Prologo 0.4 : Il tarlo della signora Shepherd

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"I mariti regalano gioielli quando devono farsi perdonare un tradimento", commentò acida Roseanne.

Martha usò un tono allettante per risponderle. "L'anniversario del nostro primo incontro è alle porte." "Gli avevo chiesto una seconda luna di miele ma la sua agenda è fitta come una giungla."

"Quindi è questo il motivo per cui non lo vediamo dalla scorsa primavera", replicò la cugina con un sorriso finto. "Il lavoro."

"George gestisce un terzo delle attività della sua famiglia, ha decine di migliaia di dipendenti in tutto il mondo." "Tuo marito fa ancora il cassiere in quel supermercato?"

"E' il vice responsabile commerciale del magazzino." "Quanto è durato il vostro fidanzamento?"

"Due anni." Martha si sentiva come un soldato armato di mitragliatrice contro un avversario munito di fionda. "Il nostro è stato un colpo di fulmine, ho capito subito di aver trovato l'uomo della mia vita."

"E' per questo che ce l'hai tenuto nascosto fino al giorno del matrimonio?"

"George non ama la pubblicità, i sentimenti concernono il privato", le rispose citando una delle massime preferite del signor Shepherd. "Mi ha chiesto di sposarlo dopo una settimana ma per organizzare un ricevimento di classe ci vuole tempo."

"Trey come ha accolto la notizia? Era stato il tuo fidanzato per undici anni." "Quando abbiamo saputo che la tipografia non aveva sbagliato il nome dello sposo sull'invito, abbiamo pensato ad un matrimonio riparatore."

Il gelo cadde improvviso tra le astanti. Martha poteva essersi trincerata dietro ad una mitragliatrice ma la cugina aveva caricato la fionda con il tritolo.

"Che cosa avrebbe dovuto riparare? Credi che il mio Evan sia stato il frutto di un errore?"

Roseanne alzò gli occhi dalla tovaglia, rossa di vergogna. "So che tu e George vi amate."

"Abbiamo concepito nostro figlio durante la luna di miele e il parto è stato anticipato di qualche settimana, non c'era niente da riparare."

La zia salvò la situazione deviando l'attenzione della nipote.

"George è felice di essere tornato a lavorare con i fratelli?"

"E' ovvio."

"E vostra figlia come sta?"

"Quale figlia? Io non ho figlie."

"La bambina che avete adottato, la nipote di tuo marito."

"Non ricordi, mamma?" chiese Roseanne ritrovando la voce. "La piccola non abita con loro, è stata cresciuta dal cugino italiano di George. Te l'ho mostrato in televisione la settimana scorsa, è quel giornalista con la barba rossa che annuncia il meteo."

"Ormai dovrebbe avere l'età della nostra Corinne", insistette la zia cercando un riscontro dalla nipote. "Quindici?"

"Non lo so." Martha gettò uno sguardo sul display illuminato del cellulare, solo nell'ultimo quarto d'ora il marito l'aveva chiamata dieci volte.

"Se è urgente puoi rispondere."

"Non lo è." "Non sprecherò il mio pomeriggio a vegliare quell'idiota in coma. Se quel suv l'avesse centrata in pieno adesso starei facendo il bagno nello champagne a Montecarlo."

"Chi è stato investito?"

"Una vecchia prozia di George."

"Si è fatta male?"

"Non abbastanza."

Dieci minuti dopo Martha salutò a denti stretti le parenti e lasciò il ristorante insieme alla madre.

"George ti ha spiegato in quale ospedale è ricoverata?" domandò all'autista.

"Al St Francis, signora."

"Mi avevano detto che l'avrebbero trasferita in città."

"Sono ancora a Evanston."

"Non abbiamo fretta, Jordan."

L'auto si immise nel traffico congestionato del centro senza scossoni. Martha si perse nei propri pensieri fino a quando imboccarono la Lake Shore Drive in direzione nord.

"Tua zia si è invitata alla festa per il compleanno di tuo padre", la informò la madre spezzando il silenzio dell'abitacolo. "Sarebbe meglio se convincessi tuo marito a partecipare per mettere fine alle insinuazioni."

"Ci saremo tutti e due."

"Non puoi ignorare l'età di tua figlia."

"Tu la sai?"

"Sono trascorsi dieci anni da quando siete diventati i suoi genitori quindi ne ha sedici."

(segue)

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