Capitolo 49

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Lele's POV
Siamo arrivati a Pomigliano.
Prima di andare dai miei genitori le faccio fare un giro per la città.
Le prendo la mano e la stringo.
"Mi piace Pomigliano." mi dice Elo e io sorrido.
"Sono felice che ti piaccia." dico baciandole la mano. Con l'altra mano tengo la valigia con le mie cose e le cose di Elo.
"Amore, vuoi che la tengo io la valigia? La stai portando tu da un ora, o anche di più."
Amore. Ha detto -Amore- o era la mia immaginazione.
"Amore?" ripeto sorridendo la parola che ha detto prima.
"Sì." arrossisce.
Le bacio la guancia.
"Non fa niente per la valigia, la porto io." rispondo poi ribaciandola.
Ci avviamo verso casa mia.
Abbiamo girato per Pomigliano un ora e mezzo circa.
Mentre camminiamo mano nella mano, parliamo del programma di oggi. Andremo a mangiare a casa mia, poi faremo un giro con la mia famiglia. Più tardi usciremo da soli e poi andremo a cena con la mia famiglia.
Mia mamma ha detto che ama Elodie, mio papà non accetta molto il fatto che è più grande di me.
"Lele?" mi dice Elo.
"Amò."
Lei sorride a quella parola.
Poi indica in una direzione e mi chiede "Chi è quello che ti sta salutando?"
Cerco la persona che sta indicando.
"Non c'è nessuno che mi sta..."
Oh cazzo.
È Alex.
"Andiamo Elo." la tiro piano dalla mano, dalla parte opposta a dove stavamo andando prima.
"Prendiamo un'altra strada per andare a casa mia." dico serio, con il passo svelto.
"Chi è quel ragazzo?" mi domanda ancora.
"Nessuno di importante."
"Non è vero. Perché non me lo vuoi dire?" mi chiede.
"Elo." dico continuando a camminare.
Mi fermo quando siamo abbastanza lontani da Alex. La guardo negli occhi.
"Quel ragazzo riguarda il mio passato. Non posso spiegarti adesso, meglio un'altra volta. Ti prego, godiamoci la giornata. Ti spiegherò tutto, te lo prometto." dico prendendole tutte e due le mani.
Lei mi ascolta attentamente, e poi annuisce.
Riprendiamo la via verso casa.
Non potevo ancora crederci che avevo incontrato Alex.

Elodie's POV
Lele mi ha detto che quel ragazzo riguarda il suo passato, e che non ne voleva parlare adesso. Che passato poteva avere Lele? È stato duro, difficile?
"Mamma sono io." dice Lele al citofono.
La porta si apre ed entriamo.
Appena vedo le scale, chiedo a Lele "A che piano abiti?"
Ti prego, fai che abita al primo piano.
In questo condominio ci sono otto appartamenti: due per ogni piano.
Se abitasse al quarto e ultimo piano ci sarebbero tantissime scale da fare.
"Abito al primo piano, tranquilla le scale sono poche." risponde.
Mi legge nel pensiero?
Siamo già davanti la porta di casa sua.
Sua mamma sbuca dalla porta e lo abbraccia forte.
"Tesoro mio." dice piano, chiudendo gli occhi, quando lo abbraccia.
Sorrido nel vederli insieme.
Lele ha una mamma bellissima. Sembra anche molto dolce e gentile.
"Tu devi essere Elodie. Piacere di conoscerti." mi tende la mano sorridendo. Io ricambio.
"Il piacere è mio." dico.
Entriamo nella sua casa. C'è un buon profumo, chissà cosa sta preparando.
"Lele!" suo fratello lo saluta.
"Mi acchiappi?" gli chiede poi.
Lele ride e poi annuisce.
Suo fratello prende la rincorsa e poi gli salta in braccio.
"Mi sei mancato." dice piano Lele.
Com'è tenero.
"Lei è Elodie." dice poi facendo scendere il fratellino e indicandomi.
"Ciao Elodie!" mi dice salutandomi con la mano e poi aggiunge "Io sono Mattia, il fratello di Lele. Sono una persona molto calma." dice facendomi l'occhiolino.
"Sì certo, molto calma..." dice forte sua madre dalla cucina.
Il papà di Lele è seduto sul divano.
Si alza in piedi e mi tende la mano.
"Piacere Elodie, sono il papà di Lele."
"Piacere." gli sorrido.
Non piaccio molto a quest'uomo...
"Vieni." mi dice piano Lele afferrandomi la mano.
Poi avvisa i suoi genitori che mi fa fare un giro per la casa.
"La mia casa è molto piccola." mi dice sorridendo.
Tra la cucina e il salotto, che non sono divisi da una porta, c'è un corridoio che porta alle altre stanze della casa.
"Questo è il bagno." indica una stanza.
Poi continua ad attraversare il corridoio.
"Qui c'è la stanza di mio fratello" sorride.
"Questa è quella dei miei. È più grande di quella mia e di quella di Mattia." dice indicando la parte opposta della stanza di suo fratello.
"Ecco la mia stanza." dice indicando una porta alla destra del corridoio.
Lui entra nella sua stanza.
"Qui cosa c'è?" dico indicando una porta centrale alla fine del corridoio.
"Lo sgabuzzino." sorride guardandomi.
Entro nella sua stanza.
È molto luminosa.
Il letto è vecchio e anche la scrivania, con sopra una lampadina e una chitarra dentro la custodia.
C'è una piccola scrivania davanti al letto e, accanto, il pianoforte.
C'è un piccolo balcone.
"Che carina." dico sorridendo, riferendomi alla stanza.
"Non direi." dice.
Sì, i mobili sono un po' vecchi, ma la stanza è carina: mi esprime libertà, non so perché.
Noto una scritta sul muro con un frego sopra. La scrittura sembra quella di un ragazzino di otto/nove anni.
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Ehilà!


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