Capitolo 4.7: L'inferno di Alex

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Chris fiutò l'aria acre. "E' benzina." "Ce ne possiamo andare?"

La sicurezza che Alex aveva avuto in strada di trovare i gatti dentro casa si era affievolita subito dopo essere entrata perché d'abitudine, quando i suoi animali sentivano il rumore delle chiavi, la raggiungevano sulla porta. Era comunque decisa a non darsi per vinta finchè non avesse controllato anche in camera.

L'odore di carburante non la abbandonò fino al piano superiore. La stanza che si apriva di fronte alle scale era quella del padre, la sua all'opposto era la più distante ma aveva il vantaggio di affacciarsi sul giardino.

Il resto dello spazio era suddiviso tra il bagno, una terza camera che cambiava funzione in base all'occorrenza, e un ripostiglio promosso al ruolo di scarpiera.

La camera che controllò per prima fu quella del genitore, che già dalle scale aveva visto essere vuota. Ciò che la sorprese fu il pavimento, il piano era rivestito di parquet chiaro e ricordava bene la storia dell'acqua che era salita rovinando gli abiti. L'assito tuttavia non presentava né aloni né macchie di umido così come il muro era bianco dal fondo al soffitto, sia in camera sia in corridoio.

A parte il ripostiglio, l'unica altra stanza con la porta chiusa era la sua. Alex si aspettava di trovarla smantellata come quella del padre invece quando guardò dentro venne colta da un leggero senso di dejavù. Il letto era al solito posto, la scrivania con tutto il suo disordine appoggiata contro il muro e sopra il comodino c'erano ancora i trucchi e la spazzola che doveva aver usato la mattina dell'incidente.

I gatti non erano nemmeno lì. Alex si avvicinò alla finestra, spostò le tende ed esaminò il giardino sottostante alla ricerca di un segno di vita. Il prato era desolatamente stinto e la miseria era accentuata dall'acqua piovana che ristagnava tra le piastre del vialetto. Ogni cosa pareva senza colore e il contrasto con la vitalità della casa dei Bell che si stagliava oltre la palizzata, era più che mai stridente.

Chris entrò nella stanza. "Hai finito?"

"Aspetterò che la signora West rientri", gli rispose sconsolata lasciandosi cadere sul letto.

"No, fa freddo e sei malata." "Andiamo via."

"C'erano macchie d'acqua?"

"La cucina è in ordine."

"L'acqua è salita anche su questo piano."

"L'acqua non può salire le scale." "Se il tubo fosse esploso al piano superiore allora l'acqua sarebbe potuta scendere ma il contrario è impossibile."

"Chi lo dice?"

"La fisica."

Alex guardò fuori dalla finestra e vide Simon, il più piccolo dei figli del giudice Bell, sbracciarsi per farsi notare da lei. Il bambino dormiva nella camera che dava sul loro giardino e da circa un anno aveva cominciato a salutarla ogni volta che ne aveva modo.

Chris le si sedette accanto. "Dovrei essere geloso?" le chiese osservando il cugino con le labbra premute contro il vetro.

"Non ti scambierei neanche con un peluche."

Simon indicò la finestra con l'indice a qualcuno che era nella stanza con lui. Alex capì con chi stesse parlando appena la signora Bell si avvicinò al vetro. In principio la donna la salutò ma inquadrando il nipote, il suo sorriso sparì e la cesta della biancheria le sfuggì di mano.

"Alex, perché non abbiamo raccontato a nessuno che stavamo insieme?"

"Non ce l'hanno mai chiesto." "I tuoi fratelli lo sapevano e anche tuo padre."

"La tua famiglia?"

"Papà pensa che sia ancora una bambina."

"Poteva essere il pretesto per fargli capire che sei cresciuta." "Ti vergogni di me?"

"No."

"Però?"

"Non c'è un però." "I papà sono delicati, non puoi annunciare loro una notizia del genere e poi scappare. Bisogna trovare il contesto adatto, assicurarsi che non si agitino, tranquillizzarli. Adesso non è il momento giusto."

"Quando sarà il momento giusto?"

"Un giorno glielo dirò."

"Un giorno mi stancherò di crederti."

Il suono di un campanello ormai estraneo li fece alzare. Chris fu il primo a scendere mentre Alex restò per controllare il bagno e la stanza degli ospiti.

(segue)

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