Capitolo 3.2: Iceberg

643 22 0
                                    

Alex girò l'intero parcheggio prima di riconoscere un'auto familiare.

"Stavo cercando lo zio William", disse al padre seduto al posto di guida, intento a digitare un messaggio sul cellulare. "Come mai sei venuto a prendermi tu?"

"Thomas sta preparando il pranzo."

"Sarebbe una novità, sono settimane che la zia Charlie cucina al posto suo." "Mercoledì papà vuole portarmi da un fisioterapista per la mano. Gli diresti che non ci voglio andare?"

"Va bene." George attivò il vivavoce. "Shepherd."

Una voce maschile rimbombò dagli altoparlanti dell'auto. "Sono io, George."

"Io chi?"

"Tuo fratello Philip." "Dove sei?"

"A Evanston." "Sono dovuto passare a recuperare la bambina a scuola."

"Quale bambina?"

"La mia." George chiuse la telefonata. L'abitacolo dell'auto risuonò altre cinque volte dandogli modo di scaricare la tensione in eccesso soprattutto a spese della segretaria, sulle spalle della quale riversò tutto il nervosismo che aveva accumulato durante la mattinata. A casa lo aspettava un drago e sarebbe stato quanto meno avventato sfidarlo traboccando benzina.

La tattica si rivelò tanto vincente che la vista del suo palazzo in Burton Place non peggiorò la sua ansia.

"Purtroppo c'è stato un cambio di programma", si annunciò entrando in casa. "Devo tornare subito in ufficio."

Thomas aiutò la figlia a togliersi il giubbotto. "Non ho cucinato per tre."

"Ti avevo avvisato che avrei pranzato con voi."

"Ma sapevo che non saresti rimasto."

"Se volessi farlo?"

"Cresci", gli rispose Thomas portandosi al naso la sciarpa della figlia.

"Prima che me ne vada aggiorneresti la bambina sulla decisione a cui siamo giunti stamani?"

"L'idea è tua."

"Tesoro, io e tuo padre abbiamo stabilito che d'ora in avanti occuperai una delle stanze della casa accanto, la seconda camera di questo appartamento è troppo angusta per ospitare una persona adulta." "Vi servono letti più grandi, anche se li userete per dormire da soli", sottolineò ad uso e consumo di Thomas.

Anche Alex cercò lo sguardo del padre. "Tu sei d'accordo?"

"No, amore. E non è neanche vero che è stata una decisione unanime. Questa mattina mi ha spiegato che saresti andata a dormire a casa sua e che se avessi avuto delle obiezioni avrei potuto esporle al suo avvocato. Poi ha aggiunto che avrebbe pranzato con noi ed è sparito fino a cinque minuti fa."

"Ma non abbiamo mai fatto così, io vivo con te e lui viene da noi."

"Lui è papà", puntualizzò George. "Ora le cose sono cambiate."

"Non è cambiato niente", lo sconfessò Thomas. "Ti serve una camera più spaziosa e tuo padre ne ha una da prestarci." "Andiamo a vederla?"

(segue)

Red GiantDove le storie prendono vita. Scoprilo ora