We've got a DEAL // H.S.

Capitolo 6

Canzone per il capitolo: Too shy to say - Stevie Wonder.

I want to fly
Away with you
Until there's nothing more for us to do
I want to be
More than a friend
Until the end of an endless end

SOPHIA'S POV.

Finalmente, dopo quella che a me è sembrata più di mezz'ora, riesco a raggiungere il familiare vialetto che porta a casa mia. Sono zuppa: ho l'acqua fin dentro i calzini oltre che in posti che sarebbe meglio non nominare dato che non ha smesso di piovere nemmeno per un minuto, al contrario, quella che prima era semplice pioggerellina leggera adesso è diventata un vero e proprio temporale; ma non mi dispiace. Mi è sempre piaciuta la pioggia, il tempo grigio di Londra; sono sempre stata convinta del fatto che il cielo cupo ed il freddo pungente fossero perfetti, accompagnati da un buon libro ed un'abbondante tazza di cioccolata calda e marshmallows anche se, di certo, non si può dire lo stesso di camminare per chilometri e chilometri sotto quello che presto si sarebbe trasformato nel diluvio universale.

Mi blocco di fronte al cancello della vecchia villa nella quale abito, aprendo di scatto lo zaino e cercando furiosamente le chiavi, operazione solitamente abbastanza complicata e resa maggiormente difficile dal fatto di aver scordato gli occhiali a casa di Harry. Non vedo nulla, porca miseria! Maledetto Harry Styles e i suoi stupidi giochetti, maledetti quegl'occhi verdi e quel sorriso sghembo! Lo odio!

Bofonchio qualcosa d'incomprensibile persino per me stessa e so che in realtà il motivo della mia rabbia non è il fatto di aver probabilmente perso il mazzetto di chiavi, seppur indispensabile, ma una massa di ricci bagnati e tatuaggi che mi mandano in confusione.

«Sophy, smettila di blaterare parole a caso ed entra, ho aperto il cancello mezz'ora fa, quando ti ho vista arrivare.» Adeline mi fissa, ferma sulla soglia di casa con in braccio Charlotte, la più piccola tra tutti noi.

«Non me ne sono accorta», affermo, accompagnando le mie parole con uno sbuffo di sollievo per aver finalmente raggiunto il porticato ed essere quindi all'asciutto, di fronte alla mia amica ancora immobile.

«Charlie, tappati le orecchie», sussurra alla bimba tra le sue braccia che, se pur con sguardo tra l'interrogativo ed allo stesso tempo divertito, obbedisce immediatamente.

«CHE CAZZO HAI FATTO ALLA MIA MAGLIETTA?», urla Adeline, folgorandomi con gli occhi. Se questi ultimi potessero uccidere non ci penserebbero due volte prima di spararmi dritti al cuore.

«Mi dispiace», mormoro, tentando di sorpassarla per entrare finalmente in casa.

Adeline lascia andare Charlotte. «Tesoro va da Giudy, ti raggiungo tra un attimo e andiamo a fare il bagnetto, ok?»

La bimba si limita ad annuire, portandosi un pollice tra le labbra per poi voltarsi e correre verso la cucina dove, senza alcun dubbio, sono sicura troverà Giudy. Quella donna sta sempre ai fornelli, ma d'altronde deve sfamare una famiglia molto numerosa.

«Questa me la ricompri», continua la mia amica, sostituendo il dolce sorriso rivolto alla piccola Charlotte, con un ghigno malefico.

«Andiamo, è sola un po' d'acqua! Si asciugherà...» Il fatto che si stia preoccupando più di una semplice maglietta piuttosto che della sottoscritta mi urta e non poco. «Comunque sto bene, grazie per esserti interessata», sbotto.

«Andiamo, è solo un po' di pioggia. Ti asciugherai!», ribatte lei, portando le mani sui fianchi ed imitando in modo pessimo il tono di voce rivoltogli poco prima.

Gli lancio una delle mie migliori occhiatacce e la supero con l'intenzione di concedermi una bella doccia calda, all'istante. Non mi accorgo però del tavolino posizionato all'ingresso, più che altro non lo vedo, andandogli letteralmente incontro. Quest'ultimo ovviamente cade, insieme a me, e per poco non mi arriva addosso. Un rumore assordante e fastidioso rompe il silenzio creatosi nella stanza accompagnato dal mio imprecare educatamente con un "accidenti!"