Capitolo 23

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Ho deciso di inserire delle canzoni per ogni capitolo, che in qualche modo si rifanno a questo, magari a qualcuna di voi piace leggere con il giusto sottofondo musicale...

SOPHIA'S POV.

Il calore ritrovato della piccola baita mi invade la pelle non appena rientro accompagnata, o per meglio dire scortata, da un Harry che sembra fare di tutto per bloccare le possibili uscite o 'vie di fuga', muovendosi freneticamente a destra e a manca senza alcun motivo.

"Harry!" lo richiamo, ancora impalata al centro della stanza, mentre i miei occhi saettano da un lato all'altro di questa nel tentativo di inseguire i suoi movimenti.

"Harry!" nessuna risposta.

"HARRY!" urlo, in preda ad un attacco d'ira improvvisa. Finalmente si blocca, passandosi una mano tra i capelli e voltandosi a guardarmi.

"Che diamine stai facendo?" domando alquanto perplessa, anche se devo ammettere che vederlo girovagare, in preda al panico e con un cipiglio ansioso sul volto, rende la scena molto divertente.

"Metto in ordine" risponde dopo un breve silenzio, facendo spallucce.

"O ti assicuri che io non possa scappare durante il sonno?" do voce ai suoi pensieri, incrociando le braccia sotto il seno e sollevando un sopracciglio.

"No, io stavo solo controllando che..." ed è solo in questo momento che Harry dimostra realmente l'età che ha, sembra quasi un ragazzino innocente, sommerso dall'imbarazzo e a corto di parole, nettamente in contrapposizione con l'idiota spavaldo ed arrogante che è il novantanove per cento delle volte che gli ho rivolto la parola.

"Ti ho detto che non me ne vado e non lo farò, ma adesso calmati per favore, mi farai venire il mal di mare se continui a muoverti così, e siamo sulla terra ferma, al chiuso" provo a scherzare, rivolgendo lui un sorriso più che rassicurante.

"Ok" sbuffa, "hai ragione".

Lo osservo mentre si muove lentamente per la stanza, prendendo successivamente posto su una delle poltroncine di velluto bordeaux poste di fronte alla vetrata, con lo sguardo basso e la mano destra a grattare il collo prima di intrecciare le mani davanti a se ed appoggiare i gomiti sulle ginocchia. Mi guardo intorno, rotando su me stessa non sapendo cosa fissare e sentendo i suoi occhi pesanti su di me che scrutano ogni mia minima mossa.

"Perché mi fissi in quel modo?" chiedo infine, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi e sentendomi come fuori posto, del tutto a disagio.

Tu sei strana, ragazza!

"Non posso ?"

"Non... No!" in realtà non so come ribattere. Improvvisamente è come se fossimo tornati ad essere due estranei, come se lui fosse tornato l'Harry dell'inizio della scuola ed io la ragazzina timida che ne subiva le cattiverie.

"Che sta succedendo?" sbotta lui, continuando a mantenere lo sguardo fisso su di me ancora in piedi di fronte a lui.

"Che vuoi dire?"

"Sei a disagio!" afferma. Non me lo sta chiedendo, al contrario ha, ancora una volta, la capacità di leggermi dentro, oltre a comprendere alla perfezione ciò che provo dal modo in cui mi muovo.

"No!" lo blocco subito, ma quando il suo sguardo indagatore si trasforma in un ammonimento, sbuffo, ruotando gli occhi al cielo alla consapevolezza che la mia risposta non gli basta, anche perché non è la verità.

"E che, non lo so Harry... Io non voglio essere il giocattolo di nessuno".

"Ancora con questa storia?" alle mie parole è balzato in piedi in lampo e con grandi falcate è davanti a me.

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