Lenti sfocate

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"Se non mi aveste impedito di stare lì con lei, sarebbe più rilassata."

"Le mamme degli altri alunni non vogliono uno sconosciuto in classe con i loro figli." La preside raccolse una penna e spuntò una delle righe della sua lunga lista di rimostranze. "Lei mi può confermare che Elisabeth Alexandra usi ancora il pannolino? Perché dall'atto di nascita allegato al suo fascicolo risulta che abbia compiuto sei anni a luglio".

"Era agosto", la corresse Thomas. "Alex è nata ad agosto".

"Dieci giorni fa è accaduto un incidente increscioso".

"Intende il fatto che l'avete lasciata con il pannolino sporco per tutta la mattina?"

"Siamo insegnanti, signor Getty, non infermiere". "Nel certificato medico che ci avete consegnato non si fa alcuna menzione ai disturbi intestinali della bambina".

"Non se ne fa menzione perché non esistono, aveva solo preso freddo la sera prima". "Potreste affiancare ad Alex un insegnante di sostegno."

"Signor Getty, la nostra è una scuola d'elitè. Non abbiamo insegnanti di sostegno e non accettiamo studenti che necessitino di sostegno all'apprendimento". "Se all'atto dell'iscrizione non ci aveste celato queste difficoltà vi avremmo consigliato un istituto idoneo alle vostre esigenze."

"Facciamo un gioco? Io smetto per un secondo di fingere che vada tutto bene e lei smette per un secondo di fingersi dispiaciuta per noi. Qual è il vero problema?"

"Una decina di giorni fa la bambina è venuta a scuola senza guanti e i compagni di classe sono rimasti traumatizzati vedendo lo stato delle sue mani." "Un alunno in particolare ha sofferto di incubi notturni e sfortuna vuole che sua madre sia la nipote del presidente dell'associazione che finanzia l'istituto".

"E invece di spiegare al rampollo che nel mondo ci sono persone a cui viene permesso di massacrare i figli, nascondiamo la vittima in cantina?"

"Elisabeth Alexandra non può più frequentare questa scuola, almeno fino a quando non sarà alla pari con gli altri studenti".

"Alex è già alla pari con gli altri".

La preside accennò al passeggino. "La guardi".

Alex si era riaddormentata abbracciata al suo orsetto di peluche. Quello che il padre percepiva sfocato per colpa della lente dell'amore sconfinato per la figlia, ad un estraneo rimandava un ritratto spietato di una piccola vita maltrattata. Il viso emaciato della bambina era pervaso anche nel sonno da un'irrequietezza ereditata da anni di continui abusi materni, le gambe sottili così evidentemente incapaci di sopportare qualsiasi peso e le mani sfigurate al punto da scioccare chi aveva avuto la sfortuna di scorgerle, occultate dentro ad un paio di manopole di lana destinate a diventare una seconda pelle.

"Finchè non troverete una soluzione, le suggerisco di assumere un'insegnante che la segua a casa".

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