Capitolo 3.4: Iceberg

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Alex indossò un paio di guanti puliti e raggiunse il padre in cucina. Nell'aria aleggiava un invitante profumo di patate arrosto che risvegliò persino il suo debole appetito.

Thomas mise davanti alla figlia un piatto con sopra un piccolo trancio di salmone e un cucchiaio di patate.

"Indovina chi ha cucinato il pranzo?"

"La zia Charlie."

"Sbagliato." "E la dispensa è piena."

"Sei andato a fare la spesa?"

"Per la mia bambina."

"Bravissimo." "Hai tolto le lische al pesce?"

"Ho controllato due volte." Thomas prese posto a tavola, sopra il suo piatto l'equivalente doppio di quello che aveva servito alla figlia. "Che cosa risponderemo a papà? Come deve fare lui con Evan?"

"Ha fatto la domanda ma non vuole davvero una risposta."

"Papà non nominerebbe mai il suo bambino a vanvera."

"Non deve pensarci, io faccio così quando ho un problema."

"Io invece gli dirò di fare il contrario." "Sto usando entrambe le tecniche per dimenticare la ragazza del caffè. Cancellarla del tutto sembrava funzionare, ce l'ho fatta anche per una mattinata intera e mi sentivo guarito. Poi sono uscito, ho incrociato due che si baciavano e mi è venuta voglia di gridare fino a sputare i polmoni." "L'altra strategia è più dolorosa ma secondo me è quella che darà i frutti migliori, ci penso spesso ma non mi perdo a sognare. Mi sono accorto che se vedo due fidanzati divento un po' triste ma mi passa subito."

"E i polmoni ti servono."

"Servono anche a papà, per quanto puzzolenti e incrostati di catrame." Thomas osservò la figlia rompere il salmone con la forchetta che teneva con la mano sinistra. "Abbiamo delle posate con il manico di plastica, sono più leggere."

"Non riesco a piegare le dita." "Ho una proposta da farti."

"Cane o gatto?" le domandò il padre alzandosi da tavola.

"Un cane. Come facevi a saperlo?"

"Magia, amore." Thomas recuperò una chiave dalla tasca dei jeans con la quale aprì la serratura del cassetto che conteneva i coltelli e tutti gli altri attrezzi da cucina potenzialmente pericolosi per la figlia. Scelse una lama a sega che usò per tagliare a cubetti un filone di pane e richiuse il coltello nel cassetto.

"Un ragazzo che conosco mi ha chiesto di tenergli il cane."

"Sunshine ci ha dato qualche problema."

La cagnolina era stata riconsegnata alla proprietaria la sera precedente, dopo essersi aggrappata con i denti alla caviglia di Alex.

"Ci ha dato dei problemi perché la zia l'aveva addestrata ad attaccarmi."

Thomas trasferì il pane sulla tovaglia. "Cosa ci siamo detti?"

"Allora aveva pagato qualcuno che la addestrasse ad attaccarmi. Sarà solo un affidamento provvisorio." Alex infilzò un cubetto di pane con la forchetta e lo mostrò al padre. "Per farti capire quanto sono collaborativa mangerò questo di mia spontanea volontà."

"Devi tener conto che io dovrò pulire la sua pipì, preparargli da mangiare, non farlo litigare con l'altro cane." Thomas aggiunse altro pane sul bordo del piatto della figlia. "Cinque cubetti e concludiamo l'affare."

"Noi non abbiamo un altro cane."

"Quello che prima arrabbiava chi era?"

"Sei arrabbiato con papà per ieri sera?"

"."

Alex non difese il padre perché nemmeno a lei erano piaciute le sue minacce. Raccogliendo il bicchiere però notò che la tavola era apparecchiata per tre persone.

"C'è un posto in più."

Thomas sorrise. "Aveva detto che sarebbe rimasto per pranzo."

"Avevi tolto le lische anche al suo pesce?"

Il padre tenne basso lo sguardo e la figlia capì che l'aveva fatto.

"Siamo d'accordo per il cane?"

Alex inforcò un cubetto di pane. "Non mi incanti con quel sorriso."

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