Capitolo 2.8: La ragazza del caffè

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"Se volessi farmi morire d'invidia, quale episodio mi racconteresti della vostra storia?"

Thomas le rispose dopo essersi preso una lunga pausa.

"Un giorno mi svegliò portandomi il caffè a letto. Lo faceva sempre, non è questa la parte straordinaria, però di solito era di corsa. Quella volta invece si mise cavalcioni sopra di me e aspettò che lo bevessi." "Capii subito che si era dimenticata lo zucchero, almeno era quello che credevo. Mi spiegò che mi aveva sognato con una mia ex fidanzata, le feci notare che non ne avevo colpa e mi disse che lo sapeva." "Bevve un sorso di caffè e poi mi baciò per riversarmelo in bocca. Il caffè era dolce."

"Come c'era riuscita?"

"Aveva nascosto una zolletta di zucchero tra i denti." "E' abbastanza per farti morire d'invidia?"

"Anche per la prossima vita, George sa essere romantico solo con i suoi cellulari." Martha si trattenne dall'avanzare altre recriminazioni a causa del marito che ritornò al tavolo seguito da una nube di fumo. "Se le cose andavano bene perché vi siete lasciati?"

"Mi ha tradito."

"Con un ex?"

"Tu non rispondere", ordinò George a Thomas. "Di cosa state parlando? Martha?"

"Della donna della sua vita."

"Avete dimenticato che c'è una bambina che vi sta ascoltando?"

"Non è una bambina."

"Non voglio che discutiate di oscenità in sua presenza."

"Di cosa dovremmo parlare?"

Thomas interruppe l'alterco sul nascere. "La prossima settimana ti libereremo l'appartamento", spiegò a Martha. "Stanford ci ha trovato una sistemazione provvisoria."

"Rimarrete in città?"

"Torneremo a Evanston."

"Torneremo?" gli fece eco George. "Perché hai usato la forma plurale? La bambina non si muoverà da qui."

"Smettila."

Il sommelier ci riprovò appoggiando sul tavolo una nuova bottiglia di vino che dopo un attimo di esitazione ebbe l'approvazione del cliente esigente. Approfittando di quell'intrusione, due ragazze chiesero a Thomas di fare una foto insieme a loro. Lui le accontentò seguendole fuori dalla sala.

Martha si divertì a godere di fama riflessa. "Chissà se ha mai tregua."

"Ce l'ha", le garantì il marito. "E' un uomo come tutti gli altri."

"Se l'invidia fosse un coltello saresti già esangue."

Una cameriera arrivò con le loro ordinazioni. Il piatto che lasciò davanti ad Alex assomigliava ad un disco volante con al centro una infossatura capiente quanto una tazza da cappuccino, che conteneva una zuppa marroncina spolverata di prezzemolo. Il piatto del genitore non era oltremodo generoso nelle porzioni e comprendeva quattro fettine sanguinolente di carne accompagnate da poche patate arrosto e sei granelli di mais.

George restituì la zuppa di Thomas alla cameriera. "Butti quest'acqua sporca e mi porti un filetto di manzo ben cotto."

"Mia madre ci ha invitato a cena", disse Martha spostando con la forchetta la capasanta che aveva ordinato. "Mi ha chiesto di te."

"Ho un impegno", replicò il marito guardando verso l'uscita della sala.

"Non ho specificato il giorno."

"Avrò comunque un impegno."

"Giovedì sei libero, ho già avvisato la tua segretaria che l'ha segnato sull'agenda", contrattaccò la moglie con astuzia, vedendo evaporare la poca considerazione che le era stata concessa nell'istante in cui il display del cellulare del consorte prese vita notificandogli l'arrivo di un messaggio. Se si fosse trattato di una comunicazione di lavoro Martha non si sarebbe risentita ma ciò che il marito lesse lo fece sorridere, mandandola su tutte le furie.

"Le hai spiegato che stai cenando con tua moglie?" gli domandò inviperita.

"Lo sa." George posò il cellulare solo quando Thomas ritornò al tavolo. "Mister celebrità, dobbiamo prendere un appuntamento per parlare con te?"

"Non serve."

"Prima che tu decida voglio ricordarti la natura del rapporto che ci lega e che ti vede un mio dipendente." "Se non ti ho chiesto di firmare un contratto è perché mi fidavo ma il fatto che tu sia resistito più a lungo degli altri babysitter non comporta altre implicazioni. Alex ha il mio cognome, il mio sangue ed è stata affidata a me, e non ho nessuna intenzione di modificare lo stato delle cose."

Thomas sbadigliò sguaiatamente. "Mi sono distratto dopo dipendente. Mi faresti un riassunto per il resto?"

La faccia di George rischiò di esplodere per la rabbia. "La bambina è sotto la mia tutela legale, il che significa che qualsiasi cosa deciderai esimendoti dal mio consenso ti costerà una denuncia."

"E' sotto la nostra tutela legale", lo corresse la moglie, "e io dico che li lasceremo andare."

"Chi ti ha autorizzato a parlare?!" la aggredì il marito rimettendola al proprio posto.

(segue)

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