Capitolo 6.12 : Red giant

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"Io non ce la faccio più a guardarle."

"Me ne sono accorto però è importante che tu le tenga controllate."

"Ho un progetto per le mie braccia." "Non le voglio quando sarò grande, so che ci sono dei medici che possono tagliarle."

Per quanto la notizia lo avesse turbato, e Alex era certa che fosse così, il padre continuò ad asciugarle la mano.

"Ci hai riflettuto bene?" le chiese. "Non potrai più disegnare, passeggiare con i cani, accarezzare i fidanzati. Dovrai farti aiutare per il resto della vita."

"Sopporterei qualsiasi cosa."

"Avremo bisogno di un medico, non puoi farlo da sola."

"Abbiamo i soldi?"

"Ce li faremo prestare da papà."

Dopo aver cacciato Scarlett e la sorella, George era andato nel suo studio inframmezzando al lavoro delle visite in cucina per sorvegliare la figlia. L'ultima di queste cadde mentre Thomas stava appoggiando una tazza di tè sul tavolo.

"Ti aspettavamo per mezzanotte", gli disse. "Che cosa ci fai già a casa?"

"Dov'eri finito?"

"Stavo mandando una mail dal mio studio ma sono tornato per controllare."

"Controllare che cosa? Ha mal di stomaco e i guanti erano umidi." La furia trattenuta nella voce si riversò nelle azioni. Thomas buttò con troppo slancio il pentolino nel lavandino, dentro al quale era avanzata dell'acqua bollente che gli schizzò sulle mani.

George lo soccorse prontamente ma venne respinto in malo modo. "Fammi vedere", insistette facendosi sotto un'altra volta.

"Vaffanculo."

"Non trattarmi così."

"Perché sei ancora vivo?"

"Un uomo stanco che indossa degli abiti che non lo fanno sentire a proprio agio." George gli sganciò i gemelli e l'orologio. "Quale combinazione migliore per rischiare di pronunciare delle parole che non si pensano? Vai a cambiarti, noi ti aspettiamo qui."

Alex fece avvicinare il padre rimasto ma non gli parlò fino a quando non fu sicura che fossero soli.

"Gli racconterai di Scarlett?"

"Se Thomas vuole una moglie gliela sceglierò io, conosco delle ragazze che faranno assomigliare Scarlett ad uno scaldabagno." "Non possiamo lasciargli accanto delle estranee senza credenziali."

"Papà prima mi ha spiegato che hai chiesto ad un signore di guardargli le spalle. Starà anche attento che quella donna che lo seguiva gli stia lontana?"

"E' il suo compito principale." "Sei stata tu a dirmi che papà è speciale", le ricordò George. "Pensavo intendessi speciale come il tesoro dei pirati."

"Anche di più."

"Io proteggo sempre i miei tesori."

Alex ricompensò il padre con un bacio sulla guancia. "E' colpa mia se papi è diventato triste ma non so come rimediare. Mi aiuti?"

Ritornando in cucina, Thomas si trovò di fronte George che gli indicò la tavola apparecchiata con una tazza di latte e un panino farcito con la marmellata.

Anche se non aveva fame non poteva contravvenire ad una delle regole che lui stesso aveva dettato, tuttavia la buona volontà non bastò ad aprirgli lo stomaco e il piccolo boccone di pane che aveva messo in bocca prese il canale della digestione già liquido.

Quando George gli rubò il panino per finirlo al posto suo, Thomas gli volle un po' meno male.

"Grazie."

"Ringraziami dopo che avrò risolto il tuo problema."

"Non esiste una soluzione".

"Poche cose mi riempiono di soddisfazione quanto dimostrarti che avevi torto."

"Alex non riesce più a guardarsi le mani."

"Quali alternative abbiamo?"

"Vuole farsi tagliare le braccia."

"Se la bambina ha un desiderio noi possiamo esaudirlo." George coprì la mano di Thomas con la sua. "Ci serviranno dei medici specializzati e un ospedale", gli disse non appena incrociò il suo sguardo. "Non potrà amputarsele da sola con un coltello da cucina."

"Resteremo senza coccole."

George guardò la figlia con severità. "Dovrà allenarsi a farle con i piedi."

(fine capitolo 6)

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