EPILOGO

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Canzone per il capitolo: Supermarket Flower - Ed Sheeran (se siete masochisti come me, questo felicissimo sottofondo musicale sarà l'ideale per la lettura).

Oh I'm in pieces, it's tearing me up, but I know
A heart that's broke is a heart that's been loved...

...I hope that I see the world as you did cause I know
A life with love is a life that's been lived

25 Dicembre 2025

SOPHIA'S POV.

Sono passati otto anni.

E non riesco a non pensare a lui, osservando fin nei minimi dettagli la metà dell'unica foto che lo rappresenta e che se unita alla restante parte dello scatto ci vedrebbe felici ed innamorati nel giorno del ballo d'inverno di troppo tempo fa.

Esattamente otto anni fa eravamo entrambi rinchiusi in una stanza d'ospedale, inconsapevoli degli eventi che da lì a poco si sarebbero susseguiti impetuosi, portandoci al vivere di un presente con, dell'altro, semplici tracce sfocate a riempire la mente. Ricordo però, perfettamente, tutte le mie parole, tutti i pensieri ed i desideri di quel giorno e le nostre strade bruscamente divise non ne facevano assolutamente parte.

Harry mi aveva suggerito di sostituire il ricordo dell'abbandono di mia madre con qualcosa che facesse meno male, con momenti felici che per la maggior parte sarebbero stati in sua compagnia ed, invece, mi sono ritrovata a dover ripensare al Natale come il giorno più brutto della mia vita ed io che abbandono lui.

Non per mia volontà, questo è certo. Non sono mai stata il tipo di persona che rinuncerebbe così ad una delle cose più belle che le sarebbero mai potute capitare, figurarsi rinunciare all'amore della propria vita senza provare a combattere. Ma il mio avversario era troppo forte e le sue armi erano pronte ad uccidere se non avessi fatto la scelta corretta. Quella più giusta, secondo il modo di vedere la vita di Elisabeth Styles.

E se, a detta sua, "per salvare il figlio da quella che non è altro che un'arrampicatrice sociale", sarebbe dovuta ricorrere alle maniere forti lo avrebbe fatto. Ed io lo sapevo che era così, che non stava mentendo solo per spaventarmi, perché anche lei era in grado di capire che io non mi sarei lasciata intimorire facilmente, non se voleva dire perdere Harry. Così ha pensato bene di propormi... Come lo ha chiamato? Ah, giusto, uno scambio equo: avrei dovuto lasciare il paese, lasciare la vita di suo figlio per sempre senza guardare indietro e lei non mi avrebbe tolto mio fratello.

E come avrei potuto abbandonare l'unico membro della famiglia che mi era rimasto, l'unico che potevo considerare casa nonostante Harry ne facesse già parte. Scegliere il ragazzo incosciente, inconsapevole del ricatto della madre, avrebbe voluto dire trasformarmi automaticamente nell'ultima persona al mondo a cui avrei mai voluto assomigliare: la donna che mi ha messo al mondo. E Dio solo sa, quante lacrime ho versato, quanto volte l'ho pregato perché, egoisticamente parlando, sarei voluta esserci io al posto di Harry, attaccata ad un respiratore, con la mente spenta e la speranza che al mio risveglio lui sarebbe stato lì, sorridente come lo ricordo, a stringermi la mano. "Buon giorno, piccolo panda", avrebbe detto come in ognuna di quelle mattine che abitavo il suo letto. E poi avrebbe fatto in modo che sorridessi, magari con una battuta stupida od un semplice bacio a fior di labbra, mi sarebbe bastato.

Ovviamente l'accordo squallido che proponeva era stato abbellito da una cifra di non so quanti zeri ben stampata su un assegno già pronto per essere depositato. Ma il mio amore per Harry non avrebbe mai potuto essere quantificato in denaro; era uno di quei sentimenti che non hanno prezzo o tempo o intensità. Era semplicemente nostro. Avevo strappato il pezzo di carta nel momento stesso in cui mi era stato consegnato, non avrei mai voluto niente da parte di quella donna, nulla al di fuori che suo figlio.

We've got a DEAL // H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora