Capitolo 98: Doppio gioco

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Erano passati due giorni da quando Caterina Sforza era tornata a Imola e Vincenzo Codronchi ancora non aveva trovato il modo di agire.

La prima sera che si era presentato da Zaccheo, aveva preferito prendere tempo.

In realtà aveva in animo di ucciderlo subito, ma, appena si videro, Zaccheo gli disse: "Non indovinerai mai che è stato qui ieri notte, poco dopo che te n'eri andato!"

Codronchi, temendo che l'altro avesse su di lui qualche sospetto, aveva preferito fingersi molto stupito e rinviare l'azione omicida: "Chi?" aveva chiesto.

"La cagna del Riario." aveva risposto Zaccheo, con una risata roca.

"Porco mondo... E che voleva?" finse di incuriosirsi Codronchi, mentre si andavano a sistemare al tavolo da gioco.

"Che le consegnassi la rocca." aveva risposto Zaccheo, alzando le spalle.

"E tu?" aveva allora domandando Codronchi.

"L'ho mandata a quel paese e me la sono tenuta per me, la rocca. E ho fatto bene, visto che quel diavolo di donna se n'è subito tornata a Imola con la coda tra le gambe." aveva esultato Zaccheo, cominciando a mettere le pedine al loro posto.

"Bravo amico mio." aveva ribattuto Codronchi, fingendo di non capire le implicazioni di un simile gesto.

Normalmente una notizia simile avrebbe dato adito a mille domande e a dubbi sul futuro sia della rocca sia dello stesso Zaccheo, ma questi era già troppo occupato a bere per dar peso all'apparente mancanza di interesse di Codronchi.

Quella sera, invece, Vincenzo era deciso a portare a termine il suo compito.

Si era organizzato come meglio poteva. Aveva visto che c'erano molte guardie e da qualche commento tra i soldati aveva intuito che alcuni erano fedeli a Zaccheo. Dunque, se non voleva che la sua missione si rivelasse un suicidio, doveva avere le spalle coperte e doveva trovare un modo per allontanare subito dalla rocca, una volta morto Zaccheo, tutti quelli che avrebbero voluto vendicarlo.

Così si era scelto tre uomini, comprati a suon di monete e aveva spiegato loro come introdursi nella rocca senza destare troppi sospetti. Contava, soprattutto, sulla fiducia che Zaccheo aveva nei suoi confronti.

"Questi miei servitori – disse alle guardie – portano un piccolo banchetto che ho deciso di far preparare per il mio amico. Se avete intenzione di non farli entrare, peggio per voi, ve la vedrete col castellano."

I due soldati, un po' contraddetti, alla fine cedettero e lasciarono entrare Codronchi e i suoi tre uomini, che portavano a braccia due pentoloni e quattro ceste piene di roba da mangiare.

Zaccheo parve entusiasta dell'iniziativa dell'amico e mangiò tutto con gusto.

Dopo il banchetto, i due si misero a giocare a scacchi e a un certo punto Codronchi disse: "Com'è avere in mano questa rocca?"

Zaccheo vuotò il suo calice di vino: "Una meraviglia."

"Molto bene." sussurrò Codronchi, mentre l'altro era intento a sistemare le pedine sulla scacchiera.

Zaccheo non sentì quasi il commento fatto a mezza bocca, tanto era annebbiato dall'alcool e dall'impegno di sistemare i pedoni, ma quando udì il rumore sottile e minaccioso del ferro che usciva dalla fodera, i suoi occhi corsero subito verso l'amico.

Non ebbe nemmeno il tempo di reagire, che la lama estratta da Codronchi era già conficcata nel mezzo del suo petto.

Avvertì per un secondo un rivolo caldo uscirgli di bocca, e poi crollò in terra, morto.

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo (Parte I)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora