Capitolo 7.8 : L'aquila che vola

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In seguito Alex avrebbe inserito quella giornata nella top ten di quelle da cancellare dalla memoria. Entrando in casa la prima persona che vide fu Scarlett seduta sul divano, che accarezzava la testa del padre sdraiato accanto a lei.

La figlia riconobbe il genitore dal colore rosso della barba che spuntava da sotto la borsa del ghiaccio che teneva sul viso.

"Come mai non è al lavoro?" chiese George inforcando gli occhiali da vista.

"Ha avuto una discussione con un uomo per un parcheggio." "Non so cosa sia successo ma il risultato è questo." Scarlett spostò la borsa del ghiaccio chiarendo il motivo per cui quando aveva pronunciato la parola discussione, avesse fatto una smorfia. L'occhio destro di Thomas era incorniciato da un livido viola e il sopracciglio era incrostato di sangue come l'angolo della bocca.

George fece il giro del divano e scansò la mano di Scarlett dai capelli del fidanzato. "E' stato da un medico?"

La ragazza si alzò senza troppa apprensione. "E' solo una piccola ecchimosi."

"Grazie per la diagnosi, dottoressa." "Perchè sta dormendo?"

"Questa notte non ha chiuso occhio."

"Se non gli avessi rotto le scatole con le tue lagne sarebbe riuscito a riposare." George si tolse la cravatta che usò per immobilizzare il braccio sinistro di Thomas contro il torace. "Da quanto sta così?"

"Mezz'ora."

"Ti ha parlato? Era lucido?"

"Sì."

"Ha vomitato?"

"No."

George sollevò Thomas dal divano passandogli un braccio sotto la schiena e tenendogli il collo con la mano come avrebbe fatto per muovere un neonato.

"Thomas?" lo chiamò parlandogli da vicino. "Ha perso sangue?" "Naso, bocca, orecchie?" chiese controllando in prima persona.

L'esasperazione di Scarlett venne allo scoperto. "Stai facendo una tragedia per niente."

"Darti della stupida sarebbe farti un complimento." George  incastrò il cellulare tra la spalla e la testa. "Jordan, mi serve l'auto", disse lapidario senza riuscire ad aggiungere altro perché l'apparecchio gli cadde sul pavimento. Si chinò per raccoglierlo ma dovette rialzarsi subito per afferrare Thomas che in assenza del suo sostegno, aveva barcollato in avanti.

"Ti do una mano", si offrì Scarlett affiancandosi al fidanzato.

George perse la testa, strinse a sé Thomas e spinse via Scarlett. "Non toccarlo!" gridò furioso. Le pareti dell'appartamento riverberarono le sue parole che assunsero una connotazione metallica. "E' così che ti prenderesti cura di lui?! Accarezzandogli i capelli con il cervello pieno di sangue?!"

Le urla non ebbero solo l'effetto di far indietreggiare Alex ma risvegliarono anche Thomas che sbattè le palpebre e biascicò qualche parola indefinita a pochi millimetri dal viso dell'uomo che lo teneva in piedi.

Qualsiasi cosa gli disse, lo placò abbastanza da farlo rinsavire.

"Non è il nostro problema maggiore", replicò George asciugandosi la goccia di sangue che gli era scivolata fuori dal naso. "Dobbiamo far controllare quell'occhio ad uno specialista." Mentre uscivano di casa, Thomas gli brontolò una risposta incomprensibile all'orecchio. "Mi prepari questo benvenuto e hai il coraggio di lamentarti?"

Se Alex credeva di aver visto tutto, si era sbagliata. Il padre rientrò nell'appartamento correndo verso il lavandino con il viso coperto di sangue e sebbene tamponasse l'emorragia dal naso usando una mano, questo accorgimento non aveva alcuna efficacia.

Dietro di lui cinque uomini che vestivano tutti dei pantaloni scuri e un giubbotto nero, si fermarono sulla soglia della cucina. Non si erano annunciati e non si presentarono ma George sembrò conoscerli.

"Signori?" domandò loro. Un silenzio imbarazzato serpeggiò tra il gruppo. "Vi sono cadute le lingue?"

"Il signor Getty ha deriso un parcheggiatore che lo ha colpito con un pugno", spiegò l'uomo meno anonimo del quintetto. "Due pugni. Il signor Getty si è rialzato per farsi sotto un'altra volta."

"Si è difeso?"

"No."

"Qual è il nome dell'uomo che lo ha picchiato?" "Avrete almeno preso le sue generalità."

"Ci siamo affrettati a mettere al sicuro il signor Getty."

"Dopo che aveva finito di prenderlo a calci e a pugni", concluse George pulendosi il naso in un asciugamano che Scarlett era andata a recuperare per lui in bagno. "In quale momento avete pensato che vi pagassi per guardarlo mentre si lasciava usare come un sacco per la boxe?"

"Non abbiamo capito che cosa stesse accadendo."

"Avrei dovuto dire al signor Getty di consegnarvi un preavviso scritto. Dividete forse un cervello in cinque?"

"No, signore."

"Se non sapete difendere un uomo da se stesso non posso pretendere che ne proteggiate due da una psicopatica. Siete liberi di tornare alle vostre case."

Alex non era l'unica ad aver assistito alla scena senza capire nulla ma Scarlett fu la prima a chiedere una spiegazione.

"Chi sono i signori?"

"Erano le guardie del corpo di Thomas." George si tamponò il naso con l'asciugamano. "Noi andiamo in ospedale, tu prenditi cura della bambina."

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