Capitolo 30

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Layla si abbassò frettolosamente il vestito bianco e si guardò allo specchio per aggiustare i capelli.
Cole rimase sdraiato sul letto ad osservarla muoversi su quei tacchi alti di qua e di là per la stanza prima di fermarsi al cassetto per prendere un pacchetto di fazzoletti. Lui non si mosse mentre lei si chinava per sfregare la carta sulle sue labbra e sul collo per rimuovere il rossetto che doveva avergli lasciato prima.
Cole dovette seriamente impegnarsi per non afferrare i suoi fianchi ed inchiodarla al letto una seconda volta: c'era qualcosa di incredibilmente soddisfacente nel vederla distesa sul letto in completo disordine con i capelli arruffati, le labbra gonfie, il viso sconvolto, il fiato irregolare e le gambe tremanti. Cole amava l'effetto che lasciava su di lei.
"Esco prima io. Aspetta qualche minuto poi raggiungimi, okay?" Ordinò allontanandosi da lui.
"Dobbiamo proprio andare? Potremmo stare qui e guardare un film..."
"Non essere asociale. Ci divertiremo; amo ballare ed è da tanto che non ci vado..."  Un mezzo sorriso sciolse le labbra di Cole quando si ricordò  della notte di capodanno trascorsa all'Harley Pub. Sotto alle luminose luci calde del locale lei aveva riso e danzato attorno a lui emanando la sua vivacità momentanea a tutte le persone che la circondavano: fu in quel momento che Cole si rese conto di quanto realmente bella fosse la ragazza di suo fratello.
Si ricordò di quando le sue labbra incoscienti si erano avvicinate a lui per sussurrargli quanto bello lo trovasse; si ricordò di quando i loro sguardi si incrociarono e di quanto ipnotizzato fosse dal suo volto angelico e dagli occhi giganti; infine, si ricordò di quanto intensamente avesse voluto baciarla e di quanto sforzo gli ci volle per astenersi dal farlo.

Layla non si era mai ricordata di quella notte e non avrebbe mai saputo che lui era stato l'ultima persona con cui aveva ballato.

*
Come aveva temuto, Dom rivolse non poche occhiate a Layla quella sera e, certamente, non fu l'unico.
Tuttavia, mentre Cole poteva tollerare le occhiate lanciatele dagli sconosciuti del locale, quelle di suo fratello gli facevano venire voglia di tirare fuori la pistola e spararsi in testa.
Non era il fatto che Dominic desiderasse ancora Layla a farlo incazzare: questo era comprensibile; Layla non era una facile da dimenticare.
Era tuttavia l'idea di essere la causa dell'infelicità di suo fratello a torturarlo ogni volta. E lo faceva ancora più incazzare il fatto che Dom non lo stesse incolpando, perché se la situazione si fosse ribaltata, se Layla si fosse resa conto del fatto che Dom era una scelta migliore....
Cole non riuscì nemmeno ad immaginare tale scenario; non aveva né la pazienza né il maledetto altruismo di suo fratello.
Se fosse stato al posto di Dom e questi gli avesse preso via l'unica gioia della sua vita, Cole avrebbe perso il controllo e avrebbe ferito l'unica persona di cui si fidava al mondo.
Già, a Cole non piaceva proprio condividere.

