Capitolo 25

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La luna brillava alta nel cielo stellato e il suo chiarore era riflesso sull'ondeggiare del mare tranquillo; la visione oscillante sembrava quasi un dipinto di Monet.

Le nostre mani erano ancora intrecciate e i nostri passi lasciavano la scia sulla sabbia prima di svanire allo giungere delle onde soavi. La sensazione rilassante dell'acqua fresca sotto i piedi e dell'aria leggera contro il viso rendevano ancora più piacevole il momento.
Alzai gli occhi su Cole e non potei evitare un sorriso mentre osservavo il suo volto radioso rivolto verso l'orizzonte notturno. La fronte leggermente aggrottata lasciava intendere che era perso nei suoi pensieri: mi chiesi a cosa stesse pensando, ma non glielo domandai.
Sfregai invece il pollice dolcemente sul dorso della sua grande mano che pochi minuti prima era avvinghiata attorno al mio corpo. Abbassò il viso su di me e le sue labbra sfiorarono la mia fronte impiantandovi un bacio sfuggente, poi si fermò davanti per allungare il braccio attorno al mio collo ed avvicinarmi ancor di più a lui. Sui suoi occhi balenò l'ombra di un dubbio che ormai avevo imparato ad individuare ogni volta; alzai gli occhi al cielo. "Detesto quello sguardo Cole..." Presi finalmente il coraggio di dire. Lui non si sforzò nemmeno di fingere di non aver capito; abbassò invece gli occhi sulle nostre mani intrecciate evitando il mio sguardo.
"Cole...guardami," sussurrai facendo scorrete le dita lungo il suo petto per arrivare al viso liscio. Risollevò dunque il capo e i suoi occhi azzurri incontrarono i miei.
"Mi dispiace...." rispose, ma quella dannata compassione si espandeva ancora di più sulla sua espressione. Per un secondo sentii l'urgenza di spingerlo via ed andarmene, ma riuscii a mantenere la calma.
"Vorrei solo...vorrei solo che tu riuscissi a vedere le altre parti di me e non solo quella che odio di più..." cercai di spiegare facendo scorrere le dita fra i suoi capelli.
"Tu vorresti che mi dimenticassi di quella parte...ma non posso farlo...rischierei di ferirti, e non voglio farlo..."
"Io ho bisogno di dimenticare Cole, ma non posso farlo se continuate a ricordarmelo ogni volta. Non mi ferirai; niente di quello che fai potrebbe mai ferirmi..."
"Questo non lo puoi sapere..." sussurrò rivolgendomi un sorriso adorabile mentre mi spostava una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Ma supponendo che tu abbia ragione...cosa vuoi che faccia?" Mormorò in un tono più serio spostando le dita sul mio mento per sollevare il mio viso.
Mi morsi il labbro alla vista della sua bocca così vicina alla mia. Desideravo quella bocca in un modo che non pensavo nemmeno fosse possibile...
"Baciami Cole. Baciami senza alcuna pietà."
Si leccò il labbro inferiore sollevando un sopracciglio mentre i suoi occhi scrutinavano il mio viso avidi di desiderio. Le sue mani si spostarono sulle mie cosce e mi sollevarono su di scatto facendomi ansimare. Avvinghiai le gambe attorno alle sua vita e mi ressi posando le mani sulle sue spalle possenti. I miei capelli caddero in avanti creando una specie di barriera tra i nostri visi e il resto del mondo; ma, nonostante l'oscurità, io potevo ancora vedere la lucentezza dei suoi occhi predatori.
Spostò una mano sui miei capelli e li tirò leggermente fra le dita prima di attirare il mio viso bruscamente contro il suo cosicché le nostre labbra potessero ritrovarsi una seconda volta. Nel suo bacio non c'era la gentilezza di prima. La sua bocca rivendicava la mia in un bacio accanito e disperato, quasi come fossimo l'ultima fonte di ossigeno l'uno per l'altro. Brividi invasero il mio corpo mentre inalavano il suo profumo irresistibile e toccavo di lui ogni parte a cui avevo accesso: il suo collo, i suoi capelli, il suo petto, il viso, le braccia....
Per la prima volta dopo un lungo tempo sentivo accendersi in me la fiamma del desiderio, che però stavolta sembrava ardere più feroce che mai. Era un effetto che solo Coleman Donovan poteva causare ad una persona.
Si chinò sulla sabbia e mi ci fece sdraiare sopra posizionandosi fra le mie gambe, senza mai staccare la sua bocca dalla mia. Fece scorrere una mano lungo la mia coscia salendo fino a stringere prima la vita, poi il seno libero sotto il tessuto della maglietta. Soffocai un gemito inarcando la schiena per spingere il miei fianchi contro i suoi, travolta da mille brividi e il desiderio infinito di lui. Gemetti ancora contro la sua bocca dimenandomi disperatamente sotto di lui; in risposta, Colle afferrò l'orlo della mia maglietta e la sfilò prima di far scivolare le labbra sul mio petto, baciandone e toccandone ogni angolo. Il suo tocco era bramoso e deciso, ma la sua delicatezza, la sua raffinatezza non svanivano mai , nemmeno quando, giungendo  al limite della disperazione, lanciò i propri vestiti in aria insieme ai miei per restare spogliato senza alcuna barriera.
Nemmeno allora , che i suoi occhi ardevano desiderosi sul mio corpo nudo , il suo tocco aveva smesso di essere affettuoso e dolce. E anche quando il suo corpo s'immergeva nel mio, con un ritmo quasi disperato, la sua bocca continuava a sussurrarmi quanto bella fossi e quanto meravigliosa fosse la sensazione di essere dentro di me.
Io, travolta da un piacere e da un'emozione mai provati prima, dovetti nascondere il viso nell'incavo del suo collo per soffocare il pianto che altrimenti sarebbe arrivato. Mi sfogai affondando le dita nella sua pelle stringendo con forza le gambe attorno a lui; quando il mio corpo raggiunse il massimo che poteva reggere gemetti il suo nome una serie di volte gettando la testa all'indietro. Cole chinò il viso sul mio collo irrigidendosi mentre mi seguiva. Ma poi gemette "Adriana!" e tutta la magia del momento svanì come se mi avessero appena risvegliata da un bellissimo sogno.

