Capitolo 3.5: Iceberg

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Il nuovo materasso superò tutti i test di collaudo già dopo pranzo. Riaprendo gli occhi, Alex si ritrovò coperta da un plaid e senza guanti. C'era una sola persona che si sarebbe presa quella libertà ed era la stessa che dettava le regole della casa stabilendo che di notte o mentre dormiva, la pelle delle mani e delle braccia avesse necessità di respirare.

Sopra il comodino vide un cartoncino con un messaggio che faceva da coperchio ad un bicchiere. Indossò i guanti e lesse il biglietto sorseggiando il succo di frutta. Avrebbe riconosciuto la grafia mancina del padre tra milioni di altre, con l'inchiostro sbavato e le lettere inclinate a sinistra, ma qualsiasi cosa le scrivesse alla figlia sarebbe bastata la grande T maiuscola disegnata dentro ad un cuore con la quale chiudeva sempre i messaggi che le lasciava.

Il biglietto la informava che era andato a lavorare e che sarebbe rientrato per l'ora di cena. Sotto la solita firma una nota le spiegava che a casa con lei c'era papà, sulla cui iniziale aveva aggiunto due corna, e più tardi sarebbe arrivata la zia Charlie.

Alex terminò il succo e iniziò a prepararsi per l'incontro di quel pomeriggio. Una volta ottenuto il permesso era corsa a telefonare a Chris che pur mostrando scarso entusiasmo, le aveva assicurato che sarebbe passato il prima possibile per portarle il cane. Quando sentì suonare il campanello tolse il tutore e andò ad aprire.

Fuori dalla porta però non c'era Chris ma il suo amico Ben.

"Non amo fare la spia ma mezz'ora fa il tuo fidanzato stava coccolando una bionda."

"La bionda indossa il pannolino e un pigiama con gli orsetti rosa?"

"I dettagli avrebbero reso la storia meno piccante."

"Chris non può venire?"

"Ma posso portarti da lui."

Alex risolse con astuzia il problema dei lacci delle scarpe infilando un paio di ballerine. Per il padre che aveva cercato invano sia nel suo studio sia al piano superiore, scrisse un biglietto che sistemò in vista sopra il tavolo della cucina.

"Sai come ho scoperto che vivi qui?" le domandò Ben guidando verso nord. "L'ho chiesto a Oliver. Indovina che cos'altro mi ha raccontato?"

"Posso solo immaginarlo". Alex raccolse i trucchi sparsi sul fondo della borsa. "Hai uno specchio?"

Ben abbassò lo specchietto di cortesia dell'auto. "Tanto non ne hai bisogno, anche sotto mezzo metro di fondotinta si capirebbe che sei stata vittima di un incidente." Il ragazzo la fissò per un istante, poi tornò a concentrarsi sulla strada. "Non posso credere che tu ce l'abbia nascosto."

"A lui l'hai detto?"

"No, perché dovrai essere tu a farlo."

Chris abitava in una grande villa in stile coloniale situata in una traversa di Isabella Street, a circa dieci minuti dalla vecchia casa di Alex. Era una costruzione a due piani con l'ingresso centrale porticato e un giardino alla francese che confinava sul retro con un parco alberato.

Davanti al garage erano parcheggiate due auto, quella di Chris e accanto il fuoristrada giocattolo del fratello Jesse.

"E' da stamattina che ha un diavolo per capello", li mise in guardia Peter facendoli entrare. Non aveva il tutore e si reggeva su entrambe le stampelle tenendo la gamba destra piegata all'indietro.

"Dov'è?"

"In cucina. Buona fortuna", augurò loro sprofondando nel divano. Sullo schermo del televisore c'era l'immagine bloccata del videogioco che aveva messo in pausa per andare ad accoglierli.

Superato il salotto e costeggiate le scale per i piani superiori, si ritrovarono in cucina dove un bambino biondo seduto al tavolo stava colorando la sagoma di un pesce.

"Ciao, Jess", lo salutò Ben. "Dov'è Chris?"

Il bambino indicò con il dito la porta del ripostiglio adattato a dispensa alle sue spalle.

(segue)

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