"Passa le giornate a letto, non va più a lavorare". "Mi stai ascoltando?"
"Certo."
Alex volle risparmiare alla zia un lungo discorso a senso unico. "Lo dice ma non è vero, dà solo risposte a caso." "Gatto matto, giusto papà?"
"Sì, tesoro."
"Spesso lavora con due computer, è ancora più complicato farsi ascoltare."
La spiegazione della nipote non appagò Charlie che strappò via il cellulare al fratello. "Potremmo avere la tua considerazione? Thomas dorme molto".
"Adesso dimmi qualcosa che non so." George scartò il vassoio di croissant e versò tre cucchiaini di zucchero nel caffè.
"Non lo prendevi amaro?"
"Questo è per Thomas." "Si può sapere dov'è?"
"Il caffè americano non gli piace, beve solo espresso italiano con latte, panna e zucchero." "E non mangia nulla, se vedesse dei croissant a quest'ora avrebbe la nausea fino a pranzo."
"Vuoi insegnare a me come fa colazione?"
Thomas arrivò nel mezzo del battibecco. I pantaloni della tuta sformati e la maglietta stropicciata gli conferivano un aspetto trasandato a cui contribuivano con prepotenza la barba e i capelli che non ricevevano cure da giorni.
"Per un attimo ho temuto che fossi ancora a letto", si lamentò George spingendolo sulla sedia accanto a quella della figlia. "Alle undici sarò in videoconferenza con mio fratello Philip che è a Londra. Il discorso è pronto ma vorrei avere un secondo per ripassarlo." Ne seguì una pausa silenziosa che sfruttò per mettergli davanti il caffè e tagliare a metà un croissant che farcì con uno strato di marmellata. "Ma devi tenere conto del traffico", continuò dopo aver sentito una replica che nessun altro udì. "Se sommi le variabili code e incidenti il margine di ritardo si riduce a zero."
Alex aveva già assistito a scene simili ma per Charlie fu una novità.
"George, con chi stai parlando?"
"Con il principe d'Italia che se ne frega delle mie scadenze." "Sei pregato di farti la barba prima di uscire."
William tornò con una felpa con cui coprì le spalle di Thomas.
"Amore, resta con i ragazzi", gli ordinò la moglie trascinando il fratello in salotto. "Io e George dobbiamo parlare."
In cucina la situazione rientrò nella normalità delle ultime settimane e Alex terminò la colazione insieme allo zio e al padre assente.
"Chi di noi tre andrà a lavorare oggi?" chiese William allegro guardando l'unico altro lavoratore presente. "Almeno un paio di ore così ti distrai."
Le sue parole si persero nell'aria, Thomas accarezzò la spalla della figlia e se ne andò.
William si ostinò a considerare il bicchiere mezzo pieno. "Avrebbe potuto sputarmi in faccia."
"O colpirti con un'ascia." Per Alex la positività dello zio era una virtù da proteggere. "Se avessi la patente non dovresti venire tutte le mattine per portarmi a scuola." "Io e papi ne avevamo discusso a settembre e lui non era contrario. Tu sei d'accordo?"
"Per ora lascerei perdere l'idea, i mal di testa non danno preavviso e la guida di un'auto presuppone che i tuoi riflessi siano lucidi." William prese la mano destra della nipote per esaminare le dita immobili. "Riesci a piegarle?"
Alex ritrasse il braccio. "Se vuoi sentirmi urlare." "Per la patente non è un no, è solo rimandato a quando starò meglio."
"Lo segniamo sul calendario."
"Segnare che cosa?" domandò George ritornando in cucina.
"Il prossimo anno farò la patente."
"No, Alex. Io e tuo padre abbiamo deciso che tu non guiderai, le auto sono pericolose." "Dov'è finito Thomas?"
"Buonanotte, bella addormentata", gli rispose il cognato tirando fuori dalla tasca un cellulare. "Lo riconosci?"
"E' il cellulare di Thomas." "Perché ce l'hai tu?"
"L'ultima volta che lui lo ha tenuto in mano sono andato a raccoglierlo in mezzo alla strada." William consegnò il cellulare a George. "Oggi non avrò tempo per occuparmene."
"Io con chi ho parlato fino ad ora?"
"Parlare è un verbo impegnativo, forse volevi sapere chi rispondeva alle tue mail. A proposito, non far chiamare la segretaria per avvisare che non tornerai per cena, barba rossa non è tua moglie e non ti sta aspettando a casa con il grembiule a fiori e l'arrosto in forno." "C'è anche sua sorella Serena che mi assilla e non riesco a farle entrare in testa che qui siamo sei ore indietro rispetto all'Italia."
"Sono sette ore", lo corresse George.
"Spiegalo a lei." "I capi di Thomas hanno esaurito la pazienza e la settimana scorsa lo hanno avvertito che se perderà un altro giorno di lavoro lo licenzieranno." C'era rassegnazione nelle parole di William, come a dire che i giochi erano già stati fatti. "Per il resto, noi porteremo tua figlia a scuola, andremo a prenderla e decideremo anche se farà la patente. Tu se ne avrai voglia potrai passare il sabato."
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Red Giant
General FictionDue uomini incompatibili che non si sopportano. Una figlia ancora bambina da crescere. Thomas, single impenitente allergico alla parola marito, e George, sposato e devoto al concetto stesso di matrimonio, sono i genitori della sedicenne Alexandra. V...