Prologo 0.1 : Il tarlo della signora Shepherd

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L'inaspettata timidezza che aveva riscontrato nei comportamenti del coniuge dei primi tempi, alla lunga era risultata essere una pacata rassegnazione che spesso rifletteva l'atteggiamento bigotto della vecchia zia che ne aveva impostato l'educazione dopo la scomparsa della madre. Il marito aborriva ogni manifestazione pubblica di affetto e non promuoveva discorsi né pronunciava mai termini che reputasse volgari. Tutta la loro intimità consisteva nel seguire un protocollo privo di spontaneità, aveva sempre ottemperato ai propri doveri coniugali ma la passione era un'altra cosa e lui non solo sembrava misconoscere quel capitolo dell'esistenza ma non era affatto stimolato a saperne di più.

Qualche volta Martha si era immaginata come dovesse essere stato l'imberbe sposo nei primi approcci alla vita amorosa. Da ragazzo aveva avuto diverse relazioni ma un unico grande amore finito per uno screzio con un cugino che si era vendicato rubandogli la fidanzata. Era solo l'odio con cui George le aveva raccontato degli amanti infami che tradiva quanto avesse sofferto per quell'abbandono.

Trovato con rapidità un rimedio all'apatia del suo matrimonio, la novella signora Shepherd si era dovuta scontrare con un problema ben più grave. Entrata troppo in fretta nel nuovo nucleo, non si era resa conto di quanto il marito detestasse i propri familiari per ragioni che sfuggivano tanto a lei quanto agli altri membri della famiglia. Tutti parlavano con tenerezza di quel fratello minore amato al pari di un figlio, che l'adolescenza aveva visto inspiegabilmente allontanarsi e che il fluire degli anni aveva portato alla deriva.

George infatti declinava in automatico gli inviti dei parenti, sia che si trattasse di trascorrere un week end nella principesca villa dei genitori a Lake Forest o di una cena in loro compagnia. Le suppliche e le minacce avevano l'unico effetto di irritarlo animandolo di una furia altrimenti sconosciuta.

La questione si risolse per caso.

Una sera, al culmine dell'ennesima lite alla ricerca di una spiegazione che giustificasse il rifiuto di un pranzo domenicale, Martha aveva annusato per errore una piantina di ambrosia che l'aveva fatta lacrimare. Il marito, scambiando la reazione allergica per emotiva, aveva ceduto subito promettendole che sarebbero andati ovunque volesse purchè gli risparmiasse quel piagnisteo. Scoperta la chiave, la moglie aveva disseminato la casa di piantine di ambrosia e riempito i cassetti di mentolo che all'occorrenza spalmava sotto agli occhi. Un accenno di lacrime era sufficiente per far desistere il coniuge da ogni proposito contrario, evitando a lui le sceneggiate che tanto lo infastidivano e permettendo a lei di aggregarsi all'élite che conta.

Quei contatti obbligati, nonostante tutti gli sforzi, non fecero altro che esacerbare i rapporti familiari che nel giro di un paio di anni finirono per deteriorarsi senza rimedio e con lo svanire della magia del mentolo non ci fu più modo di convincere il marito a partecipare a qualunque evento coinvolgesse il padre e i fratelli, condannando la coppia ad una condizione di isolamento parentale. Alla fine la signora se ne era fatta una ragione, aveva sposato un miliardario giovane, fotogenico e in grado di adattarsi ad ogni situazione, non aveva il diritto di lamentarsi. Era quello che aveva sempre sognato di essere, una donna ricca, bella e da invidiare.

(segue)

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