Capitolo 58

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La neve tersa e soffice giaceva sulle strade di Chicago come un tappeto liscio e cristallino. Gli alberi erano ormai spogli di foglie, il cielo rappresentava un macabro grigio scuro e la nebbia offuscava il quartiere, in cui l'unico suono udibile era l'inquietante fischiettare del vento e il rumore dei miei denti che battevano dal freddo. Un fiocco di neve atterrò sul palmo della mia mano quando rimossi il guanto per estrarre la chiave dalla borsa. Un brivido percorse le mie braccia al contatto. Infilai la chiave nella serratura ed entrai, impaziente di trovarmi vicino al calore del camino.
"Eccola!" Fui accolta dall'entusiasmo di Tom, seguito da diversi 'hei' e 'ciao Layla' da parte dei suoi amici.
"Buonasera a tutti," risposi scannerizzando la stanza per vedere chi era presente, sebbene le persone fossero sempre le stesse. Tom, Rick e Dom sedevano con aria spensierata sul divano centrale, ciascuno con un controller in mano . Isolato sulla poltrona sinistra, c'era Cole, che aveva appena staccato lo sguardo dal videogioco per scrutinare la mia presenza. Quando incrociò il mio sguardo gli sorrisi in imbarazzo. Qualcosa alle mie spalle attirò la sua attenzione. Seguii la direzione in cui guardava e sussultai nel vedere l'orologio che indicava le undici e mezza.
Le ultime settimane erano state impegnative nell'azienda; Jonathan stava lavorando su un progetto che stava sciupando tutte le sue forze. Tant'è che rimaneva in ufficio fino a mezzanotte e, come mi aveva riferito sua moglie, seguitava a lavorare nel suo studio fino all'alba. "È sempre così quando ha un'idea nuova..." aveva detto Meredith. "Ci dedica tutto il suo tempo e a malapena chiude occhio. È troppo stressato e non si riposa neanche se lo supplico..."
Mi ero dunque offerta di assisterlo per aiutarlo nel meglio delle mie capacità. Non mi dispiaceva affatto spendere più tempo al lavoro: a dire il vero, la vedevo come un'occasione per acquisire maggior conoscenza e esperienza in campo.

Ignorai l'occhiataccia di Cole e mi sfilai il cappotto per collassare sulla poltrona opposta alla sua. Individuai il suo sguardo spostarsi sul mio ventre e, inconsciamente, strofinai il sottile rilievo che nessuno aveva ancora notato. Lo tengo al sicuro per entrambi, pensai combattendo l'urgente bisogno di avvicinarmi a lui, piantare il palmo della mia mano sulla sua guancia e affondare il viso nell'incavo del suo collo. Avevo imparato a soffocare quei desideri puerili e impulsivi. Avevamo preso una decisione. Anzi, avevo preso una decisione  e non potevo contraddirla. Cole aveva ancora risentimento verso di me per la scelta che avevo fatto: a parte accompagnarmi alle visite mediche e chiedermi cose esclusivamente correlate al bambino, non mi rivolgeva parola. Non lo biasimavo. Sapevo che non era stato facile per lui decidere di spedirmi la lettera contenente tutti i suoi segreti e le sue debolezze. Da un lato mi sentivo ancora in colpa per averlo respinto e non passava un secondo in cui non mi pentivo di quello che gli avevo detto, dall'altro lottavo per attenermi alla decisione che avevo preso e che mi sembrava la più conveniente per tutti.

Il mio stomaco brontolò ricordandomi che dovevo ancora cenare. Avvicinai le mani al camino e le lasciai in sospeso per qualche secondo prima di alzarmi in piedi. "I tuoi burritos sono nel forno," mi informò Tom.
"Burritos!" Esclamai dalla gioia. I ragazzi risero. "Quanti me ne hai presi?"
"Due, più i nachos."
"Solo due?" Protestai.
Tom ridacchiò. "Da dove viene questo improvviso desiderio per il cibo messicano? Non era la tua voglia quando eri-" Il mio cuore iniziò a battere all'impazzata non appena vidi l'epifania colpirlo all'improvviso. Trattenni il respiro e gettai l'occhio verso la poltrona sinistra in cerca di supporto. Il viso di Cole era impassibile. Seguitò una tensione angosciante nel salotto. Sguardi incuriositi e sconvolti si puntarono su di me, sulla mia pancia. Arrossii e sforzai un sorriso spostando una ciocca dietro ai capelli. "Jamie dorme già?" Farfugliai con voce esile e stridula, nella disperata ricerca di cambiare argomento, di distrarlo dalla conclusione a cui stava arrivando. In risposta, Tom appoggiò il controller sulla gamba di Rick e chinò il dorso in avanti per afferrare la birra che giaceva sul tavolo. La impugnò nella mano e si tirò su in piedi. Quando fece un passo verso di me anche Cole scattò su, ma rimase immobile, probabilmente per non rischiare di causare una scena in vano. Mi morsi il labbro con forza e la pelle d'oca si stese lungo le mie braccia nell'assillante attesa di quello che stava per succedere. La figura di Tommy torreggiava alta e tarchiata su di me,  coprendo la vista di tutto ciò che si trovava alle sue spalle. Abbozzò un sorriso e sollevò il braccio verso il mio viso cosicché le sue dita grosse e ruvide sfiorassero la mia guancia. Non mi lasciai ingannare dalla sua delicatezza. Sapevo che il sangue che scorreva in quelle dita bolliva di rabbia e di delusione. Non mi ero scordata di come aveva reagito la prima volta che gli avevo detto che ero incinta. Potevo ancora sentire il sangue di Jessie colare lungo il mio braccio mentre cercavo di arrestare l'emorragia nasale che aveva subito a causa mia.

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