea azzardata.

Erano quasi le tre del pomeriggio e l'afa si faceva sentire come non mai. Le zanzare erano noiose e nell'aria si respirava un'elettricità incredibile.

Il rumore di centinaia di uomini in armi disturbava la quiete che precedeva la tempesta, ma a Malatesta piaceva, quel fracasso composto.

Sapeva che il Duca di Calabria, Alfonso, aveva tirato indietro i suoi uomini, lasciando in avanti quelli dei Savelli e dei Colonna. Li aveva messi in sicurezza, in seconda linea, quindi i suoi restavano in minoranza, se le spie avevano fatto buoni calcoli, però si erano ben fortificati nella rocchetta...

Le forze erano pronte, soprattutto i balestrieri e in lontananza si potevano intravedere i primi cavalieri nemici farsi avanti, assieme alle bocche da fuoco.

Malatesta respirò a fondo due volte, annusando come un segugio l'aria gravida di tempesta, prima di dare il segnale con la mano.

Non appena fece segno ai suoi di cominciare con l'attacco che tanto aveva pianificato, una goccia di pioggia gli colpì l'elmo. E a quella ne seguirono molte, sempre più grandi e piene di forza.

Mentre i suoi avanzavano, Malatesta rideva.


"Dannazione!" esclamò Prospero Colonna, mentre i suoi fuochisti gli facevano segni con le braccia.

La pioggia si era fatta vedere, alla fine, e più che un temporale estivo, aveva scatenato una vera e propria tempesta.

Non si vedeva a un palmo dal naso e il terreno stava già diventando fanghiglia.

Le bocche da fuoco erano inservibili, così bagnate e per quanto gli addetti ai cannoni provassero ad accendere la miccia, non riuscivano a far partire nemmeno un colpo.

"Avanti! Avanti!" gridava Colonna, alzando il braccio armato di spada, guidando alla carica i suoi cavalieri.

Come previsto, quella battaglia si sarebbe trasformata nell'ennesima carica di cavalleria dall'esito reso ancora più incerto dalla pioggia.

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo (Parte I)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora