Capitolo 61

589 27 0
                                    

"Layla, ti prego...non devi farlo. Non avrei dovuto dire quelle cose," insistette Tom rimuovendo ogni indumento che mettevo dentro la valigetta di Jamie. Mio figlio sedeva in silenzio e confusione a gambe incrociate sul suo letto. Quando gli avevo comunicato che ci saremmo dovuti trasferire, mi aveva chiesto il motivo. L'unica risposta che potei dargli senza implicare la lite fra me e suo zio fu, "questa casa è troppo piccola e tu hai bisogno di una stanza tutta tua."
"Ma mamma...a me piace stare qui! Non me ne voglio andare!" Aveva protestato.
"Non andremo lontano. Potrai stare qui quanto vorrai."
"Ma mamma...perché dobbiamo abitare con lui? Non parla mai!"
"Forza, basta con le domande. Cole è gentile, vedrai che non ti dispiacerà vivere con lui." Si ribellò incrociando le braccia davanti al petto e guardandomi con il muso. "Siete fidanzati, non è così?" La mia bocca cascò dallo stupore e l'imbarazzo.
"No! Certo che no..." mi affrettai a rispondere.
"Bene. Perché non lo voglio," sentenziò voltando il viso verso l'altro lato.
"Perché no?" Non potei fare a meno di chiedere, intirizzita dalla sua dichiarazione. Non mi rispose. Si alzò dal suo letto e corse fuori dalla stanza.
Era la prima volta che si ribellava contro di me.

"Jamie, va in salotto a guardare la televisione," ordinai piegando una delle sue tute invernali sul materasso. Non obiettò, ma mentre si alzava mi rivolse un'occhiata piena di ostilità. Mi venne da piangere.

Quando fummo soli, Tom mi tolse la tuta dalla mano e la posò sul letto. "Mi dispiace, davvero. Mi sono espresso male, lo sai. Jamie è come un figlio per me, non lo puoi portare via per quello che ho detto. Ti prego Layla," Mi supplicò coprendo le mie mani con le sue. "Mi avevi colto di sorpresa, volevo solo proteggerti. E' quello che ho sempre voluto...ti prego..."
"Tom, basta così." Mi allontanai da lui. "Non lo faccio per darti una punizione. Devo farlo per lui o lei," toccai il mio ventre. "Cole sta cercando di fare la cosa giusta...devo fare lo stesso anche io. Non posso vivere con mio fratello per tutto il resto della mia vita."

"Avanti Layla...ti prego, stiamo bene così. Siamo una famiglia. Non si abbandona la famiglia. Farò qualunque cosa vuoi. Non ve ne andate, per favore..."
"Non stiamo andando in Afghanistan! La casa è a due passi da qui!"
"Se vuoi andare a vivere con lui lascia che Jamie resti. Non sarebbe a suo agio attorno a lui. Cole non lo conosce nemmeno. Non sa che cereali gli piacciono, non sa che gli piace essere lanciato in aria quando torna da scuola, non sa quali sono i suoi cartoni preferiti o che-"

"Tom," lo interruppi stringendo i pugni lungo i fianchi. Sentirlo parlare in quel modo mi faceva sentire crudele, sebbene quello che gli avevo detto era vero. Era trascorsa una settimana dal nostro litigio e la rabbia che avevo in serbo per lui era ormai svanita. Anche se l'idea di trasferirmi era nata come un atto di ribellione nei suoi confronti, alla fine si è rivelata essere la scelta giusta da fare. "Jamie verrà qui quando vorrai. Non ti sto impedendo di vederlo."
"Me lo stai portando via! Lo sai quanto amo quel bambino! Come puoi decidere di portarlo via senza nemmeno consultarmi?"
"Tommy, per favore...non rendere le cose più difficili. Non cambierà niente. Jamie-"
"Non cambierà niente? Per questo hai incaricato lui di prendersi cura di Jamie per tutta la settimana?"
"Non volevo disturbarti. Tutto qui."
"Oh no, no! Volevi punirmi, che è diverso. Da quando sei diventata così crudele Layla? Da quando fai cose così....perfide per ferire la gente?"
"Basta!" sbottai lanciando la maglietta che avevo in mano. "Ti ho detto che non lo sto facendo per punire nessuno! Capisci quello che mi stai chiedendo? A differenza di Jamie questo bambino avrà l'opportunità di stare vicino a suo padre. Chi sono io per impedirglielo?" Le mie parole lo zittirono. Intravidi un baleno di senso di colpa nei suoi occhi, ma ancora non si arrese. "Non state nemmeno insieme! Tanto vale che resti qui, può vedere il bambino quanto vuole se è questa la sua unica preoccupazione..."
"Che vorresti insinuare con questo?"
"Ti sta manipolando. Non lo vedi? Spera di poter tornare con te se ti trasferisci con lui. E ammettiamolo, è quello che succederà!"
Esasperata dalla lunga discussione, risposi, "e la cosa sarebbe così terribile perché...."
"Oh!" Gridò incredulo puntandomi il dito contro. "È di questo che si tratta allora? Il bambino è solo una scusa!"
"Sì, perché ho bisogno di usarlo per poter stare con Cole...ma ti rendi conto di quanto è patetico quello che stai dicendo? Non si tratta di me o di te. Puoi vedere tuo nipote quanto ti pare, non sto cercando di portartelo via," ripetei. Tom incrociò le braccia davanti al petto. "Sei proprio decisa quindi?"
Alzai gli occhi su di lui e, per la prima volta da quando avevamo litigato, lo guardai direttamente nel viso. Un livido sbiadito marchiava il suo occhio sinistro e i tagli, uno sul labbro e l'altro sotto la narice, si stavano diluendo. Gli altri lividi si confondevano nella carnagione bronzea, mentre la tonalità pallida di Cole metteva ancora a nudo i souvenirs del loro scontro. "È un passo che devo fare Tommy...non posso farlo da sola stavolta, ho bisogno di lui..."
"Lo ami..." Osservò, facendomi sbarrare gli occhi ed arrossire dall'imbarazzo. "E anche lui ti ama."
Rimasi in silenzio, incapace di formare un pensiero o di articolare una frase logica.
"Hai idea di quanto sarà doloroso vivere insieme a lui senza stare con lui?"
"Non ha importanza."
"Ti farai del male Layla..."A quel punto non stava più cercando di convincermi di restare. Era un semplice avvertimento che avevo già preso in considerazione prima di accettare.
"Non succederà nulla. Abbiamo già capito che non può funzionare."
"E la soluzione è abitare insieme?"
"Dobbiamo imparare a collaborare."
"Layla, pensaci. Cole è un uomo imprevedibile. Se prende alla lettera la tua parola e decide di uscire con altre ragazze? Riuscirai a sopportarlo?"
Serrai le labbra, rabbrividendo al pensiero di Cole con un'altra ragazza. Sebbene ero decisa a non tornare con lui, non ero ancora giunta al punto in cui ero indifferente all'idea di non essere più il centro della sua attenzione. Era irrazionale, contraddittorio ed egoista, ma io quell'uomo lo volevo tutto per me.
"Andrà bene," borbottai facendo scorrere le dita fra i capelli. "Adesso per favore renditi utile e aiutami con ste valigie."

Bulletproof HeartsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora