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LILY

Ho impiegato circa dieci minuti prima di riuscire davvero a calmare mia sorella, ma alla fine ci sono riuscita.
Ha smesso di singhiozzare, per poi darmi ascolto e accennare addirittura un timido sorriso.
Quando le ho chiesto spiegazioni, non avrei mai immaginato nulla del genere, ma nonostante il mio stupore e la mia preoccupazione nel vederla così giù ti tono, sono riuscita lo stesso ad ascoltarla in silenzio e a fornirle il supporto che le serviva.

Per un breve istante infatti, mi sono sentita utile e ciò mi ha fatto bene, dal momento che neanche un'ora fa, ero esattamente nelle sue stesse condizioni.
Assurdo come crescendo, aspiriamo a crescere forti e coraggiose, pronte ad affrontare qualsiasi cosa, qualsiasi evento negativo ci si pari davanti, quando poi i reali pericoli, quelli maggiori e più subdoli, sono in realtà rappresentati dai sentimenti.
Perché alla fine tutto si ricollega a quello. Sempre.
Che ridiamo o piangiamo, lo facciamo perché proviamo qualcosa per qualcuno, perché un determinato soggetto è riuscito a colpirci forte e a coinvolgerci talmente tanto da abbassare le difese.
E mia sorella e la sottoscritta rappresentiamo il caso classico.
Non appena Amanda si stacca dall'abbraccio, si allontana leggermente e dopo essersi asciugata gli occhi, ormai rossi e gonfi a causa delle troppe lacrime, fa un lungo respiro, seguita a ruota dalla sottoscritta.
Ripetiamo il gesto per un paio di secondi, giusto perché, così facendo, riusciamo sempre a calmarci leggermente.

<< Grazie sorellona, avevo proprio bisogno di sfogarmi. E si, non appena usciremo di qui, parlerò con Nash. Non ha più senso rimandare. È giusto che sappia. Già dopo averne parlato con te, mi sento meglio, per cui spero che anche lui reagisca come te e che tutto vada per il meglio. Ne ho bisogno.>>

Guardo mia sorella attentamente, cercando di infonderle con un solo sguardo, quanto più amore e sostegno possibile, alzandomi nel frattempo dalla panca e facendole segno con la testa di fare altrettanto.
Non ho la più pallida idea del tempo che è trascorso da quando le altre sono uscite, ma sono più che certa che ormai la nostra assenza sia evidente e oltre a non voler rovinare il resto della giornata a nessuno, non voglio neanche sprecare l'occasione di passare un bel pomeriggio.
Non che parlare con mia sorella sia una perdita di tempo, tutt'altro.
Aveva bisogno di parlare, di sfogarsi e di essere abbracciata, ma ormai il mio compito è stato svolto e per quanto io le voglia bene, e' arrivato il momento che prenda coraggio e parli da sola con Nash.
E per farlo, deve obbligatoriamente uscire da questo spogliatoio.

<< Mandy, non per girare il coltello nella piaga, ma dobbiamo uscire. Gli altri si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto e poi così rischiamo davvero di non goderci queste magiche terme.>>

Lei mi guarda un attimo, per poi annuire convinta.

<< Hai ragione Lily. Fa quasi strano ammetterlo ad alta voce, ma è così. Comunque se qualcuno rompe, senza fare nomi e cognomi, possiamo sempre usare la vecchia scusa del ciclo, del tipo che pensavo mi fossero arrivate ma in realtà poi non era così.>>

Mia sorella è un genio.

<< Andata. Ora però usciamo di qui!>>.

Lei non si fa pregare ancora e dopo avermi preso a braccetto, finalmente usciamo dallo spogliatoio, per ritrovarci di fronte uno spettacolo tanto assurdo, quanto dolce e tenero.
Tutti i ragazzi, per non parlare poi di Isa e Franci, appoggiati al muro di fronte a noi.

In costume.

Perfettamente immobili e con lo sguardo fisso su di noi.
Se sono qui, significa che non si sono mossi e ci hanno aspettato. E per questa cosa non so se essere contenta oppure mortificata, perché hanno aspettato per più di venti minuti, perdendo quindi tempo prezioso per rilassarsi.

All I want is you ( SEQUEL DI I HATE YOU, CAMERON DALLAS) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora