Capitolo 76: Santo Stefano 1485

615 64 39
                                    

"La riunione sarà aggiornata al ventisette di questo mese." concluse Girolamo, irritato.

Da quando il piccolo era nato, due giorni prima, non aveva ancora avuto più di cinque minuti da passare con lui.

Ci mancava solo la riunione con il Consiglio degli Anziani! Ma cosa interessava a lui di quella città e dei suoi problemi!

Andrea da Chilino – che per tutta la riunione era stato saldamente al fianco del Conte, parlando in sua vece – convinse tutti i suoi colleghi a lasciare il salone, lanciando uno sguardo di commiserazione a Girolamo. Così facendo, pensò, non avrebbe fatto altro che peggiorare la sua situazione.

Matteo Menghi si strofinò le mani: "Fa freddino, oggi..." disse con un sorrisetto insinuante, rivolto ad Andrea da Chilino: "Forse il nostro signor Conte è solo provato da questo tempo inclemente. E ricordiamoci che da poco è di nuovo padre..."

"Infatti, dobbiamo tutti essere molto comprensivi con lui, che si dimostra sempre un signore giusto." rincarò Ludovico Orsi.

"Non è me che dovete temere, se ancora non l'avete compreso." si affrettò a mettere in chiaro Andre da Chilino.


Caterina Sforza faticò molto a staccarsi dal nuovo nato, almeno nei primi giorni. Quel bambino assomigliava ai suoi avi e da Girolamo non aveva preso pressoché nulla.

In quel momento gli altri bambini, a parte Livio che era ancora troppo piccolo, stavano seguendo le lezioni dei precettori e Girolamo era impegnato in una riunione con il Consiglio degli Anziani.

Caterina tremava alla sola idea di suo marito lasciato solo in mezzo a tutti quei lupi pronti a sbranarlo, ma non avrebbe potuto certo presenziare accanto a lui.

Anche se la gravidanza era stata molto tranquilla e così il parto, quella volta la ripresa era un poco più lenta. Se le prime volte Caterina era stata in grado di cavalcare già il giorno dopo il travaglio, quella volta preferiva starsene un po' a letto, complice, forse, il clima rigido di quell'inverno.

La balia, al suo fianco, sonnecchiava seduta sulla sedia, mentre lei stava leggendo un libro sugli antichi romani. Il piccolo Galeazzo Maria era nella sua culla, sveglio, ma tranquillo.

Quando la porta della stanza si aprì di scatto, la balia si svegliò con un grugnito, il bambino cominciò a piangere e Caterina abbassò il libro protestando: "Ma ti sembra il modo di entrare?"

Girolamo la zittì con un gesto della mano e ordinò immediatamente alla balia di andarsene.

La donna eseguì in fretta l'ordine, col timore di incorrere in una delle sfuriate del Conte, che negli ultimi giorni non si faceva pregare, quando si trattava di mettersi a gridare minacce e improperi.

"Non dovevi essere alla riunione con il Consiglio degli Anziani?" chiese Caterina, aprendo di nuovo il libro.

Girolamo finse di non sentirla e cominciò a giocherellare con il bambino.

Anche se Caterina avrebbe voluto ridurre ancora di più i contatti tra il neonato e suo marito, si rendeva conto che sarebbe stato troppo crudele, nei confronti del piccolo, impedirgli di avere a che fare col padre. Perciò sopportava.

"Allora?" chiese dopo un po', rinunciando a proseguire la lettura.

"Abbiamo rinviato tutto al ventisette dicembre. Lasciamo passare il Santo Natale e poi decideremo sul da farsi." disse in fretta Girolamo, sempre concentrato su Galeazzo Maria.

"Come se non avessi già deciso." commentò debolmente Caterina.


Quell'anno, Natale cadde di Domenica.

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo (Parte I)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora