Paolo Orsini era ripartito prima di Virginio e dei Conti Riario. Sisto IV gli aveva ordinato di dirigersi verso Marino e conquistarla, perché era là, secondo le spie, che si era rintanato Fabrizio Colonna, assieme a Antonello Savelli.
Così, mentre Paolo Orsini portava la sua cavalleria verso Marino, Virginio ebbe modo di aiutare gli aguzzini di Castel Sant'Angelo, ma le confessioni che ottenne non furono di suo gradimento.
Lorenzo Colonna era ostinato e di certo si stava dimostrando un uomo pieno di risorse. Malgrado fosse stato sottoposto alle torture più umilianti e dolorose, non pareva intenzionato a tradire i propri parenti, né i propri alleati.
Giugno si stava scaldando e Caterina sentiva il ventre sempre più gonfio e ingombrante. Secondo i suoi calcoli, il bambino sarebbe nato solo in ottobre, eppure questa gravidanza le sembrava più fastidiosa delle prime tre.
Era sì e no al sesto mese, ma si sentiva scoppiare. Iniziava a disdegnare certi cibi e a desiderarne ardentemente altri. Inoltre, spesso si riscopriva più malinconica e pensierosa del solito.
Soffriva maggiormente lo stare in piedi a lungo e più di una volta arrivò a sera stremata. Aveva solo vent'un anni, quindi non era per via dell'età. Forse era solo perché quello era già il quarto figlio...
Tutte queste considerazioni la rendevano inquieta e temeva, più il caldo si faceva intenso, di non riuscire a gestire bene come le altre volte la gestazione.
Quando fu necessario rimettersi in marcia, Sisto IV la pregò di prendersi cura di Girolamo e quindi Caterina non poté nemmeno cedere all'infantile desiderio di lasciare il marito al suo destino e passare gli ultimi mesi di gravidanza tranquilla.
Aveva accettato con buonagrazia la richiesta del Santo Padre e si era raccomandata molto coi medici di palazzo, affinché avessero più a cuore la salute del pontefice che non i propri interessi.
Malgrado tutte le rassicurazioni che le fecero, Caterina non era convinta della loro buonafede.
Vedeva nei vescovi e nei cardinali che vivevano a corte troppo desiderio e troppa cupidigia.
Guardavano il papa come fosse già morto e si aggiravano famelici per i palazzi, quasi spartendosi silenziosamente ogni stanza e ogni altare...
"Convinci tuo cugino Giuliano a tornare..." stava dicendo Caterina, mentre Girolamo fingeva di non ascoltarla.
Stavano facendo gli ultimi preparativi per la partenza del giorno seguente e ormai non c'era più tempo per i messaggi velati.
"Con Giuliano a palazzo, anche se dovesse accadere il peggio, nessuno si azzarderebbe a mettere in discussione i Della Rovere..." proseguì Caterina, buttando nell'ultimo bauletto un paio di calzabrache in più.
Aveva deciso di portare con sé molti vestiti comodi, alcuni di foggia maschile e anche per il viaggio aveva preferito scegliere morbidi calzabrache, una larga tunica e appena un mantello leggero, con lo stemma dei Riario ricamato in oro, che avrebbe portato solo per farsi riconoscere, nei punti più pericolosi del tragitto.
Non aveva fatto in tempo a farsi preparare un'armatura più adatta alla sua condizione, perciò aveva predisposto che venissero portate più piastre addominali, di larghezza crescente, in modo da poter scegliere di volta in volta la più adatta.
"Non dite sciocchezze!" perse la pazienza Girolamo.
Da quando Caterina si era presa gioco di lui davanti agli Orsini e a un prigioniero, Girolamo era stato con lei più freddo e acido che mai.
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Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo (Parte I)
Historical FictionCaterina Sforza nacque a Milano nel 1463. Figlia di Galeazzo Maria Sforza e Lucrezia Landriani, passò la prima parte della sua infanzia tra i giochi spensierati e lo studio al palazzo di Porta Giovia di Milano. Dall'età di nove anni, però, la sua v...