Capitolo 3.8: Iceberg

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Alex anticipò l'arrivo della zia Charlie di un attimo. Con lei c'erano i due figli più piccoli, Elliott, che aveva da poco compiuto cinque anni e Sam, che avrebbe festeggiato il suo terzo compleanno a fine febbraio.

"Ne manca uno", osservò Alex.

"Ne mancano due", la corresse la zia. "Max dormirà da suo padre e Noah vi manda tanti baci."

Una chiave aprì la serratura del portone dall'esterno. George si infilò in casa con la testa china sul cellulare che alzò solo per scusarsi con la figlia.

"Sono in ritardo." "Ti sei svegliata da molto?"

"Dieci minuti."

Il telefono della cucina iniziò a suonare e al terzo squillo si attivò la segreteria.

"Ciao, Thomas", salutò in italiano una voce baritonale. "Ti ho chiamato sul cellulare ma è sempre spento." "Dopo che Philip mi ha raccontato quello che è successo a tua figlia sono venuto in ospedale ma George non mi ha permesso di avvicinarmi a voi."

"Chi è?" chiese Elliott alla madre.

"Il papà dello zio Thomas."

"Io e Anna saremo in città per Natale", continuò la voce dalla segreteria, "e speravo potessimo incontrarci. Non ci vediamo da anni e mi manchi." L'uomo dettò un numero di telefono e subito dopo la chiamata si interruppe.

George premette un tasto della segreteria che annunciò con inflessione robotica che l'operazione di cancellazione del messaggio era stata eseguita correttamente.

"Se papi avesse voluto sentirlo?" obiettò la figlia.

"Ne dubito." George raccolse il biglietto sul tavolo. "C'è scritto qualcosa, tesoro? Non ho gli occhiali."

"E' la lista della spesa", gli mentì Alex. "Papà ti ha spiegato perché abbiamo litigato il giorno dell'incidente?"

"So solo che è stata una discussione futile."

"Futile?"

"Irrilevante." "Ci stai ancora pensando?"

"Papà non parla con il nonno."

"Non ha motivo di parlare con un idiota." George posò sul tavolo un portatile facendosi largo tra i giocattoli dei nipoti.

"Ieri sera ho telefonato a Robert", spiegò Charlie al fratello. "Abbiamo deciso che è inutile riscaldare l'intero complesso, l'edificio centrale ha dodici stanze e diciannove bagni."

"Mi sfugge la premessa."

"Lake Forest, George. Dove trascorreremo le vacanze di Natale." "Martha ha detto che verrete, lo sa anche Philip."

"Io e mia moglie non saremo insieme a Natale." "Noi migreremo al caldo, abbiamo comprato una villa a Miami qualche anno fa e non l'ho mai portato a vederla."

"Mio figlio è in ospedale."

"Voi non siete stati invitati." "Come si chiama?" le domandò indicando il più piccolo dei nipoti che stava stringendo un peluche rosa a forma di medusa.

"Non ricordi il suo nome?"

"Pensavo fossi tu quella che l'aveva scordato." George strappò la medusa dalle mani del bambino. "Abbiamo già tanti problemi".

"I miei figli sono nati sani." "Con chi andrai a Miami?"

(segue)

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