All I want is you ( SEQUEL DI I HATE YOU, CAMERON DALLAS)

10.

Questo capitolo mi ha divertito un botto...
E l'ho fatto più lungo nel caso non riuscissi ad aggiornare subitissimo. LET ME KNOW.

LILY

Non amo particolarmente dedicarmi alle faccende domestiche o altro, ma quando metto di sottofondo la musica, ogni cosa diventa possibile.
Ed è così che con le cuffie ben salde nelle orecchie e il mio cellulare al sicuro nella tasca destra dei pantaloni, preparo la tavola per tutta la banda, secondo un rigido e preciso schema organizzativo dei compiti ideato da Matt.
Da quando ha iniziato a lavorare con papà, devo riconoscere che ha compiuto sforzi incredibili per quanto riguarda l'impegno e la precisione nell'organizzare le cose.
È diventato talmente pignolo che a volte mi spaventa quasi, ma questo non gliel'ho mai detto, dato che la sottoscritta rappresenta esattamente il contrario.
Pigra, disordinata e casinista al massimo. Quindi non posso assolutamente permettermi commenti del genere.

Muovendomi a ritmo di quella magica canzone che risponde al nome di Livin la vida loca, finisco di sistemare gli ultimi bicchieri, per poi passare ai tovaglioli.
Avremmo anche potuto mangiare sui vari tappeti come suggerito da alcuni dei ragazzi, ma dato che si tratta di pizza e conosco i miei polli, meglio evitare ogni possibile macchia o danno, anche perché pigri come sono, avrei dovuto pulire io con mia sorella, dato che a loro non avrebbe fatto differenza il caos rispetto all'ordine.
Esperienze precedenti in tour mi sono decisamente servite da lezione.
Proprio quando ho finito di sistemare l'ultimo tovagliolo, parte una canzone dalla riproduzione casuale che mi sembra assolutamente perfetta per il mio umore di questo momento.
Non appena infatti le prime note di Nobody's perfect si diffondono nella mia mente, il mio corpo reagisce di conseguenza e inizia a muoversi a ritmo. O almeno, ritmo dal mio punto di vista.
Mentre compio una piccola giravolta, afferro al volo un mestolo di legno per simulare un piccolo microfono e continuo a ballare come una ragazza troppo presa bene da Hannah Montana e i suoi testi.

Talmente presa bene che quando parte il secondo ritornello, inizio a cantare pure io.
A occhi completamente chiusi mi muovo a ritmo, facendo finta di trovarmi sul palco di qualche posto sconosciuto e di cantare di fronte a una platea infinita.
Le parole di questa canzone sono così semplici eppure così maledettamente adatte a me, che le lascio semplicemente sedimentare nel mio cervello, cercando di tenerle buone per i momenti futuri.

Passo in avanti, passo indietro.
Movimento a destra, movimento a sinistra.
Ruoto su me stessa e alzo in aria la mano sinistra, giusto per dare ritmo all'ultimo ritornello prima della fine e dopo aver mosso per bene i fianchi, termino con un salto e apro gli occhi.
Apro gli occhi e invece di trovare il bancone e il salotto vuoto come qualche minuto fa, trovo parecchie persone a fissarmi.
Buona parte dei ragazzi, mia sorella e pure il fattorino della pizza, con in mano un quantitativo assurdo di cartoni della pizza.

Internamente sto tipo morendo dalla vergogna, perché una figura così pesante e imbarazzante non la commettevo da parecchio.
Pensavo di aver superato la fase delle figure, ma evidentemente mi sbagliavo.
E di grosso anche.
Di fronte a me ho due possibilità: far vedere che sono imbarazzata oppure dissimulare e anche di brutto.
Nel giro di due secondi opto per la seconda opzione e dopo aver appoggiato cellulare e cuffie sul bancone, sorrido al fattorino, ignorando tutti.

<< Ciao! Quanto ti dobbiamo?>>.

Lui mi guarda un attimo, con un'espressione a metà tra il divertito e lo stupito, espressione che ora che ci faccio caso, hanno anche tutti gli altri e poi mi sorride a sua volta.

<< Sono venti dollari! Una pizza la offre la casa.>>

Vedo tutti i ragazzi voltarsi di scatto verso il fattorino, completamente sorpresi da questa novità.
Conoscendoli, vorranno conoscere il motivo, così da segnarsi il numero di questa nuova pizzeria e provare ad approfittarne anche in futuro.