Capitolo 29

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Elodie's POV
Stiamo facendo merenda con la pizza in una pizzeria di Roma, in centro. Sono le quattro e mezza passate.
Chiara ride insieme a Michele, Gab insieme a Ges, e gli altri parlano della settimana nella scuola di amici.
I miei pensieri sono interrotti dalla suoneria di Gabriele.
"Lele dimmi."
Ah... Lele.
"Cosa? Cazzo amico, mi dispiace!" dice.
Appena dice queste parole guardo Gab, come il resto del gruppo.
"Vieni subito qui con noi. Ne parliamo insieme." dice poi preoccupato.
Cosa gli è successo a Lele?
"Ah va bene. Ne parliamo stasera? Ma dove sei?" ha sempre quella faccia preoccupata e triste.
Ma di cosa devono parlare?!
"Lele? Lele ci sei?" parla più forte di prima e poi aggiunge sobbalzando "Lele!".
Con il telefono in mano scappa dalla pizzeria. Noi lo seguiamo, mentre Michele paga il cameriere, e ci raggiunge subito.
"118?! Vada verso la via Ferri, a Roma. Credo che un ragazzo abbia fatto un incidente."
A quelle parole sobbalziamo. Incidente?
Vedo da lontano una macchina, girata al contrario.
"Forse è lì!" indico la direzione e corriamo.
Fai che non sia Lele.
Fai che non sia lui.
Quando ci avviciniamo, l'ambulanza è già arrivata. È lui, è Lele. Vicino alla macchina dove si trovava lui, c'è un altra macchina con la parte superiore distrutta. Riescono a tirare fuori Lele, e lo mettono in un lettino nell'ambulanza. Tutti noi siamo pieni di lacrime. Corro verso il corpo di Lele e mi siedo in uno sgabello che si trova vicino a lui.
"Può salire una sola persona. Sale lei?" dice guardandomi un'infermiera.
Do un'occhiata agli altri, che annuiscono e poi rispondo "sì" tra le lacrime.
"Lele, ti prego rispondimi." dico girandomi verso Lele, prendendogli la mano.
"Signorina, si sposti." l'infermiera di prima arriva con altri due infermieri e chiudono la porta del furgone dell'ambulanza.
Mi metto da parte chiudendo gli occhi.
Lele ti prego, resisti.
Non riesco a guardare. Mi giro verso un angolo dell'ambulanza e mi tappo le orecchie, facendo scorrere le lacrime.

Lele's POV
Apro lentamente gli occhi. Vedo due o tre persone vestite di bianco. Dove sono? Mi ci vogliono due minuti per capire cosa è successo in questo tempo.
Ricordo che stavo parlando con Gab, e ho visto una macchina venire contro di me. Dopo tutto buio. Giro la testa verso sinistra. Elodie è in un angolo. Le tremano le gambe.
"Elod..." dico con voce tremante e roca.
"Non devi parlare per cinque minuti." mi raccomanda l'infermeria.
Elodie si gira immediatamente dette quelle parole. Ha il viso pieno di lacrime, il mascara sulle guance e sulle mani. Si sarà stropicciata gli occhi.
"Lele!" urla e mi viene incontro.
Le sorrido e ricambia. Mi mancava quel sorriso.
Mi prende la mano e le sento bisbigliare un "Grazie, è ancora vivo.". Continua a sorridere.
Un infermiere molto alto ci informa che siamo arrivati.
Alcuni uomini mi portano in ospedale con il lettino. Elodie è accanto a me.
Mi portano in una stanza bianca e l'infermiere di prima mi dice "Sei stato molto fortunato. Ti poteva finire peggio. Hai però una gamba rotta. Dovrai stare sulla sedia a rotelle per un mesetto circa."
Esce dalla stanza lasciandomi solo con Elodie.
"Sono felice che stai bene." mi sorride e ricambio.
"Ti prego, torniamo amici." mi dice con le lacrime agli occhi.
"Tranquilla, è tutto come prima." dico senza pensarci.
Basta con questo male che causo a me e Elodie.
Credevo di fare la cosa giusta. Solo ora ho capito che ho sbagliato.

Elodie, sei la mia vita.
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