I suoi pensieri svanirono quando una voce femminile attirò la sua attenzione. Si voltò verso la sua destra e non fu tanto sorpreso di trovare una giovane ragazza bionda accanto a lui. Questa gli rivolse un sorriso bianco e si appoggiò sul gomito contro il bancone del bar per dedicargli tutta la sua attenzione.
"Ciao," ripeté alzando leggermente il tono per farsi sentire sopra la musica. La sua voce era acuta e dolce; se non la stesse guardando avrebbe pensato che appartenesse ad una bambina.
Si limitò ad accennare con il capo e riportò l'attenzione sul bicchiere di Whisky nella sua mano. Se lo portò alle labbra e lo mandò giù in un colpo secco, godendosi poi il lampeggiante bruciore alla gola.
"È la prima volta che vieni qui?" La bionda parlò di nuovo, ricordandogli della sua esistenza. Cole riappoggiò il bicchiere contro il bancone e tornò a guardarla. Analizzò i suoi lineamenti e il suo aspetto per qualche secondo: il vestito blu cobalto lungo fino alle ginocchia mostrava le sue gambe lunghe e snelle e lasciava intravedere la curva del seno piccolo.
Cole capì che non poteva avere più di diciotto anni, il che lo fece sentire a disagio.
"Sì. Tu invece non dovresti proprio essere qui. O sbaglio?" Le domandò sperando di intimidirla cosicché lo lasciasse in pace. Infatti, la ragazza arrossì visibilmente e si portò una ciocca di capelli nervosamente dietro all'orecchio. Cole si sentì quasi in colpa per essere stato scortese.
"Sono maggiorenne," lo corresse rivolgendogli un sorriso timido.
"Beh...non vedo molti diciottenni qui in giro..."
"Ehm....io...io in realtà sono venuta qui con un'amica più grande. A dire il vero è stata lei a spingermi a parlare con te..." la bionda si voltò in cerca della sua amica. "Era seduta lì prima, non so dove sia finita..."
"Quando la trovi dille che non sono interessato e dille anche che è stato sciocco da parte sua mandare l'amica carina a rimorchiare al posto suo. A meno che non sia più bella, in quel caso-"
"Dimmelo tu Cole...sono abbastanza carina da interessarti anche dopo la tua corta conversazione con Pam?"
Se Cole stesse ancora tenendo il bicchiere su, questo sarebbe scivolato via dalla sua mano per frantumarsi in mille pezzi. Quella voce arrivò inaspettata come una forte scossa: si sentì mancare il respiro; il suo sistema entrò in panico e il suo sangue diventò improvvisamente troppo secco per poter scorrere fluente nelle vene.
Lei appoggiò la mano sulla sua spalla e un brivido attraversò la schiena di lui.
"Pam, ci lasceresti soli per un momento? Mi piacerebbe scambiare due chiacchiere con il mio vecchio amico..." la musica era ormai solo un sottofondo a pena percepibile quando ella parlò. Non stava gridando, eppure Cole la sentiva benissimo. Continuò a tenere lo sguardo fisso sul bicchiere di Whisky, ora vuoto. Non la guardò; non aveva il coraggio di farlo.
La sua mano era ancora sulla sua spalla e lui dovette lottare per spingere via le emozioni eccessive in procinto di invaderlo da destra e manca.
Sentì prima il petto poi gli occhi bruciare quando lei fece scivolare la mano sul suo braccio. E Cole si domandò perché. Perché proprio ora?
"Hola papi...è da tanto che non ci si vede..." disse con quella intrigante voce profonda dal forte accento colombiano, così esotica e sensuale da farlo desiderare di tapparsi le orecchie per prevenire la tentazione.
Improvvisamente tutto divenne troppo per lui: la musica a palla, il battito del suo cuore, la mano di lei sul suo braccio, i rimpianti che tamburellavano nella sua mente e le lacrime che minacciavano di metterlo in imbarazzo.
Per un secondo credette di esplodere, ma riuscì a trattenersi, limitandosi a sfogare la tensione sul vetro del bicchiere.
"Ciao Adriana." Si fece coraggio ed alzò lo sguardo su di lei sforzandosi di mantenere un'espressione indifferente di fronte all'opera d'arte in piedi di fianco a lui.
Il bruno naturale dei suoi capelli era svanito in nome di un biondo sempre più chiaro via via che si riversava giù fino al giro vita; gli occhi marroni brillavano felini incorniciati da lunghe ciglia spesse; sugli zigomi marcati e sulla punta del naso piccolo ricadeva il riflesso della luce che creava un effetto chiaro-scuro con l'altrettanto splendente pelle bronzea; osservò infine le sue labbra colorate da un rosso scuro opaco e deglutì ricordando quanto divina fosse la sensazione di averle sulla pelle e contro la bocca.
Cole decise di non abbassare lo sguardo ulteriormente: era già fin troppo in pena dopo aver guardato il suo viso; meglio non rinfrescare il ricordo del resto del suo corpo...
"¿Cómo estás? Sono passati così tanti anni...." la sua mano scivolò via da lui e si appoggiò elegantemente sul bancone.
"Meglio di prima. E tu? Sei diversa..." osservò Cole spostando lo sguardo sui capelli chiari, troppo estranei ai suoi occhi. Adriana si passò le dita fra i capelli mostrando il suo sorriso perfetto. "Solo un piccolo cambio di look...e vedo che tu hai fatto altrettanto..." Come se non si fossero appena incontrati dopo quattro anni, lei allungo la mano e scompigliò i suoi capelli , come faceva un tempo. Cole s'irrigidì, ma non si allontanò.
"Tuo padre mi ha detto che ti sei laureata...scienze della formazione primaria?" Forzò un sorriso, tuttora confuso dalla sua scelta universitaria. Adriana ritirò il braccio ridacchiando.
"Mio padre voleva che facessi economia o legge. Quella è stata la scelta perfetta per farlo arrabbiare...e poi mi piaceva l'idea di lavorare in mezzo ai bambini; sono più simpatici degli adulti..."
"Quattro anni di studio solo per fare un torto a tuo padre?....sei proprio tu..." Adriana gettò la testa indietro scoppiando in una risata che presto contagiò anche lui.
Quando smisero di ridere Cole ordinò un secondo Whisky per sé e un Margarita per Adriana, che si morse il labbro punzecchiandolo per essersi ricordato del suo drink preferito.
"Che ci fai qui Adriana? Perché sei a Chicago?" Domandò lui girando il bicchiere fra le dita.
"Mi sono trasferita in città; insegnerò ad una scuola elementare qui a settembre..."  spiegò. Cole deglutì rimanendo scioccato dalla notizia; non aveva idea di come sentirsi a riguardo. Doveva esserne felice? Doveva essere arrabbiato?
"Oh..." si limitò a dire prima di mandare giù il liquido amaro.
"¿Y tu? Da quel che ho sentito tu e Dom vi siete fatti una reputazione qui..." Cole dovette trattenersi per non scoppiare a ridere. Ogni volta che sentiva quella parte gli veniva da ridere: se fosse stato per lui o per Dom nessuno avrebbe saputo chi fossero;  farsi un nome non era il loro obiettivo , era invece la condizione e il mezzo per raggiungere il loro fine.
"Hai sentito bene. La gente teme il nostro cognome...a quanto pare..."
"Ayi papi...in che guai ti stai cacciando? Mio padre mi ha detto che adesso siete soci...non hai imparato niente dal pasado?"
"Nevarra ci ha fatto un'offerta che non potevamo rifiutare. El pasado es el pasado; bisogna guardare avanti ora," recitò Cole in un tono fin troppo calmo rispetto ai pugni serrati. Provavo disgusto verso se stesso per aver pronunciato quelle parole in modo quasi convincente e dall'espressione sbalordita di Adriana poté dire che per lei era lo stesso.
Di fronte alla sua reazione Cole aprì bocca per giustificare la sua affermazioni, ma poi la richiuse ricordandosi che non gliene doveva alcuna.
"Cole...¿Qué demonios te pasa? Da quanto sei così interessato al cartello?"
Da quando tuo padre ha assassinato il mio, volle ribattere lui. Si trattenne però; non poteva incolpare lei di quel che suo padre aveva fatto alla sua famiglia.
Si chiese come avrebbe reagito se avesse scoperto i piani che lui e Dom avevano in serbo per Nevarra; era suo padre in fin dei conti, probabilmente avrebbe piantato una pallottola in testa ad entrambi...
"Le persone cambiano Adriana. A volte quando meno te lo aspetti," sputò Cole aspramente lanciandole un'occhiata velenosa; improvvisamente tornò ad essere adirato per il suo abbandono e per il tormentato in cui aveva vissuto per colpa sua.
"Non mi accusare Cole. Non hai la minima idea di come siano andate le cose..."
"È piuttosto semplice Adriana: ti eri rotta il cazzo di cercare di capirmi...tranquilla però, è pasado. Giusto?"
"Allora....Dom non te lo ha mai detto...È per questo che non hai più guardato indietro..." I suoi occhi si dilatarono euforici mentre le sue labbra s'incurvavano in un sorriso.
"E cosa mai avrebbe dovuto dirmi Dom per farmi tornare a strisciare fra i tuoi piedi nonostante il tuo rifiuto?"
"Niente...devo andare..." Adriana finì il suo cocktail in un lampo e ringraziò Cole frettolosamente prima di girare i tacchi ed andare via. Lui pagò il barista il più velocemente possibile e si voltò per seguirla. Tuttavia quando si girò s'imbatté in niente meno che Layla, la quale gli lanciò un sorrisetto malizioso prima di avvicinarsi a lui. Dalla sua spontaneità capì che doveva essere brilla; non era però totalmente ubriaca.
"Ma guarda chi si rivede...dove sei stato nascosto finora? Ti ho cercato in tutto il locale e-"
"Non posso adesso Layla," la interruppe bruscamente, afferrando le sue braccia per staccarla leggermente da lui. Non le rivolse nemmeno un secondo sguardo prima di cominciare a seguire a passo svelto Adriana.

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