Capitolo 77: Lettere pericolose

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Il 27 Dicembre del 1485, al cospetto del Conte Riario e dei suoi più stretti consiglieri, si presentò il Consiglio degli Anziani al completo.

La riunione cominciò con i soliti convenevoli e un susseguirsi di inutili e ossequiosi scambi di salamelecchi che cominciavano a nauseare perfino Girolamo Riario, che fino a quel giorno aveva sempre apprezzato tutte quelle parole futili.

Alberto Ercolani, che aveva preso il posto dell'appena defunto Andrea da Chilino, fu il primo a parlare con franchezza e senza peli sulla lingua.

Si alzò, passando con lentezza lo sguardo su tutti i presenti e soffermandosi proprio sul signore della città, mentre la sua voce risuonava sicura e tonante: "Conosciamo tutti il motivo che ci ha portati qui oggi. Siamo riuniti in questo palazzo per decidere se reintrodurre o meno i dazi e le gabelle che furono tolte dal signor Conte nel momento in cui arrivò per la prima volta nella nostra amata città."

Qualcuno annuì, altri si limitarono a restare in ascolto. Nicolò Pansecco, che aveva creduto di trovare un alleato in Alberto Ercolani, ora lo osservava come se non fosse più tanto sicuro di quell'appoggio.

"Io dico – riprese Ercolani, con ancor più forza – che reintrodurre tutte le tasse tolte sarebbe una follia! Follia pura! Solo un folle può aver pensato una simile cosa!"

Qualcuno vociò, nel salone, altri si scambiarono parole concitate, altri ancora espressero disappunto per i toni coloriti dell'uomo che proseguiva, imperterrito: "Non risolveremo i problemi accanendoci sui proprietari di terreni, sui negozianti e sugli agricoltori! Altro non faremo se non aizzarli contro di noi e allora sarà guerra interna alla città stessa e a quel punto che Dio ci scampi!"

L'indice di Ercolani era ancora puntata verso il soffitto, come se stesse evocando davvero l'Onnipotente e il suo intervento divino.

"Folle siete voi!" Si intromise senza tanti panegirici Nicolò Pansecco: "Voi, che pensate di risolvere la questione con sterili parole! Non sapete in che condizioni versa Forlì? Non sapete forse a quanto ammontino i debiti della città? Avete dimenticato il vero motivo per cui siamo qui?"

Nello sguardo di Pansecco c'era un sottinteso che Alberto Ercolani, volutamente, ignorò: "Il Conte Riario aveva giurato, sì, miei signori, giurato che avrebbe tolto i dazi e vietato l'introduzione di nuove tasse!"

Qualcuno cominciò a dire che era vero, che era proprio così.

"Ma aveva anche ben specificato 'fino a che il papa Sisto IV sarà in vita'." ricordò Pansecco.

Qualcuno si trovò costretto ad ammettere che in effetti l'aveva detto, sì, erano state proprio le sue parole.

"Sisto IV è morto ormai da tempo – fece notare Alberto Ercolani – quindi sembrerebbe che la decisione del Conte c'entri poco con la dipartita dello zio."

Alcuni annuirono con forza, era vero, la cosa era strana...!

"A maggior ragione possiamo dire che il Conte, fino a che ha potuto, ha preferito non gravare sulla popolazione!" esclamò trionfale Pansecco.

Quasi tutti cominciarono a far cenni col capo, perché in fondo c'era del vero anche in quello, sì.

"Se la città andasse in bancarotta – proseguì Pansecco, approfittando della momentanea esitazione del suo avversario dialettico – tutti lo saprebbero subito e in men che non si dica la nostra amata città verrebbe messa a ferro e fuoco dai peggiori barbari del mondo! Non solo le città a noi vicine, ma finanche quelle che stanno ai confini del mondo verrebbero a reclamare le nostre vite, le nostre proprietà, le nostre donne!"

Molti si misero le mani sul volto, altri si lasciarono andare a esclamazioni di panico, certi si dissero decisi a evitare una simile catastrofe.

In tutto questo, Girolamo se ne stava seduto tutto curvo sul suo scranno, lo sguardo torvo, la mente e l'animo mutabile come quello di tutti i presenti, sospinto continuamente ora verso l'una ora verso l'altra posizione.

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo (Parte I)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora