'E io che pensavo che fossero i Riario, quelli senza cervello...' stava pensando Sisto IV, mentre osservava con occhio indagatore il nipote.
"Sei completamente sicuro delle accuse che stai muovendo?" chiese, con freddezza.
Girolamo si spostò un ricciolo dalla fronte e annuì. Aveva il volto imperlato di sudore e le occhiaie che gli oscuravano lo sguardo erano il segno della notte passata insonne a pensare.
"Se è davvero stato tuo cugino Giuliano Della Rovere a preparare l'attentato al Duca di Milano, come mai non sei stato informato per tempo?" chiese il papa, sporgendo in fuori il labbro superiore.
Il nipote scosse il capo, ancora senza riuscire ad aprire bocca.
Sisto IV cominciava a essere più che infastidito dal comportamento timoroso e infantile di Girolamo, perciò decise di chiudere in fretta la questione: "Farò indagini più precise per conto mio. Per il momento, comunque, ti impedisco di prendere qualunque iniziativa in merito."
Girolamo abbassò la testa e chiuse il morso, leggermente contrariato. Avrebbe preferito, dallo zio, qualche urlo e dimostrazioni di rabbia di vario genere, mentre quell'uomo era rimasto pressoché immobile, mentre gli veniva raccontato di come Giuliano Della Rovere avesse agito senza il suo preciso consenso.
"L'unico che aveva la testa sulle spalle era il tuo povero fratello..." sussurrò il papa, sentendosi improvvisamente vecchio: "Giuliano è un depravato che rischia a ogni passo di rovinare la famiglia prendendo iniziative come il colpo di Santo Stefano, mentre tu..."
Girolamo avvampò, messo davanti, per l'ennesima volta, all'aperto biasimo di suo zio.
"Tu sei solo un caprone vestito di seta." concluse il papa: "Ma purtroppo sei l'unico che abbia le carte in regola per essere il braccio armato della nostra famiglia."
Girolamo deglutì rumorosamente, mentre Sisto IV si prendeva dalla testa la papalina per giocherellarci.
"La tua unica speranza, caro nipote, è la forza. Sii sempre impetuoso e violento, fai l'arrogante e zittisci tutti con la spada, o sarai finito." gli disse Sisto IV, mesto: "Vedi, Girolamo, il potere è solo un'illusione. Per mantenerlo, bisogna essere bravi a illudere gli altri. Tu, appena apri la bocca, togli ogni dubbio sulla tua abissale ignoranza, quindi devi far sì che ti temano prima ancora di sentirti parlare."
Girolamo annuì con fare remissivo, ma avrebbe volentieri strappato di mano la papalina a suo zio, per farlo smettere. Voleva zittirlo, perché era stufo di sentirgli rimarcare così sempre gli stessi concetti.
In fondo, aveva scoperto che Giuliano aveva ordinato l'omicidio di Galeazzo Maria Sforza... Non era forse stato acuto? Intelligente?
"Mi raccomando – soggiunse il papa, rimettendosi la papalina – fai in modo che tua moglie non sospetti mai, nemmeno per scherzo, che suo padre è morto per ordine di tuo cugino."
Girolamo alzò gli occhi e fissò quelli dello zio, che luccicavano in modo sinistro.
"Dicono che tua moglie sia una Sforza in tutto e per tutto. Sta a te riuscire a domarla, ora. Anche se suo padre è morto, la sua famiglia ha ancora Milano e nessuno sembra intenzionato a sobillare di nuovo il popolo. Lei è merce preziosa e mi risulta che sia diventata una splendida giovane. Tu hai più figli sparsi per l'Italia che idee per la testa, lo so bene, ma è il momento di darti una calmata." fece il papa, senza fermarsi, come quando teneva i suoi discorsi davanti ai cardinali: "Fai in modo che si innamori di te, o che per lo meno ti rispetti. La vostra unione deve essere forte e nessuno deve poterla mettere in discussione. Con il suo cognome, diamo a un caprone come te la possibilità di diventare qualcuno. Hai Imola, fai in modo di tenerla. Con un po' di fortuna, presto avremo tutto il centro Italia."
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Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo (Parte I)
Fiction HistoriqueCaterina Sforza nacque a Milano nel 1463. Figlia di Galeazzo Maria Sforza e Lucrezia Landriani, passò la prima parte della sua infanzia tra i giochi spensierati e lo studio al palazzo di Porta Giovia di Milano. Dall'età di nove anni, però, la sua v...