Capitolo 17: Natale 1476

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"Però, se fossero dubbi fondati di certo Simonetta sarebbe più preoccupato, non pensi?" domandò Bona, cercando conferma negli occhi chiari e profondi di Lucrezia.

"Simonetta è un buon politico, quindi sa dissimulare bene. Che ci siano cittadini inclini alle congiure e ai complotti lo si sa da sempre. Il nostro compito è accorgerci di loro e renderli inoffensivi." rispose Lucrezia, senza rassicurare molto Bona.

"Dobbiamo parlarne anche con Galeazzo?" chiese Bona, tormentandosi l'interno della guancia.

"Perché dovremmo?" fece Lucrezia, stringendo le braccia sul petto: "Da anni lo vogliono rovesciare e da anni le nostre spie anticipano le mosse dei congiurati. Dovrebbero essere dei gatti, per non farsi prendere."

Bona cercò di rincuorarsi da sola e si aprì in un sorriso stentato: "Bene, allora non gli diremo nulla. Lasciamogli passare il Natale in pace."

"Sempre che torni in tempo..." soppesò Lucrezia: "Oggi è la Vigilia e ancora non abbiamo sue notizie. Strano che non abbia mandato un messaggero a precederlo... Comincio a credere che non farà in tempo a esser qui per Natale..."

Bona deglutì rumorosamente e si chiuse in preghiera, come faceva di continuo, in quei giorni.

"Vado dai bambini." annunciò Lucrezia, trovando un pretesto per lasciar sola l'altra donna: "Raggiungici, se vuoi, quando hai tempo."


"Sono cavalli?" chiese una delle bambinaie, alzando la testa e guardando verso la finestra. Anche Lucrezia aveva riconosciuto il rumore degli zoccoli che battevano con forza contro il terreno gelido di quel dicembre milanese.

Senza pensarci, disse ai figli presenti – ovvero tutti i più piccoli e Caterina – di aspettarla lì dov'erano, perché voleva vedere di chi si trattasse.

In cuor suo sperava fosse Galeazzo Maria, arrivato in segreto, senza messaggeri a precederlo, come avrebbe fatto da ragazzo, negli anni in cui si erano conosciuti e amati, quando era pieno di spirito d'iniziativa e senza ombra di paura.

Caterina seguì la madre con lo sguardo, ma quando la donna uscì dalla stanza, non le filò dietro.

Forse, si disse, solo pochi anni prima le sarebbe corsa dietro veloce come una furia, a maggior ragione nella speranza di rivedere il padre. Il tempo cambia ogni cosa.

Lucrezia arrivò nella piazza d'armi appena in tempo per vedere i cavalieri che entravano a spron battuto uno dopo l'altro, e in testa a tutti, impossibile non riconoscerlo, c'era Galeazzo Maria.

Tuttavia la donna non gli corse incontro, perché si accorse che un'altra dama stava già facendo la stessa cosa.

Bona stava letteralmente volando verso il suo sposo – perché lì, Lucrezia lo sapeva, lì stava la differenza: una era stata l'amante, l'altra sarebbe per sempre stata la moglie – veloce come una saetta e leggera come una nuvola primaverile.

Quando Galeazzo Maria scese da cavallo, allargò le braccia e la cinse con forza a sé, come se avesse paura di vederla scappare da un momento all'altro.

Lucrezia, che si era fatta piccola piccola e restava accanto alla porta da cui era uscita con tanto entusiasmo, osservava la scena in silenzio, con un velo di invidia, chiedendosi cosa si stessero dicendo, così fittamente, così abbracciati, così rapiti l'uno dagli occhi dell'altra.

Alla fine, il Duca e sua moglie si allontanarono ed egli diede qualche ordine ai soldati che lo seguivano, poi chiese, a voce abbastanza alta che anche Lucrezia riuscì a sentire: "E i miei figli come stanno? Caterina come sta?"

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo (Parte I)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora