Capitolo 48

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Finalmente, dopo quella serata al ristorante, sto andando lì...
Sono in treno con Lele, che ha deciso di portarmi a Pomigliano, dove sta la sia famiglia. Sono impaziente di conoscerli. Loro sanno che stiamo insieme.
Lo abbiamo detto ai genitori, qualche sera fa. Era giusto che loro sapessero se i figli erano o no fidanzati. Lele mi ha detto che i suoi hanno preso abbastanza bene il fatto che sono più grande di lui. A sua madre non importava affatto, a suo padre un po' sì, ma non tantissimo, almeno non penso tanto. Suo fratello ha detto che sono perfetta per Lele. E ne sono felice.
Di solito quando sono in treno ascolto la musica da sola, e se qualcuno mi disturba sono guai. Adesso è diverso. Sarà l'ottima compagnia?
Io e Lele stiamo ascoltiamo la musica della sua playlist. Stiamo ascoltando soprattutto canzoni vecchie, ci è presa la voglia oggi.
"Oh, questa lasciala!" dico la Lele.
Iniziamo a cantare insieme.
Lele mi guarda. I suoi occhi profondi, il suo profumo, le sue labbra...
"Mi ricordo montagne verdi, e le corse di una bambina,
con l'amico mio più sincero, un coniglio dal muso nero,
poi un giorno mi prese il treno, l'erba, il prato e quello che era mio,
scomparivano piano, piano e piangendo parlai con Dio..."
"Bellissima 'sta canzone." dico chiudendo gli occhi e ricominciando a cantare.
Quando sono in viaggio, amo guardare fuori dal finestrino.
Apro gli occhi e guardo il panorama.
È pieno di viti e uliveti. In lontananza si vede una grossa montagna.
Richiudo gli occhi e Lele mi bacia la guancia.
"Oddio! Bella questa canzone!" dico appena inizia la canzone. Questa canzone dei Queen mi ricorda molto la mia infanzia.
A quei ricordi una lacrima scende dai mio viso. Cerco di trattenere le altre ma è inutile.
Provo a non far cadere il mascara con le lacrime.
"Mama, just killed a man,
Put a gun against his head,
Pulled my trigger, now he's dead.
Mama, life had just begun,
But now I've gone and thrown it all away.

Mama, ooh,
Didn't mean to make you cry,
If I'm not back again this time tomorrow,
Carry on, carry on as if nothing really matters." canto con la voce rotta dal pianto.
Lele mi guarda per un po', poi decide di intervenire.
"Elo, che hai?" mi chiede asciugandomi le lacrime.
"Niente." sorrido.
"Non è vero." mi accarezza la guancia.
"Questa canzone mi ricorda la mia infanzia: il periodo nero della mia infanzia. Mi ricorda mia madre, quando è andata via, quando è scappata" dico l'ultima parola più lentamente e più piano "Accendeva la radio e c'era sempre questa canzone.
La cantava, mentre faceva il bucato, mentre stirava, mentre lavava i piatti. Quando è andata via, accendevo la radio e c'era questa canzone. In quei momenti vedevo mia madre felice cantare, mentre stirava le camice. Poi si arrabbiava perché il ferro era vecchio e le camice restavano stropicciate." accenno un sorriso ai ricordi.
"Vuoi che cambio canzone?" mi dice dolcemente.
"No, anzi, possiamo riascoltala?" dico sorridendo con gli occhi rossi.
La canzone sta per finire.
Lele annuisce, e la rimette daccapo.
Mi stringe più forte, facendomi appoggiare la testa sul suo petto.
Mi addormento tra quelle braccia accoglienti, tra quelle braccia ormai necessarie per vivere.
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Il passato di Elo❤

Vanno per Pomigliano⚡

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Ho postato anche oggi prima per lo stesso motivo❤

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