*

Sentii il sangue raggelarsi nelle vene mentre le braccia cadevano di peso sulla sabbia. Cole alzò il viso di scatto mostrandomi la sua espressione piena di orrore. Ebbi la forza di appoggiare le mani sulle sue spalle e spingerlo leggermente indietro ,ancora sconvolta dal nome con cui mi aveva chiamata.
La parte impulsiva di me era già pronta a colpirlo e gridargli contro, ma riuscii a mantenere quel briciolo di sanità mentale che mi era ancora rimasto.
Quando Cole si sollevò da me, mi affrettai a rivestirmi sentendo improvvisamente vergogna per essere nuda davanti a lui. Lui fece lo stesso, poi si avvicinò a me. "Layla, non è come sembra..io..."
"Non fa niente. Può capitare. Ma possiamo andare adesso? Si è fatto tardi..." risposi cercando di sembrare la più credibile possibile. Lui annuì, ma il suo sguardo scettico mi diceva che non aveva creduto ad una singola parola di quel che avevo detto.

Ritornammo nella villa e , in silenzio, ci pulimmo i piedi dalla sabbia per rimetterci le scarpe e salire nella sua macchina.
Mi allacciai la cintura e poggiai le mani sulle gambe giocando nervosamente con le dita. Sentivo la delusione e la rabbia bollire nel mio sistema, l'una verso Cole l'altra verso me stessa.
"Layla...non farti idee sbagliate, io non stavo pensando...uhm....non stavo pensando a nessun altro..."
"Adesso puoi anche dirlo il suo nome."
"Non stavo pensando a lei. È  una storia vecchia, non la vedo da quattro anni..."
"Ma a quanto pare le pensi ancora..." affermai tranquillamente guardandomi le unghie come se lo smalto rosso fosse diventato improvvisamente interessante.
"Non le stavo pensando in quel momento Layla, mi devi credere..."
"Ti credo."
"No. Non staresti reagendo così..."
"Così come?" Accavallai le gambe una sull'altra senza mai distaccare lo sguardo dalle mani.
"Sei troppo....calma. Con Dom ti infuriavi per il minimo." Spostai finalmente lo sguardo su di lui e cercai di rispondere con il tono più distaccato possibile. "Beh Dom era il mio ragazzo, avrei avuto ragione a prendermela con lui se avesse detto il nome della sua ex mentre è dentro di me. Tu...beh, tu non sei il mio ragazzo. Ci siamo fatti prendere un po' la mano per un secondo, ma non ho pretese da te tranquillo...." Cole chiuse gli occhi passandosi le mani fra i capelli, poi sbuffò.
"Sono un pezzo di merda...ma ti avevo avvisato cazzo..." Brontolò riaprendo gli occhi senza guardare nella mia direzione. Rimasi accigliata non capendo a cosa si riferisse esattamente. "Mi avevi avvisato su cosa? Che eventualmente avresti scordato il mio nome?" Domandai senza più riuscire a mascherare l'irritazione. Lui mi lanciò un'occhiata gelida che mi fece raddrizzare i peli sulla nuca, ma che non riuscì comunque a soffocare la mia rabbia.
"È stato stupido. Non avrei dovuto toccarti...non avrei dovuto nemmeno avvicinarmi..." bofonchiò a se stesso, ma io lo sentii perfettamente. Ansimai ferita dalla sua affermazione; aprii bocca per replicare, ma non c'era cosa che avessi potuto dire per ferirlo tanto quanto lui aveva ferito me. Incrociai dunque le braccia davanti al petto e rimasi in silenzio mentre lui metteva in moto la macchina.

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