Capitolo 31

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"Ora dormiamo, dai." mi chiede Elo.
Siamo nel letto dell'ospedale. Abbiamo chiacchierato e riso insieme per ore, per recuperare il tempo perso.
Sono le 2 e mezza di notte.
"Va bene." dico a malincuore, mentre lei si alza e va verso la poltrona.
"No!" dico.
"No cosa?" mi chiede lei confusa.
"Dormi con me."dico.
Non è una domanda. Volevo dire questa frase come se fosse una domanda, ma quando l'ho pronunciata è uscita un'affermazione.
Annuisce sorridendo.
"Va bene Esposito, ma fammi mettere il pigiama!" sorride.
"Girati, e non fare il furbo." dice poi, per mettersi il pigiama.
Annnuisco e mi giro dall'altra parte.
Non girarti.
Non devi girarti.
Non farlo.
"Ho fatto!" urla poi.
Pericolo scansato.
Si infila sotto le coperte con me, facendo attenzione alla mia gamba.
Poi mette una mano sulla mia pancia.
"Ahi!" dico piano strizzando gli occhi per trattenere il dolore.
"Che hai sulla pancia?" mi chiede preoccupata.
"Altre ferite. Ma sono minori di quelle sul braccio." dico.
"Fammele vedere." mi dice sempre preoccupata.
Alzo la maglietta.
Ci sono 3 ferite, tutte bendate, ovviamente.
"C-cavolo..." dice imbarazzata.
Perché è imbarazzata?
"Perché adesso sei rossa come un peperone?" le chiedo.
"Così." sorride.
"Puoi abbassare la m-maglietta." dice poi.
Scoppio a ridere.
"Sei rossa perché stai guardando la mia pancia?"
"No." diventa più rossa.
Appoggia la testa sul cuscino.
"La Di Patrizi ama le pancie." sorrido.
"Non sono rossa per la tua pancia!" dice sorridendo.
"E allora per cosa?"
"Per quello c-che hai s-sulla pancia..."
"Le ferite?"
"No!" sorride e poi aggiunge "Dai è imbarazzante!" sorride.
"E dai, dillo!" ricambio il sorriso.
"Dillo veloce, e basta." aggiungo poi.
Dopo qualche secondo di silenzio bisbiglia "La tartaruga...".
Inizio a ridere.
"Mi fai morire dal ridere!" dico.
"Ma che c'è!" dice sorridendo e facendo finta di restarci male.
"Dove la vedi la tartaruga. Non c'ho niente!" rido.
"Sì invece!" dice tutta rossa.
La adoro.
Mi abbasso la maglietta e vedo che ci resta male. Rido e lei sorride.
"Dai!" ride.
"Dormiamo." dice poi. Spegne la luce.
Cerco di abbracciarla, ma con queste ferite ottengo scarsi risultati.
Si addormenta abbastanza velocemente. La luce che entra dalla finestra mi permette di vedere il suo viso. Il viso che amo.
Domani uscirò dall'ospedale con la sedia a rotelle. Sinceramente, mi vergogno a stare un mese su quella sedia. E poi non ci vorrei stare. Sono obbligato a stare a sedere. Odio questa cosa.
Odio anche queste ferite che non mi permettono di abbracciare Elo. Sono davvero orribili, poi.
Odio tutte ste bende che ho addosso, per coprire sti tagli e graffi profondi.
Ma mi resterà il segno di queste ferite? Spero proprio di no.
Però nonostante odi come sono adesso, mi meraviglio del fatto che non sono morto in quell'incidente, che sono vivo anche se il peso di una macchina poteva schiacciarmi. Mi meraviglio che adesso sono su questo lettino, con lei, piuttosto che vederla dall'alto.
Va bene, non potremo mai fidanzarci, ma questo non vuol dire che non posso stargli accanto.
Io la amo, nessuno può impedirmi di non essere un suo amico, il suo migliore amico.
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Ecco il capitolo trentuno!
Vi adoro tantissimo! Sappiatelo.

Continuo?💕

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