Capitolo 53

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Canzone per il capitolo: Paper Houses - Niall Horan.

And our paper houses reach the stars
'Til we break and scatter worlds apart
Yeah, I paid the price and own the scars
Why did we climb and fall so far?

Yeah, our paper houses reach the stars
'Til we break and scatter worlds apart
I don't wanna lose your touch
I don't wanna hurt this much
I can feel you slipping away

25 Dicembre 2017

HARRY'S POV.

Di solito l'inverno mi piace. La neve, il camino, abbracciare Sophy tutto il tempo con la scusa di vederla tremare per le temperature fin troppo basse. E di solito, la fredda stagione coincide con il Natale e tutta la magia che ne consegue: le luci, le canzoni che non puoi fare a meno d'ascoltare, i regali, le cene ed i pranzi infiniti. Di solito quindi, io amo tutto questo. Adesso però, potrei dover seriamente cambiare la mia opinione in modo radicale. Probabilmente perché, a seguito della lite con mia madre, non sono ancora tornato a casa se non per recuperare il minimo indispensabile per sopravvivere nella baita sul lago, mia dimora fissa da poco più di due settimane.

Un luogo suggestivo, pieno di ricordi, dove ho il tempo e lo spazio per dar sfogo a tutti i pensieri di cui ho piena la mente, subito tradotti in testi e nuove melodie senza nessun ostacolo. Il problema è che, quando Sophy non è qui a riscaldarmi come si deve, l'aria ancor più gelida a causa del lago e la pioggia che in queste settimane sembra instancabile e che purtroppo è una compagna fin troppo presente tra le mura di legno di quella che è la mia dimora temporanea a causa di piccole crepe sul tetto che non so davvero come tappare, non fanno altro che farmi rimpiangere il possedere come segno particolare uno spiccato senso d'orgoglio, che potrei facilmente classificare come una sorta di sesto senso, possibilmente più sviluppato di tutti gli altri cinque. E che m'impedisce di tornare sui miei passi, scusarmi per le parole cattive rivolte a mia madre e tornare nella mia villa super riscaldata e riempita fino all'orlo di ogni confort possibilmente immaginabile. In parole povere? Sto congelando. E nemmeno le due coperte calde nel quale sono avvolto e che Louis è riuscito a recuperare da casa di sua nonna sembrano essere d'aiuto. Mi sorprendo, in effetti, di non essere ancora passato a miglior vita a causa di un forte attacco di broncopolmonite acuta.

Inoltre la mia sottospecie di fuga da casa, m'impedirà di partecipare al pranzo di Natale che i miei genitori sono soliti organizzare. Saltarlo in realtà, non mi dispiace più di tanto se vuol dire non dover avere a che fare con i colleghi altolocati e con la puzza sotto il naso di mia madre, instancabili oratori che scelgono, come unico argomento di conversazione, il lavoro o la perfezione del figlio di turno. Mi mancherà vedere i nonni, incassare la solida somma di denaro che spacciano come mio regalo, affiancato da "questi li conservi per il college, ragazzo mio", del nonno e l'occhiolino compiaciuto della nonna che traduce automaticamente la frase del marito in: "Hai bisogno di una chitarra nuova? Una macchina? Un aereo privato? Con questi ne compri cento, ragazzo mio". In effetti quei due, mi mancheranno parecchio, ma suppongo che potrò far loro visita fra qualche giorno e non cambierebbe nulla; anzi, non sarebbero costretti ad agire come se mia madre li avesse costretti a ficcarsi un palo in culo con sopra un pulsante, azionante scariche elettriche e di cui solo lei può usufruire, semmai dovessero azzardarsi a dire la cosa sbagliata. Direi che è la soluzione migliore per tutti, in fondo; e con il loro "piccolo regalo", potrò portare Sophy in vacanza. In un posto caldo, magari. Davvero, davvero caldo.

Da: Piccolo Panda.
Fra quanto tempo pensi di essere qui?

Lascio saettare il mio sguardo più volte dal messaggio proveniente da Sophy al mio orologio. Non sono in ritardo, eppure è il quinto sms che manda e che recita più o meno le stesse parole. Sono solo le undici del mattino e non avevo preso in considerazione l'idea di presentarmi a casa sua non prima di un'ora. So, quanto Giudy riesca a diventare irritabile quando è indaffarata a preparare il pranzo, figuriamoci quando oltre al consueto numero di gente che divora le sue prelibatezze si aggiungono ospiti più o meno esclusivi. E non parlo, certo, di me, Louis, Larry o Leen – anche loro presenti – ma di William, lo zio di Sophy ed Henry che sembrava davvero entusiasta dell'invito ricevuto ed accettato senza il minimo ripensamento.  

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