Capitolo 36: Venti di guerra

925 87 25
                                    

"Ma lo sai cosa significa una guerra?" chiese Caterina, cercando di attirare l'attenzione del marito, che fingeva di giocherellare con Bianca, che aveva pochi mesi, ma che già prometteva una grande bellezza.

Caterina non riusciva a credere a quello che Girolamo aveva combinato e ancora meno le sembrava possibile che il papa avesse seguito i consigli del nipote. Sisto IV stava forse perdendo il senno?

"Eh? Lo sai cosa significa scatenare una guerra?!" ripeté Caterina, alzando la voce.

Bianca scoppiò in lacrime, così Girolamo colse il pretesto e disse, infastidito: "Visto? Ora si è messa a piangere!" e prese tra le braccia la piccola.

Caterina si massaggiò gli occhi, cercando di ritrovare la calma. Quando quella mattina aveva saputo le novità che arrivavano fresche fresche da Venezia, non aveva voluto crederci.

Venezia, su consiglio – o meglio, su ordine velato – del papa, aveva dichiarato guerra a Ferrara. E unicamente perché Girolamo aveva convinto suo zio Sisto IV che solo lasciando ai veneziani il compito di sfondare il nord dello stato di Ferrara, lo stato del Vaticano avrebbe potuto finalmente prendere tutto il centro Italia.

"Non daranno nulla al papa, lo vuoi capire?" fece Caterina, stanca.

Girolamo continuava a cullare Bianca, accigliato e scuro in volto. Per una volta che aveva avuto un'idea brillante e coraggiosa, sua moglie non faceva altro che rimproverarlo e trattarlo come fosse solo uno stupido.

"Venezia vuole il sale e la terra ferma, ai veneziani non gliene importa nulla di te e di tuo zio, lo vuoi capire? E poi..." continuò Caterina, scuotendo il capo: "Ercole d'Este non è uno sprovveduto."

"Intendete dire che io lo sono?" chiese Girolamo, punto nel vivo.

Tra le sue braccia, Bianca si era calmata, ma a ogni parola detta con la voce un po' più alta del normale, il suo visino tornava a contrarsi e il rossore che preludeva le lacrime imporporava le sue guance.

"Prima di dire a Venezia di dichiarare guerra, mi sono assicurato anche le truppe genovesi e quelle del marchese di Monferrato, se non lo sapete già." si difese Girolamo: "Solo quando sono stato sicuro ho ordinato ai veneziani di rendere ufficiale la dichiarazione di guerra."

"Oh, certo, sei stato tu a ordinare ai veneziani di dichiarare guerra a Ferrara..." soffiò Caterina, incredula.

Possibile che Girolamo non si rendesse conto di come Venezia stesse sfruttando l'occasione di avere alleati il papato e Genova per le proprie mire e basta? A guerra finita, a patto che avessero vinto, Venezia avrebbe dato solo le briciole al Vaticano e ai genovesi e allora sarebbe stata più la spesa che la cavata.

"E hai anche promesso ai veneziani che andrai a combattere in prima persona, spada in mano e tutto il resto?" chiese Caterina, con un'aria di sufficienza che fece adirare Girolamo più di ogni altra cosa.

L'uomo represse l'ira che lo stava corrodendo e si limitò a rispondere: "Certo."

"E lo farai davvero?" domandò la moglie, con un tono che non avrebbe lasciato repliche, in altri frangenti, ma ormai Girolamo era stato sfidato e così ebbe il coraggio di risponderle.

"Ovvio." fece lui: "Al momento opportuno. S'intende."

"S'intende." gli fece eco lei: "Tu non ne sai nulla di guerra." dichiarò alla fine Caterina, alzandosi per prendere dalle braccia del marito la piccola Bianca.

L'uomo le lasciò la figlia senza protestare, ma solo per non far di nuovo piangere la piccola, e sussurrò, con un tono vagamente sarcastico: "Invece voi la conoscete bene, eh, la guerra?"

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo (Parte I)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora