Capitolo 2

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Canzone per il capitolo: Poker Face - Lady Gaga.

Love Game intuition play the cards with spades to start
And after he's been hooked I'll play the one that's on his heart

HARRY'S POV

Uno schiaffo, penso riflettendo sull'accaduto per l'ennesima volta, nel giro di pochi minuti o forse, addirittura secondi

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Uno schiaffo, penso riflettendo sull'accaduto per l'ennesima volta, nel giro di pochi minuti o forse, addirittura secondi. Quella ragazza ha osato colpirmi in pieno viso senza alcun timore e con una sicurezza che aveva visto in pochi, ogni qualvolta chiunque avesse provato a discutere con me. Insomma sono Harry Styles.

Sono arrabbiato, certo, ma anche un po' sorpreso dal coraggio della piccola brunetta, della quale non mi sono mai impegnato a ricordare il nome. Le sue parole riecheggiano nella mia mente, "senza cuore" e mi stupisco ancora una volta del fatto, non solo continuo a pensarci ancora, ma sto anche interrogando me stesso sul fondamento di verità che quelle parole potrebbero avere. Lo sono, davvero? Un bastardo senza cuore? No non lo sono, ma questo lei non lo sa.

«Harry, tutto ok?» Percepisco la voce di Louis interrompere il flusso di pensieri che mi oscurano la mente e solo adesso mi rendo conto che devo essere rimasto immobile con le mani sul volto a massaggiare la guancia dolorante per qualche minuto I troppo.

«Si certo!», sospiro, tendando di risultare il più indifferente possibile. «Mi ha fatto il solletico», mento con un lieve sorrisino sulla faccia. Intuisco la poca convinzione di Louis dalla sua espressione corrucciata, ma si limita ad una pacca sulla spalla senza fare altre domande.

«Beh allora cosa stiamo aspettando? Andiamo a pranzo o no?», interviene Zayn, tenendo stretta quella che è la sua ragazza con un braccio intorno alla sua spalla e l'altra mano in tasca.

«Certo, andiamo», confermo, dirigendomi poi verso l'uscita del bagno, subito seguito dai miei amici.

Arrivati in mensa, mi rendo conto che devo aver perso più tempo del solito, in quanto il bancone, solitamente pieno di alimenti, anche se non troppo invitanti, è quasi vuoto. Cerco l'orologio affisso proprio dietro quest'ultimo e mi rendo conto dell'orario. Sono le due meno un quarto, il che vuol dire avere più o meno dieci minuti per riempire lo stomaco. Mi rassegno al fatto che rimarrò morto di fame, ma prendo comunque un vassoio o lo riempio con quello che è rimasto, seguito ancora una volta dal gruppetto alle mie spalle. Appena tutti hanno preso qualcosa da mangiare, mi dirigo verso il solito tavolo al centro della sala, buttando un'occhiataccia al tizio che lo aveva occupato e che, non appena ci vede arrivare, corre via senza perdere troppo tempo.

La prima a rompere il silenzio venutosi a creare è Cara. «Allora? Come hai intenzione di fargliela pagare?» Mi fissa con espressione non curante, mentre ruba qualche patatina dal piatto del fidanzato.

«Eh? Di chi dovrei vendicarmi, scusa?», sbotto, stranamente infastidito dalla sua domanda, senza neanche sapere il perché. E' ovvio che me lo chieda: se qualcuno mi fa un torto non perdo mai l'occasione di farglielo notare con le "vendette" più disparate, ma questa volta - non ne comprendo bene il motivo - non ci ho minimamente pensato.

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